Editoriale

A Caravaggio è già Natale

Dietro le quinte del caso-Tura e della crisi politica più assurda degli ultimi anni

A Caravaggio è già Natale

“Il Natale, quando arriva arriva” diceva Renato Pozzetto in un famoso spot. A Caravaggio è arrivato martedì 7 ottobre, quando il Partito democratico ha serenamente regalato al centrodestra l’ultima città della provincia governata dal centrosinistra, Bergamo esclusa. Ricapitoliamo, perché il plot è di quelli da serie tv scadente.

Il caso-Tura e la rottura col Pd

Venerdì scorso, dopo un mese a fare melina, il Pd e bolandriniani ricominciano a parlarsi, per cercare di ricostruire un centrosinistra presentabile alle prossime Comunali. Tutto si basa su una proposta di Bolandrini: offre al Pd di occupare un posto in Giunta, indicando Matilde Tura come assessore. Un “gesto di distensione” dopo un anno di mutui sgambetti.   “E’ del Pd… – pensa lui – Saranno contenti…”. “E’ competente – pensa ancora – Siamo tutti contenti!”. “E’ vicina (moglie) di Alessandro Sorte, e quindi saranno contenti anche a destra” conclude.

Nel teorema c’è  l’idea di costruire un accordo che vada dal Pd ai  civici centristi e moderati: rosicchiare un po’ di voti a FI per  battere il centrodestra alle prossime Comunali. Come l’ultima volta, insomma, quando dopo il ballottaggio del 2021 in piazza a Caravaggio si cantò “Bella Ciao” insieme ai liberali sortiani. E chissà, magari si potrebbe persino per immaginare di restare al governo della Provincia.  La cena romana di ieri, del resto, era pronta ma non  ancora in tavola.

“È una trappola”

Il Pd ci riflette un po’. Poi ancora un po’. E ancora. Forse un po’ troppo. Da Bergamo, il segretario provinciale Gabriele Giudici tentenna. Urla: “E’ una trappola” come l’ammiraglio Ackbar di Guerre stellari, e poi infila la testa sotto la sabbia: “Ci pensino a Caravaggio”. E a Caravaggio, il segretario locale Mirko Gatti e i suoi decidono: No. Ma come rifiutare un regalo che proprio non vorremmo accettare? Cortesia imporrebbe di trovare una di quelle scuse che tutti sanno essere tali, ma che ugualmente ci levino dall’imbarazzo di dire: “No, Claudio, perché mi stai sulle balle”.

Eccola, quindi, la scusa geniale. La loro compagna di partito Tura come assessore non andava bene, hanno sostenuto i dem caravaggini, perché un assessore ai Servizi sociali dovrebbe vivere nella città che amministra, in modo da conoscerne (uno ad uno?) gli abitanti. Un po’ come la dimissionaria civica Claudia Ariuolo, unanimemente apprezzata finora per il suo lavoro ai Servizi sociali caravaggini, e appunto… brignanese.

La stampella azzurra

Martedì sera, d’emblée, l’annuncio: i dem escono dalla maggioranza, ben consapevoli che resteranno in minoranza senza far cadere alcunché: la stampella azzurra dei sortiani è già pronta da un pezzo. Di più: forse per non creare imbarazzi, cortesemente Gatti si scopre campione di cortesie: non tenta nemmeno di trovare un qualunque pretesto politico per la rottura. In nove anni di Amministrazione con Bolandrini, di casus belli avrebbero potuto trovarne almeno uno, che c’entrasse anche solo vagamente con l’amministrazione della città, e con la vita dei caravaggini. E invece no: spacchiamo tutto, hanno pensato, sulle modalità di designazione di un assessorato, esattamente sul fare del crepuscolo del secondo e ultimo mandato di un sindaco che pure, tutto sommato, come amministratore ci è anche abbastanza piaciuto. Ma che adesso ci sta antipatico, perché un anno fa è passato a Forza Italia. “Mi si nota di più se vengo, e me ne sto in disparte, o se non vengo per niente?” si chiedeva Nanni Moretti in “Ecce Bombo”. Vada per la seconda.

“Ma crediamo ne programma…”

Il risultato è clamoroso: mentre a Bergamo il segretario provinciale Giudici cerca disperato un accordo politico almeno con gli alleati di Forza Italia per tenere botta almeno in via Tasso (spoiler: troppo tardi), a Caravaggio lo stesso partito consegna la maggioranza agli azzurri senza neppure far finta di litigare sul programma. “La coalizione è nata attorno a un programma condiviso in cui crediamo” ammetteva candidamente, martedì sera, il buon Gatti, al tempo indicativo presente.

Più a sinistra del Pd: un sindaco monacale

Un programma peraltro che Bolandrini, va detto, ha seguito persino troppo. Dei (pochi) sindaci di centrosinistra della zona, è stato quello più a sinistra. Intransigente, ad esempio, nella tutela del suolo di fronte alle logistiche, tanto da fermare un interporto che già bussava alla porta. Mentre la vicina Treviglio, in cinque anni, ha investito in opere pubbliche come se non ci fosse un domani, Bolandrini  ha adottato politiche urbanistiche monacali, senza slanci faraonici, ma anche senza fantasia. Due operine, a confronto: un asilo nido e un plesso di appartamenti per anziani. San Bernardino, riqualificato (benissimo) con l’Art Bonus. Le scuole rimesse in sicurezza dopo il crollo del soffitto.  Ah, la caserma dei carabinieri. Fondamentale, per carità. Ma sono pochi i caravaggini che ci passeggiano sereni in una calda domenica d’ottobre, almeno senza le manette ai polsi.  Insomma: la socialdemocrazia al cubo, ma fatta da uno di Forza Italia. Quindi, meglio far cadere la maggioranza. E buon Natale!

Davide D’Adda

Nella foto in alto: Claudio Bolandrini in una conferenza stampa di alcune settimane fa, visibilmente provato