Romano

Yana, uccisa perché voleva essere libera

L'avvocato Murtas: "Omicidio premeditato, ecco com'è andata". Il padre Oleksandr: "L'unica cosa che mi è rimasta è trovare giustizia per lei, per mia figlia e per le altre vittime: tutte le ragazze e tutte le donne  che possono diventare vittime"

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Si celebrano questa mattina a Romano di Lombardia i funerali di Yana Malaiko, la 23enne uccisa a Castiglione delle Stiviere (Mantova), per il cui brutale assassinio è stato arrestato l'ex fidanzato Dimitru Stratan. "Uccisa perché voleva essere libera" recita uno striscione che amici e parenti hanno fatto stampare.  E proprio questo è stato:  l'ennesimo femminicidio, maturato e forse persino premeditato secondo il legale che segue la famiglia, alla fine di una relazione. Una relazione basata sul possesso e sul controllo, dalla quale Yana Malaiko aveva deciso di liberarsi.

Nel video, le parole del papà di Yana Oleksandr Malaiko e quelle del legale della famiglia Angelo Lino Murtas, ex commissario di Treviglio.

Femminicidio di Yana Malaiko: uccisa perché voleva essere libera

Uno striscione per Yana Malaiko, fuori dalla chiesa: "Uccisa perché voleva essere libera"

Lo sguardo perso nel dolore, il padre della giovane barista di origine ucraina ma cresciuta a Romano parla fuori dalla camera ardente, allestita nella chiesa della Grotta. Oleksandr Malaiko ha chiaro in testa un solo obiettivo:  avere giustizia. Per sua figlia, ma anche per tutte le donne vittime come lei di femminicidio.

"L'unica cosa che mi è rimasta è trovare giustizia per lei, per mia figlia. E per le altre vittime: tutte le ragazze e tutte le donne  che possono diventare vittime. Ho fiducia nella giustizia italiana: chiedo la pena più grave prevista dalle leggi: è tutto quello che posso chiedere".

"Vorrei ringraziare tutti gli italiani, cittadini di Castiglione, di Romano e di altre città che ci sono stati vicini. I Carabinieri, il Pronto soccorso, i Vigili del fuoco, la Protezione civile e tutte le associazioni operative a tutti coloro che ci hanno aiutato nei terribili in cui non trovavamo mia figlia. Ora grazie a tutte queste persone, al grande lavoro fatto di ricerca, mia figlia è finalmente tornata a casa. Un ringraziamento speciale voglio farlo al mio avvocato Angelo Lino Murtas, al mio amico Francesco Porrello e al dottor criminologo Spoletti. Queste tre persone sono state vicino a me e alla mia famiglia dal primo giorno della ricerca. Da padre distrutto dal dolore vorrei ringraziarli insieme a tutti quanti ci hanno aiutato a ritrovare Yana, e a permetterci di darle, circondata dall’affetto dei suoi cari, un ultimo saluto" continua il papà.

La tesi del legale: "Omicidio premeditato"

Intanto continuano le indagini, mentre  il presunto assassino, in carcere, continua a tacere. Così come non ha aiutato gli inquirenti nella ricerca del cadavere, continua a non parlare nonostante i gravissimi indizi di colpevolezza a suo carico. Questa la ricostruzione delle ultime ore di Yana Malaiko - nell'abitazione di Castiglione delle Stiviere dove la romanese viveva ormai da circa tre anni - l'avvocato Angelo Lino Murtas, ex commissario della Polizia di Stato di Treviglio che ora, dopo il ritiro, ha deciso di occuparsi di diritto penale e di tutela delle vittime. È lui a parlare, oggi, per la famiglia.

"Ha manomesso la telecamera di sicurezza di casa"

 "Dumitru è entrato nell’abitazione dove i due convivevano e ha manomesso la telecamera di sicurezza.  Poi ha telefonato a Yana e ha usato la scusa di restituire che il cane, preso durante la convivenza, stava male, chiedendole di incontrarla. La povera Yana, una volta arrivata, è rimasta fuori dall'abitazione, si è convinta ad entrare solo per prendere l’animale. Una volta dentro però si è accorta subito che il cane non stava male. C’è stata una discussione, poi lui l’ha colpita con un oggetto contundente. Ho assistito all’autopsia e la povera Yana ha dei traumi notevoli sul lato destro del viso. Probabilmente è stata tramortita e una volta priva di sensi è stata avvolta in una plastica in posizione fetale e messa all’interno di una valigia, un trolley di piccole dimensioni. Noi supponiamo, ma speriamo che non sia così, che Yana sia stata messa nel trolley quando ancora non era morta. L’avvolgimento nel cellophane in quella posizione, presumiamo l'abbia soffocata togliendole l’ossigeno necessario per vivere. Questo è l'atroce dubbio che perseguita la famiglia che sia stato il soffocamento la causa della morte più che le percosse".

