Treviglio

La Velazione di Treviglio: contro gli eserciti di ieri e di oggi, la "Spiritualità della vigilia"

L'omelia dell'arcivescovo di Milano Mario Delpini e l'antico, spettacolare rito che chiude la Messa Vespertina, il giorno prima del Miracolo

Pubblicato:
Aggiornato:

La Messa vespertina da sempre uno dei momenti più partecipati della liturgia della Madonna delle Lacrime di Treviglio. E il rito della Velazione che la chiude -  nel silenzio e nel buio totale, senza la tradizionale formula "andate in pace" - è senza dubbio il più emozionante dell'intera festa cittadina, che ricorda il miracolo della vergine che  501 anni fa pianse, alle 8 del mattino del 28 febbraio, convincendo il generale francese a non distruggere la città.  Lunedì sera, a celebrare la Vespertina e la Velazione  è stato l'arcivescovo di Milano Mario Delpini, in un Santuario gremito e incantato.

La Messa della Velazione e l'omelia dell'arcivescovo Delpini

L'arcivescovo Mario Delpini

Dopo le letture (con il Nuovo testamento letto dal pulpito ligneo del 1905), l'Arcivescovo ha tenuto una lunga e articolata omelia dal taglio molto contemporaneo. Se l'anno scorso aveva parlato dello "strazio dell'impotenza" di fronte alla guerra in Ucraina che in quei giorni stava tragicamente cominciando, lunedì sera ha parlato più in generale dello stato di pervasivo malessere sociale, di tensione e di insicurezza legato alle mille crisi che la contemporaneità è chiamata ad affrontare.

La rassegnazione, la rabbia, la superficialità

Delpini ha preso le mosse da quelle che dovevano essere la rassegnazione, la rabbia, o la superficiale indifferenza dei trevigliesi in quelle ore fatali della sera del 27 febbraio 1522, quando l'esercito francese di Lautrec era alle porte della città, e aveva promesso di distruggerla il giorno seguente. L'Arcivescovo ha calato questi tre sentimenti nell'oggi, e li ha tradotti nella contemporaneità solcata dalle sue continue, e terrificanti crisi. Tre reazioni diverse e altrettanto insufficienti, di fronte al male. Mentre la storia della Madonna delle Lacrime dovrebbe suggerire un atteggiamento nuovo, ha spiegato l'Arcivescovo: quello della Spiritualità della Vigilia.

La prima reazione è quella della rassegnazione.

"Forse, ci sono abitanti di Treviglio scoraggiati e rassegnati - ha esordito Delpini - Sì, il male incombe, la minaccia è seria. Ma noi, che cosa possiamo farci? Il male è troppo potente, noi siamo troppo deboli.  I nostri padri avevano di fronte un esercito fatto di uomini, e la Madonna ha potuto toccare il cuore di Lautrec, ma i nostri nemici, loro sono senza cuore. Sì, il pericolo incombe. Scoppiano liti e violenze tra le mura di casa, si preparano tragedie. Ma noi, cosa possiamo fare? Forse in questo stesso momento c'è in giro per Treviglio gente che vende droga ai nostri ragazzi, che spegne la loro voglia di vivere. Forse ci sono donne che vengono picchiate, che vengono costrette ad abortire. Ci sono giovani che sono chiusi nei loro mali oscuri e che pensano che la vita non sia desiderabile, che non valga la pena diventare adulti. E noi, cosa possiamo fare? Meglio non pensarci... Tanto, non possiamo farci niente".

La rabbia, e la ricerca di un colpevole.

"Forse, ci sono in giro per Treviglio abitanti arrabbiati - ha continuato l'Arcivescovo - Attribuiscono la colpa agli altri, ai potenti, ai politici, ai governanti, agli insegnanti, ai genitori"

E infine, l'indifferenza.

"Forse, molti abitanti di Treviglio in fondo non credono ci sia una vera minaccia di fronte a cui spaventarsi - continua l'omelia - Sì, ci sono problemi, ma noi siamo al sicuro. Ci sono molte cose brutte, ma in altre terre e in altre città. Noi, in fondo, stiamo bene. Possiamo continuare a ridere senza farci troppe tragedie".

La Spiritualità della vigilia: "Nessuno può salvarsi da solo"

"Insomma: forse oggi ci sono tanti modi diversi di considerare il tempo che viviamo, talvolta soffrendo con più potenza l'imminenza del dramma, talvolta cercando un colpevole da incolpare, talvolta facendo finta di niente - ha proseguito l'Arcivescovo - Ma questa messa della Velazione, rievocando proprio la vigilia di una tragedia già programmata, forse ci può suggerire quella che si può chiamare la Spiritualità della vigilia. Suggerisce in primo luogo di essere coscienti dell'importanza di questo momento. Questo è il tempo decisivo: è questione di vita o di morte. La Spiritualità della vigilia chiama al risveglio delle coscienze: non è il momento della banalità, non si può giustificare la superficialità. Non si può lasciarsi tentare dalla distrazione, sottovalutare il pericolo. L'esercito di Lautrec è vicino e domani scatenerà la violenza per distruggere Treviglio, ma pure oggi non si può sottovalutare il pericolo. Nessuno può dichiararsi al sicuro. Nessuno può pensare di essere garantito, e che il male riguarda gli altri. Perché questo male non è un esercito nemico, ma è più diffuso, più persuasivo. La Spiritualità della vigilia invita a radunarsi, a compattarsi, a sentirsi tutti convocati. Nessuno può tirarsi fuori. Nessuna persona di buon senso può dire: "Che ci pensino gli altri, io non c'entro". Il popolo mette da parte le beghe che lo dividono, e far fronte comune. La Spiritualità della vigilia ci convince che siamo tutti sulla stessa barca e nessuno può salvarsi da solo".

Il momento della Velazione

Il sindaco Juri Imeri, la vicesindaco Pinuccia Prandina, il Questore Stanislao Schimera e Luigi Rozzoni, sindaco di Castel Rozzone
Il sindaco Juri Imeri, la vicesindaco Pinuccia Prandina, l'assessore Paolo Borellini di Fara e Luigi Rozzoni, sindaco di Castel Rozzone

In prima fila, in Santuario, c'erano il sindaco di Treviglio Juri Imeri con la vice Pinuccia Prandina, il sindaco di Castel Rozzone Luigi Rozzoni e  l'assessore Paolo Borellini di Fara. Piena la grande chiesa, per assistere al momento della Velazione, che chiude la messa della vigilia. Il rito prevede che l'affresco della Vergine  venga lentamente coperto da un velo, mentre le luci e le candele sull'altare si spengono una dopo l'altra lasciando l'intero Santuario al buio completo.  Dopo le Litanie Lauretane, il coro canta il Salve Regina e l'affresco scompare dietro alla tenda che si solleverà soltanto questa mattina, martedì 28 febbraio, alle 8, con la Messa del Miracolo. E si chiude così, ogni anno, nel buio e nel silenzio, la messa della Vigilia, nell'oscurità che simboleggia quelle ore senza speranza.

WhatsApp Image 2023-02-27 at 23.29.03 (3)
Foto 1 di 4
WhatsApp Image 2023-02-27 at 23.29.03
Foto 2 di 4
WhatsApp Image 2023-02-27 at 23.29.03 (2)
Foto 3 di 4
WhatsApp Image 2023-02-27 at 23.29.04 (1)
Foto 4 di 4

 

Seguici sui nostri canali