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Ancora morti nei fiumi: la memoria atavica dei nonni e le dieci regole d'oro

Ogni estate fiumi e canali della pianura mietono decine di vittime, soprattutto straniere. Perché?

Ancora morti nei fiumi: la memoria atavica dei nonni e le dieci regole d'oro
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Ancora due morti nei fiumi. Altre due giovani vite spezzate, in una lunga e inquietante strage che ogni estate miete ancora troppe vittime, soprattutto straniere. Perché? Una domanda che attraversa la mente di sindaci e soccorritori, ogni estate, ma che trova soltanto risposte parziali. Scarsa conoscenza del territorio? Possibile, sebbene i cartelli che indicano il divieto di balneazione siano visibili ovunque. Sprezzo del pericolo? Possibile. Ma il fatto che la maggior parte delle vittime non siano originarie della nostra pianura, indica probabilmente che a mancare è soprattutto la "memoria atavica" del fiume, quella che di generazione in generazione si instilla nei ragazzi e nei bambini, imponendo loro di restare, per carità, il più possibile all'asciutto. E di temere la corrente anche quando il caldo è asfissiante e l'acqua, tanto fresca, sembra tranquilla e innocua.

I precedenti nella nostra zona

E' passata meno di una settimana dalla morte del 17enne verdellinese Ibrahima Seck, annegato a Gorle dopo essersi tuffato nel Serio che il fiume, questa volta l'Adda, torna a fare paura. A rischiare grosso, ieri domenica 20 giugno 2021, è stato un 23enne che ha tentato di attraversare l'Adda ma è rimasto bloccato ed è stato salvato all'intervento dei Vigili del fuoco. 

Ogni estate l'inutile strage

"Stai lontano dal fiume". Quante volte ce l’hanno detto da piccoli, e da ragazzini poi, i nostri nonni e i nostri genitori? Così tante che nel nostro immaginario collettivo il fiume è diventato un "mostro", un po’ infido, che ci tenta nei giorni più caldi dell’estate, ma che spesso nasconde la sua forza sotto una superficie apparentemente calma e per questo ancora più pericolosa. Forse è un po’ questo retaggio, insieme al divieto di balneazione esteso a tutti i corsi d’acqua   a tenerci lontano dal pericolo, a ricordarci – quando ci avviciniamo alla riva – di prestare la massima attenzione e di riservare al fiume un silenzioso rispetto.

In campo le associazioni delle comunità straniere

E ciononostante da decenni i fiumi, l’Adda, così come il Serio e l’Oglio, si portano via vite, spesso molto giovani. Negli ultimi anni gli incidenti hanno coinvolto in modo particolare gli stranieri, meno informati sui rischi che si corrono quando ci si tuffa in un fiume e sui divieti che – già da soli – dovrebbero disincentivare anche i più coraggiosi. Non solo: la mancanza di un background culturale, educativo e familiare, legato alle tragedie che ogni anno capitano nella Bassa, è probabilmente un altro ingrediente micidiale, nel cocktail fatale che ogni anno ingrossa le fila dei caduti dei fiumi. Per questo motivo già due associazioni del territorio hanno deciso di impegnarsi in una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle comunità straniere che vivono nella Bassa. Si tratta dell’associazione "Pace" di Romano e della "Assosb 2" di Verdellino entrambe pronte a organizzare assemblee e incontri insieme ai soccorritori per informare sui rischi e prevenire altre tragedie come quella che si è portata via il giovane Ibrahima.

Le dieci regole d'oro dei sommozzatori

Un appello, quello alla prevenzione attraverso una corretta informazione, che i sindaci dei Comuni che si affacciano sui nostri fiumi chiedono da tempo a gran voce. A provarci - insieme alle associazioni - saranno i Sommozzatori di Treviglio che interverranno in alcuni incontri finalizzati a far conoscere i rischi che si corrono scegliendo di fare un bagno nel fiume. Nel frattempo ecco le 10 regole d'oro per evitare di trovarsi in situazioni pericolose.

Leggi il servizio di approfondimento sul Giornale di Treviglio, Romanoweek e Cremascoweek in edicola.

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