Il caso

Covid-19, nelle Rsa della Bassa mancano i vaccini: sguarnite 18 su 24

Migliora il dato sull'adesione tra gli operatori sanitari dell'Asst della Bassa, dal 60% al 90%

Covid-19, nelle Rsa della Bassa mancano i vaccini: sguarnite 18 su 24
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Il rallentamento delle consegne di vaccini da parte di Pfizer-Biotech si sta facendo pesantemente sentire anche sulla campagna vaccinale della Bassa. Gli ospedali sono infatti già «a secco» e a pagare il prezzo più alto, secondo le disposizioni nazionali sulla «Fase 1» saranno soprattutto le case di riposo del territorio.

«Purtroppo gli approvvigionamenti vanno a rilento - confermava mercoledì il direttore generale dell’Asst Peter Assembergs - A oggi (20 dicembre, ndr) stiamo ancora aspettando l’unico “pizza box” della settimana, mentre ce ne aspettavamo due». Un dimezzamento netto, insomma. Dato che ogni «pizza box» (gli imballi piatti che arrivano direttamente dagli stabilimenti di Pfizer) contiene 1170 dosi, significa che nella migliore delle ipotesi tante saranno le dosi mancanti nei prossimi giorni.

Asst "in riserva"

A chi andranno le restanti? «Al momento siamo in riserva - spiega ancora Assembergs - abbiamo in magazzino poco più di 250 dosi, che dovranno essere somministrate come “seconda dose” a chi ha già ricevuto la prima». Tra la prima e la seconda dose infatti devono trascorrere 21 giorni e ritardare la seconda dose potrebbe avere conseguenze sull’efficacia del trattamento.
Da qui anche l’impossibilità di «cominciare» a vaccinare alcune strutture esterne all’ospedale - ma di competenza dell’hub trevigliese - senza avere la garanzia di poter effettuare poi a tutti la seconda dose tra tre settimane.

Tra gli operatori sanitari dell'Asst adesione al 90%

La buona notizia, perlomeno, è che sono state completate le vaccinazioni per dipendenti dell’Asst, dipendenti delle vari «croci» dell’emergenza-urgenza (il 118, insomma), dei medici di base, dei pediatri di libera scelta e dei dipendenti dell’Ats operanti nella Bassa. La percentuale di adesione, almeno tra medici e infermieri dell’Asst, è fortemente cresciuta dopo le preoccupazioni dei primi giorni della campagna. «Siamo arrivati al 90% di adesione - spiega infatti Assembergs - E di questo dato siamo molto soddisfatti. La settimana ulteriore che abbiamo assicurato per i ritardatari e per i dubbiosi è servita. Ora garantiremo anche un ultimo “slot” di vaccini, per chi volesse iscriversi all’ultimo minuto».

Zingonia: i dati di Habilita e San Marco-San Pietro

A buon punto è anche la fornitura della prima dose per buona parte degli «spoke», le strutture sanitarie private che dipendono, nella campagna, dall’hub trevigliese. All’Habilita di Zingonia la prima dose ha coperto il 100% dei richiedenti, mentre al due policlinici di Zingonia e Ponte San Pietro la copertura non è ancora totale.
Il numero delle vaccinazioni eseguite
In numeri assoluti, finora sono stati vaccinati 1126 operatori su 1816 aderenti nel privato accreditato (Habilita, San Marco e San Pietro). I dipendenti dell’Asst Bergamo Ovest vaccinati con la prima dose sono stati invece 1584, gli operatori delle «croci» della Bassa 791, i medici del territorio (compresi i pediatri) 377. A questi si aggiungono 258 dipendenti delle aziende esterne agli ospedali, 60 pazienti di Cps e Cra e 88 dipendenti Ats (tra questi, ad esempio, i veterinari).

Le Rsa sguarnite: zero vaccini in 18 case di riposo su 24

Diverso, purtroppo, il discorso delle Rsa. «Sarebbe da irresponsabili cominciare a somministrare le prime dosi senza essere certi di avere le dosi per effettuare la seconda tra 21 giorni - ha spiegato Assembergs - Per questo in molte strutture non abbiamo ancora potuto cominciare». E i numeri parlano da sé: su 3681 richieste di vaccinazione tra pazienti e operatori, sono state somministrate finora soltanto 1134 dosi. Le strutture rimaste completamente scoperte sono 18 su 24, dato che per ragioni sanitarie la priorità è stata data alle Rsa più grandi. Le sei già rifornite sono quelle di Treviglio (Anni Sereni), che ieri ha raggiunto il 100 percento di copertura della prima dose. Quella di Brembate, la «Ceruti» di Capriate San Gervasio, la «Casa mia» di Verdello, il «Caimi» di Vailate e la «Guerreschi» di Capralba.

Tutto è in mano, insomma, ai rifornimenti Pfizer e alla prevista approvazione del vaccino di Astra Zeneca, nei prossimi giorni. Solo questo probabilmente - grazie al fatto che può essere conservato in frigo e non a -70° e al fatto che non richiede una seconda dose - renderà davvero le cose più facili e renderà possibile e veloce una vera e propria campagna massiva sulla popolazione. Per ora non resta che attendere, e sperare che il virus non si infiltri un’altra volta nelle Rsa, dove questa primavera ha già fatto una terribile strage.

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