Economia

Polo intermodale a Cortenuova, "pace fatta" (forse) con Romano

Niente "sì" dal Comune, se prima non sarà steso un Piano d'area sulla Logistica nella Bassa

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Niente polo intermodale a Cortenuova, se prima non sarà steso un Piano d'area sulla Logistica nella Bassa bergamasca. Dopo giorni di polemiche hanno trovato la quadra il sindaco di Cortenuova Gianmario Gatta, il collega di Romano Sebastian Nicoli e il presidente della provincia di Bergamo Pasquale Gandolfi. Questa mattina, martedì 31 gennaio, si è tenuta a Cortenuova una conferenza stampa congiunta per ufficializzare la posizione del Pd e degli amministratori locali interessati al grande interporto previsto a Santa Maria del Sasso.

Nei giorni scorsi, infatti,  il Comune di Cortenuova ha cambiato radicalmente posizione rispetto al progetto, inizialmente accolto con entusiasmo dal sindaco Gatta che, oltre ad un importante gettito in oneri di urbanizzazione, vedeva nel Polo intermodale un buon modo per riqualificare finalmente l'area dell'ex centro commerciale Le Acciaierie, chiuso da tempo e ormai da anni "terra di nessuno" e preda del degrado. Anche su pressione dei vicini di casa di Romano, settimana scorsa l'Amministrazione comunale ha approvato una mozione che mette una pietra - questa, almeno, la speranza - ad una lunga guerra a colpi di lettere aperte e repliche pubbliche. Alla mattinata ha partecipato anche altri due "pezzi da novanta" del Pd della Bassa: la sindaca di Cologno Chiara Drago, come consigliera provinciale delegata alla Pianura, e Gabriele Riva, ex sindaco di Arzago ora candidato alle Regionali.

Reportage da Santa Maria del Sasso, al varco del nuovo Polo intermodale

 

Un paese in attesa: sarà un'opportunità o l'ennesima tegola sull'ambiente?

Intanto, in paese in pochi hanno posizioni forti sull'argomento. A Santa Maria, che ormai conta un pugno di abitanti,  il Santuario, imponente, che svetta accanto alla ferrovia, apre soltanto per due messe a settimana. Alle spalle c’è un parchetto spettrale, tagliato dalla pista ciclabile dell’Oglio. In un fossato pieno di rovi e rifiuti pascola una gallina in libertà, nel cortile accanto alla chiesa - antichissima: conserva parti di affresco risalente al XII secolo - brucano quattro pecore. E a breve distanza, dopo il lungo rettilineo alberato, si staglia il centro commerciale abbandonato, con la sua disperata volta di vetro. "La più grande d’Europa" dicevano ai gloriosi tempi dell’inaugurazione. Ora è tutto chiuso, da anni: sopravvive solo un distributore di benzina, al servizio della lunga sfilza di Tir che invece, tra Md e Amazon, entrano ed escono in continuazione. Sembrano mondi a parte: roccaforti aliene fiondate quasi per caso in mezzo alle distese di campi agricoli solcate dalla Brebemi, in lontananza, e dalle nuovissime tangenziali.

I cittadini dubbiosi

L’impressione è che la città delle Logistiche appartenga ad un’altra dimensione, indifferente alla vita di tutti. Centinaia di operatori, moltissimi stranieri, raggiungono i poli logistici in bicicletta, solcando le provinciali in mezzo alla nebbia. Attraversano i paesi come fantasmi.  «A me non danno fastidio, le logistiche: alla fine portano lavoro. Certo, però alla fine sono tutti stranieri» mormora una signora in coda all’edicola.

Fuori da un bar, poco distante, Gianbattista Lamera è dubbioso.

"Il polo intermodale? Sarà anche utile, ma ci sarà un gran via vai di camion in paese... Bisognerà vedere come funzionerà concretamente. Porterà davvero traffico su ferro? Boh. Se invece saranno solo Tir... La gente che vive lì vicino non dormirà più. Comunque, fanno sempre quello che vogliono loro... Certo, forse finalmente si riuscirà a far rilevare l’ex centro commerciale. Un casino infinito... C’è anche la questione del debito... Io avevo votato per farci il termovalorizzatore, al posto di quel centro commerciale. È andata come è andata e questo è il risultato".

A Santa Maria, accanto al Santuario c’è la sede di un’associazione che si occupa di disabili. " Non ne sappiamo niente... - riferisce un’operatrice - Arriviamo al mattino e ce ne andiamo alla sera, non ne sappiamo nulla". In un cortile poco distante, un agricoltore è sulla stessa linea. «Cambierà qualcosa? Mah... Ne abbiamo viste tante. Dalla Candy nel 1970 a oggi...».

L’unico negozio del paese rimasto aperto si è specializzato in sughi di carne di selvaggina e nei mitici ravioli. Vengono a comprarli da tutta la Bassa, da quarant’anni.

"Per quanto mi riguarda non cambierà nulla, credo - profetizza la titolare Antonella Battaglia - In tanti anni, prima e dopo il fallimento del centro commerciale, e poi con Md e Amazon, non è che sia cambiato nulla. Certo, fosse per me io sarei contraria al polo intermodale, preferirei mantenere un po’ di natura...".

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