A Chiari

Medico del Pronto soccorso aggredito dal cognato di una paziente

Lo sfogo sui social: "Il personale riceve ogni santo giorno insulti di ogni tipo"

Medico del Pronto soccorso aggredito dal cognato di una paziente
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Medico bergamasco aggredito mentre lavora in Pronto soccorso il giorno di Ferragosto, a Chiari  (Brescia). Succede di nuovo, ancora una volta ai danni del personale sanitario del Servizio pubblico. L'ennesima aggressione, raccontata da PrimaBrescia,  riaccende i riflettori sulle tensioni mai risolte nelle corsie degli ospedali, specie in Pronto soccorso, che rendono il lavoro di medici e infermieri sempre più pesante. A Treviglio, l'anno scorso, era stato necessario persino l'istituzione di un punto di Polizia all'interno dell'ospedale.

Aggredito dirigente medico del Pronto soccorso di Chiari

L'ultimo caso proprio a Chiari, il giorno di Ferragosto. A raccontare la vicenda è la stessa vittima, in un amaro post su Facebook. Si tratta di G.C, dirigente medico del Pronto soccorso  clarense,  residente a Castelli Calepio.

Il medico stava per dimettere una paziente, una donna residente a Coccaglio, ma per motivi futili (legati alla logistica del rientro a casa, stando a quanto emerso) né lei né il cognato di lei, che l'accompagnava,  erano d'accordo con la decisione del personale del Pronto soccorso. Da qui la lite, sulla quale è intervenuto anche il dirigente medico. La paziente avrebbe aggredito una delle infermiere in servizio, sputandole addosso, mentre il cognato, residente a sua volta a Coccaglio, ha preso per il collo il medico. Inequivocabili i segni lasciati dalla mano dell'aggressore sul collo del medico, che ha postato un proprio selfie su Facebook per mostrare quanto accaduto.

 

manda all'ospedale

La parabola degli ospedalieri, da eroi a "carne da macello"

Amaro lo sfogo che accompagna la foto, e che riflette sull'assurda parabola della sua categoria: finita l'emergenza Covid in cui medici ed infermieri erano stati (giustamente) chiamati eroi, ora sono costretti a lavorare in condizioni di sicurezza spesso decisamente precarie, alla mercé di un pubblico sempre più incattivito e, talvolta, pericoloso.

"Un giorno è un graffio, un altro giorno è una coltellata"

"Sono circa 10 anni che lavoro in Pronto soccorso - scrive il medico - Il personale riceve ogni santo giorno insulti di ogni tipo che ci entrano dall’orecchio destro ed escono da quello sinistro. Siamo incapaci, siamo lavativi, non ci prendiamo cura dei pazienti... Poi stranamente quando hanno veramente qualcosa degno di nota, giungono con la coda tra le gambe e siamo degli eroi ( vedi emergenza COVID). Qui non c’entra nulla la politica, le ASST o il ministro pinco pallino Qui è il cervello delle persone. Non è importante se è successo a Milano, Roma o Palermo. È successo. Questa foto deve fare il giro del mondo perché un giorno è un graffio, un altro giorno è una coltellata…".

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