Intervista

Imeri-bis, un anno dopo

L’"Età dell’oro" trevigliese, Salvini e il crollo della Lega, il disastro dello stadio «Zanconti» e una città in cui non si può... dormire

Imeri-bis, un anno dopo
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È passato un anno dalla rielezione del sindaco di Treviglio Juri Imeri: il secondo mandato cominciò il 3 ottobre 2021 dopo un’elezione bulgara, senza ballottaggio, in cui il suo partito, la Lega, prese il 21%: 2817 voti. Alle Politiche di domenica, esattamente un anno dopo, la Lega in città ha preso il 12,2%, perdendo ben mille voti. Elezioni diverse, certo. Ma si possono confrontare mele e pere, talvolta, quando il confronto racconta così graficamente la differenza tra le mele e le pere: tra una Lega locale - dirigenti, militanti, amministratori - esasperata, e dei vertici nazionali percepiti come sempre più distanti e inaffidabili. Ne abbiamo parlato con Imeri, facendo anche il punto su alcuni aspetti del primo anno dell’Imeri-bis, e sul futuro della città.

Sindaco Imeri, è andata malino per il suo partito, domenica... Come legge il voto di domenica scorsa?

I risultati dimostrano che l’elettorato e i voti fluttuano molto. Prima c’è stato Renzi, poi il Movimento Cinque Stelle, poi la Lega stessa, e ora Fratelli d’Italia... La gente spesso segue anche delle onde emotive, quando va a votare. In questo caso credo che sia stata premiata la leadership di Giorgia Meloni, prima di tutto. La soddisfazione, per me, resta tuttavia vedere che il centrodestra, unito, stravince. Treviglio in questo senso è stato un laboratorio politico importante, lo scorso anno.

Matteo Salvini dovrebbe lasciare la leadership? In poche ore l’hanno chiesto leghisti del calibro di Paolo Grimoldi e Roberto Maroni. Lei cosa ne pensa?

Non entro nel merito del dibattito sulla segreteria federale. Sicuramente il voto restituisce un dato difficile, per la Lega. L’alternanza dentro e fuori dal Governo, in questi anni, ha probabilmente condizionato un po’ la percezione di essere una forza alternativa e di opposizione al sistema, cosa che è invece è importante per il nostro elettorato. Ora è Meloni a incarnare questa richiesta. E poi c’è stato il Covid, che ha inciso molto sulle vite di tutti. Ora dobbiamo ripartire. Basta con le battaglie ideologiche, basta con gli slogan. Torniamo a parlare concretamente dei temi che sono i nostri: autonomia, sicurezza, imprese, territorio e infrastrutture strategiche.

E lei? Ha già ricevuto inviti a entrare in FdI? Sa che qualche chiacchiera in merito sta già girando?

Io? Ma no (ride)... Mai sentita questa cosa. Da iscritto alla Lega non vedo molte alternative al ripartire dall’organizzazione territoriale. Quello di domenica non è un incidente di percorso: è un chiaro segnale dall’elettorato, e quell’elettorato dobbiamo riconquistarlo ripartendo dal territorio. Come? Governando bene e con serietà. Altrimenti l’elettore ti punisce alle urne.

L’anno prossimo però ci sono le regionali in Lombardia, e il voto cambia i rapporti di forza nel centrodestra. Reggerà la ricandidatura di Attilio Fontana?

Penso sia sbagliato mettere in discussione un governo che funziona. Prevale la coalizione e soprattutto il programma. Ancora, credo che Treviglio sia in questo un esempio: nel primo anno abbiamo portato a casa importanti risultati...

Un’inchiesta del GdT, due settimane fa, stimava in circa 122 milioni gli investimenti dei «big player» dell’economia locale - Same, Corden Pharma, Bianchi, Esselunga, Lidl - su Treviglio, in pochi mesi. La città vive un’età dell’oro, apparentemente...

E poi ci sono decine di altre aziende più piccole che investono altrettanto, e una miriade di eccellenze locali che vivono un grande entusiasmo. C’è fermento ad ogni livello. Per fare un esempio: ho incontrato pochi giorni fa un immobiliarista che mi ha detto che in zona Ovest ha già venduto sette villette di futura costruzione. E capita spesso. Se si torna a vendere «sulla carta», significa che c’è fermento, sotto tutti i punti di vista. Superata questa fase delicata a livello di prezzi dovrebbe partire anche il quarto lotto della riqualificazione Baslini, per fare un altro esempio. E poi, rispetto agli eventi, la Fiera, nei prossimi mesi ne ospiterà decine. Sa qual è uno dei problemi?

Qual è?

La ricettività. Diversi organizzatori di eventi di vario tipo (concorsi per il personale, gare sportive, meeting aziendali...) riescono con fatica a trovare posti letto per chi arriva a Treviglio, perché di hotel ne sono rimasti pochi.

Come se ne esce?

Nei prossimi mesi organizzeremo un convegno, per cercare di stimolare le imprese del territorio, ma anche i cittadini proprietari di immobili, a creare una rete di ricettività diffusa: appartamenti e stanze liberi ce ne sono, occorre metterli a disposizione e creare un nuovo servizio. Anche con la prossima variante al PgT, cercheremo di introdurre qualche strumento per incentivare la ricettività.

Appunto, fare rete. Talvolta verrebbe da dire che non sia proprio la specialità dei trevigliesi. Sta seguendo la querelle tra Acos e Trevigliese?

È alquanto sorprendente che in una città in cui abbiamo investito per trasformare e ampliare gli spazi degli impianti sportivi cittadini si finisca davanti al Tar. È un tema che purtroppo a Treviglio ha ancora qualche strascico: andare ognuno per la propria strada a volte è più facile che lavorare insieme. Ma è anche noto che alla lunga non paga. Mercoledì (28 settembre, ndr) in Giunta abbiamo dato mandato all'avvocatura civica per difendere il Comune nel ricorso, ma il mio appello è chiaro: le società coinvolte riprovino a parlarsi e a trovare un accordo. E la Trevigliese torni subito a giocare a Treviglio.

C’è spazio per una soluzione "politica"?

Credo basti richiamare i valori dello sport e la responsabilità delle società coinvolte. Si è già fatto fin troppo «can can mediatico», e a volte la difesa della bandiera porta ad andare un pochino oltre. L’auspicio è che prevalga lo spirito olimpico e, anche grazie agli impianti sportivi di valore che abbiamo messo a disposizione, si torni solo a parlare di calcio.

Davide D’Adda

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