Romano

Profughi in città, la protesta del sindaco: ”Nemmeno in carcere ci sono queste condizioni”

Sebastian Nicoli ha scritto al prefetto di Bergamo denunciando le modalità di gestione dei 160 richiedenti asilo stipati nell'Hotel La Rocca a Romano.

Profughi in città, la protesta del sindaco: ”Nemmeno in carcere ci sono queste condizioni”
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Sebastian Nicoli ha scritto al prefetto di Bergamo denunciando le modalità di gestione dei 160 richiedenti asilo stipati nell'Hotel La Rocca a Romano.

L’arrivo dei profughi

Sono passati tre mesi dall’arrivo dei primi richiedenti asilo in città, a giugno infatti un gruppo di 25 profughi era arrivato all’Hotel la Rocca. Arrivi che hanno scatenato aspre polemiche tra l'Amministrazione comunale e i rappresentanti dei partiti di centrodestra di Romano.  Da allora gli arrivi in città si sono intensificati e ora i richiedenti asilo ospitati nella struttura sono 160. Un numero che ha spinto il primo cittadino di Romano Sebastian Nicoli a protestare contro la decisione del Prefetto, contestando la modalità di gestione, i mancati controlli e le conseguenze sociali che si stanno riversando sul Comune che gestisce al città.

Sovraffollamento

L’Hotel la Rocca ha una capacità massima di ricezione pari a 122 ospiti, ad oggi i profughi presenti sono 160.

“Finora non ho potuto far altro che constatare come nella Città che amministro stiano avvenendo una serie di fatti di cui non sono nemmeno messo al corrente. - ha scritto il sindaco - A giugno ho ricevuto una telefonata dalla Prefettura che mi avvertiva, dandomi la cosa come un dato di fatto, che quella struttura, non ritenuta idonea pochi mesi prima, per l’accoglienza dei profughi ucraini, avrebbe accolto un numero imprecisato di richiedenti asilo. Nonostante le mie proteste e la richiesta di poter essere coinvolto con modalità diverse, i profughi sono arrivati. Dopo nemmeno due settimane vengo a scoprire, in modo del tutto casuale, che quella struttura sta ospitando circa 160 richiedenti asilo, un numero completamente al di fuori dello standard d’accoglienza possibile creando condizioni ben al di là della sostenibilità. Si sono messi letti a castello nelle stanze che sono diventate una sorta di celle in cui sono ammassate delle persone in uno stabile che, è bene ricordarlo, non ha una cucina, non ha una sala mensa e che quindi richiede, per esempio, il consumo dei pasti in camera, sul letto: penso che nemmeno in carcere avvenga questo”.

La gestione dei richiedenti asilo

Il primo cittadino ha contestato la gestione dei richiedenti asilo da parte della Cooperativa "VersoProbo", soprattutto in merito ai controlli delle persone ospitate.

“Ci sono 160 giovani uomini che gravitano sulla città senza che ci sia un minimo di strutturazione di un sistema di accompagnamento. - prosegue il sindaco - Non abbiamo alcuna evidenza di una “gestione” di queste persone ma non ci resta che constatare che ci sono gruppi che si muovono, in giro per la città, accampandosi negli spazi comuni. Su una mia richiesta di conoscere in che modo la cooperativa “VersoProbo” stesse gestendo questa situazione ho ricevuto, sempre telefonicamente, delle rassicurazioni che la stessa disponeva di tutte le certificazioni necessarie e che stava mettendo in atto i programmi previsti. Io sono il sindaco di questa Città da nove anni, credo di avere rapporti e relazioni con tutti gli enti di Romano di Lombardia e so che nessuno di questi è mai stato sollecitato per, almeno, cercare di costruire dei contatti, delle esperienze, delle relazioni territoriali che non siano solo quelle che prevedono di “parcheggiare” delle persone in struttura per poi farle defluire sul territorio cittadino durante il giorno senza alcuna meta o scopo, creando situazioni di bivacco incontrollato".

La ricollocazione dei minorenni

Ora una questione burocratica ed economica incombe sul Comune sull’ambito della Bassa Orientale: “la gestione dei minorenni” presenti tra i richiedenti asilo.

“E’ delle ultime settimane il fenomeno per cui “si scopre” un numero elevato di minorenni che, naturalmente, devono essere gestiti, per la loro ricollocazione, dal nostro Comune e dall’Azienda Speciale “Solidalia”. - scrive Nicoli - Non è minimamente pensabile che questo carico, sia dal punto di vista economico e sia dal punto di vista gestionale, sia messo, ancora una volta, sulle spalle dei Comuni in cui sono state collocate queste persone nelle modalità già evidenziate. Vorrei essere chiaro: sappiamo che c’è un sistema di rimborso per la collocazione dei minori ma non si può ignorare che il costo di una Comunità Alloggio molto spesso supera l’importo di questo rimborso. Sappiamo inoltre che, finanziariamente, non è sostenibile dover anticipare queste cifre: i nostri bilanci sono già al limite. Inoltre, i servizi sociali locali, già oberati nella gestione delle diverse emergenze sociali, non possono doversi accollare anche la gestione di questi arrivi e della loro complicatissima ricollocazione in strutture protette. Tornando alla gestione in struttura ho potuto recepire che, da bando prefettizio, il gestore dell’accoglienza presso l’ex hotel “La Rocca” doveva attuare una serie d’interventi strutturali per rendere idoneo lo stabile. Noi non abbiamo alcuna evidenza che questo sia avvenuto e quindi ci chiediamo come sia possibile oggi accogliere queste persone, con questi numeri, in una struttura che, evidentemente, non aveva le caratteristiche per farlo”.

Bomba sociale ad orologeria

“Quella che si è creata a Romano é una “bomba sociale ad orologeria” che non è pensabile che sia scaricata su un Ente Locale. - conclude il sindaco - Ho richiesto che la Prefettura effettuasse un’ispezione presso lo stabile e che alla stessa fossi invitato, rappresentando l’ “autorità locale di pubblica sicurezza”. Non ho avuto alcun riscontro in tal senso e se un’ispezione è stata effettuata, di sicuro, nessuno mi ha avvertito. Io capisco l’emergenza che sta affrontando la Prefettura ma questo non può avvenire scaricando sui Comuni il problema senza che vi sia, dal punto di vista della comunicazione e dell’informazione, l’adeguata attenzione nel rapporto tra Istituzioni. Se stiamo parlando di un fenomeno con implicazioni relative alla sicurezza non è possibile che nessuna informazione sia stata, per esempio, fornita alla Polizia Locale del Comune che ha scoperto dell’avvenuta collocazione di queste persone dai giornali.Il mio compito è quello di amministrare questa Città e di poter dare risposte ai cittadini che qui vivono così come quella di poter avere garanzie e rassicurazioni dagli Enti preposti nella gestione di questo fenomeno che, mi sembra dover constatare, dal sistema statale non è gestito se non come forma di collocazione forzata sul territorio di persone, caricando gli Enti locali del problema. In base alle informazioni che ho o che, in completa autonomia, ho dovuto reperire, purtroppo oggi queste risposte e queste rassicurazioni ai miei cittadini non posso darle e questo mi impedisce di poter svolgere in modo adeguato il mio compito”.

 

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