L'occultamento del cadavere

"Il trolley con dentro Yana è stato poi trascinato giù per le scale fino al garage  - prosegue  Murtas -Solo dopo un paio d’ore è stato caricato nella Mercedes da Dumitru e portato in una strada di campagna per essere abbandonato". Ma in questa fase il piano criminale di Dumitru è saltato.

"La macchina è rimasta impantanata e lui alle 8.15 circa del mattino ha dovuto chiedere aiuto, che è risultato vano perché non è riuscito ad estrarre il veicolo dal fango. Dumitru ha quindi dovuto abbandonare la Mercedes con dentro Yana nel campo ed è tornato a casa grazie ad un passaggio. Qui ha confessato alla sorella e ad un amico che la sera prima aveva visto e litigato con Yana e che l’aveva uccisa. I due inizialmente non gli hanno creduto ma poi  la sorella Cristina è andata dai carabinieri. Dumitru, contemporaneamente, ha  preso la macchina della sorella, una Fiat 500 ed è tornato alla Mercedes impiantata nel campo. L’ha rimorchiata, estraendola dal fango e  alla guida di questa vettura si è spostato di un paio di chilometri dove ha abbandonato il trolley in una piccola discarica di legna, preoccupandosi di occultarlo  prima di lasciare il posto".

Yana Malaiko, 23 anni

Ma la denuncia della sorella ha messo in moto le ricerche della giovane donna da parte dei militari.

"Tornato a casa ha trovato i carabinieri che gli chiedevano dove fosse Yana, scomparsa dalla sera prima. Lui ha iniziato a negare tutto, anche quanto detto a sua sorella poche ore prima. Un atteggiamento assunto anche in carcere durante l'interrogatorio, quando si è avvalso della facoltà di non rispondere. Così senza un minimo di collaborazione abbiamo iniziato le ricerche. Ettari di terreni, canali anche con l’aiuto di droni dotati di termo camere, per due settimane. Grazie ai carabinieri del reparto operativo di Mantova, il trolley con dentro il corpo è stato individuato".

I funerali a Romano

Stamattina la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta era piena: in migliaia si sono stretti attorno al padre e  alla madre Tatiana Serbenchuk, arrivata lunedì pomeriggio dal Canada con un passaporto speciale. All'uscita dalla camera ardente, allestita nella vicina chiesa della Grotta, la famiglia ha distribuito rose bianche ai partecipanti, uguali a quelle che adornavano la bara, dello stesso colore.

A celebrare la funzione è stato il parroco monsignor Paolo Rossi, e alla fine della cerimonia è stato proprio l'avvocato Murtas a prendere la parola per ringraziare i presenti e per ricordare Yana. All'uscita, sul sagrato, sono stati fatti volare decine di palloncini bianchi, nel silenzio di una giornata gelida e dal cielo terso. Yana riposerà al cimitero cittadino, vicino alle sepolture della famiglia del nonno, romanese.  Nonostante vivesse a Castiglione è proprio nella Bassa, dov'era cresciuta e dove aveva lavorato come barista,  che la famiglia ha deciso che si dovesse tenere il funerale.

Al funerale hanno partecipato anche diverse associazioni del territorio: Sirio, Casa delle Donne, ed era presente l'intera Giunta comunale di Romano e ai sindaci di  Romano   Sebastian Nicoli, ee  Enrico Volpi di Castiglione delle Stiviere. Presente  anche la vicesindaca di Treviglio Pinuccia Prandina, in rappresentanza della rete "Non sei sola".

La rete "Non sei sola" nella Bassa

Era il 2013 quando l'Ambito di Treviglio ha visto la nascita della Rete Antiviolenza Inter-istituzionale "Non sei sola" a cui, l'anno dopo, si è unito l'Ambito di Romano di Lombardia. Una rete nata per promuovere il raccordo e la collaborazione tra tutti i soggetti pubblici e privati, che a vario titolo e con competenze e ruoli differenti, si occupano di contrasto alla violenza contro le donne.

Una presenza sempre più fondamentale di fronte al numero, impressionante, di richieste di aiuto: 220 nel 2021,  in crescita rispetto all'anno precedente. Della rete fanno parte, tra gli altri enti, le Forze dell’ordine, la Procura della Repubblica, il Centro Antiviolenza di Treviglio, l’ASST Bergamo Ovest, l’ATS, l’Ufficio Scolastico, l’Udi, la Commissione Pari Opportunità, il Consiglio delle Donne, la Cooperativa Sirio, la Casa delle Donne, il CIF, il club Soroptimis , i referenti delle varie Case rifugio e le associazioni che operano nell’ambito delle politiche femminili.

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