Caravaggio

Un futuro possibile, finalmente, per la ex Casa del Fascio di Caravaggio

Uno degli edifici in stile razionalista più importanti della provincia di Bergamo, firmato dall'architetto Alziro Bergonzo. Bolandrini: "Ben vengano progetti con privati e fondazioni"

Un futuro possibile, finalmente, per la ex Casa del Fascio di Caravaggio
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Un futuro possibile, finalmente, per la ex Casa del Fascio di Caravaggio. Il Demanio, proprietario dell'immenso, decadente immobile risalente al Ventennio, ha infatti deciso di aprire alla sua concessione in uso a enti del Terzo settore. L'obiettivo è, dopo decenni di abbandono, la riqualificazione dell'edificio all'interno di un bando denominato "Rete Cammini e percorsi".

L'Agenzia del Demanio e la Casa del Fascio di Caravaggio

Bellissima ma decadente, la Casa del fascio di Caravaggio è un esempio di architettura d'ispirazione razionalista. Al momento è di proprietà del Demanio, anche perché i vari tentativi messi in campo nel corso ormai degli ultimi decenni per trovarle un nuovo proprietario - magari proprio il Comune - non sono mai andati a buon fine. Troppo onerosa la sua ristrutturazione, per le casse degli enti locali, che per prenderne possesso, anche gratuitamente, dallo Stato, avrebbero dovuto mettere in campo complessi e costosi progetti di riqualificazione.

Niente più acquisto, ma concessione in uso

Da qui la decisione del Demanio di puntare su una formula più "leggera": non più l'acquisto, ma la concessione in uso ad un ente del Terzo settore. Il bando, disponibile sul sito dell'Agenzia del Demanio, è stato pubblicato questa sera, mercoledì 3 luglio.

"Si tratta in particolare della prima tranche del 2024 dei bandi di concessione di immobili di proprietà dello Stato che l’Agenzia pubblica due volte l’anno, a luglio e a novembre, nell’ambito delle attività legate ai Progetti a Rete - si legge sul sito dell'Agenzia - Si tratta di iniziative di rigenerazione di edifici del patrimonio dello Stato grazie alle quali l’Agenzia del Demanio affida beni a privati ed enti del terzo settore affinché li valorizzino dal punto di vista economico, sociale e culturale, coniugando i temi del turismo, della cultura, dell’ambiente e della mobilità dolce, stimolando lo sviluppo dei territori. Questa iniziativa è inserita in una più ampia strategia di gestione degli edifici pubblici, integrata con il territorio, che l’Agenzia del Demanio ha avviato per promuovere interventi di rigenerazione urbana, riqualificare e valorizzare il patrimonio immobiliare dello Stato e, in questa nuova visione, i privati e gli enti del terzo settore svolgono un ruolo essenziale per la valorizzazione del patrimonio".

C’è tempo fino alle ore 12.00 del 3 dicembre 2024 per presentare l’offerta

Il sindaco Bolandrini: "Bene l'apertura del Demanio"

"Nel recente passato l'amministrazione non ha esercitato l'acquisizione onerosa dell'immobile perché non sarebbe stata in grado di provvedere alla sua messa in sicurezza immediata e alla riqualificazione necessaria oltre che alla successiva manutenzione ordinaria periodica - ha ricordato il primo cittadino Claudio Bolandrini, ricordando le recenti vicende legate alla possibile acquisizione dell'ex Casa del Fascio da parte della stessa Città - Con risorse limitate per forza di cose la precedenza va al recupero dei beni storici di proprietà comunale, come palazzo Gallavresi, sede del municipio, il complesso di San Bernardino e l'ex asilo di Polidoro Caldara con un progetto condiviso con Risorsa sociale per realizzare alloggi protetti per anziani e persone con fragilità. Altri edifici comunali come l'ex ospedale e l'ex chiesa di san Giovanni restano inevitabilmente in attesa di fondi che l'amministrazione cerca di reperire con bandi. Ben venga l'apertura del Demanio se concorre a costruire sinergie con soggetti privati e fondazioni che possano riqualificare un edificio dall'indubbio valore storico e architettonico".

Cos'è la ex Casa del Fascio di Caravaggio

D'ispirazione razionalista, ma chiaramente "adattato" alla celebrazione del Duce e del suo regime, la ex Casa del Fascio di Caravaggio fu completata tra il 1938 e il 1939 su  progetto dell'architetto Alziro Bergonzo (anche se sull'attribuzione reale dell'opera c'è stato recentemente un interessante dibattito: secondo alcuni il vero ideatore fu Giuseppe Rossi). Bergonzo - lo stesso architetto che realizzò a Bergamo l'attuale piazza Libertà (Prefettura) e la Torre dei Venti visibile nei pressi del casello autostradale della A4 - lo concepì attorno ad un enorme porticato aperto, che delimita la piazza delle adunate, visibile dalla ex SS11.

Sulla facciata - più volte vandalizzati - sono ancora visibili alcune tracce della scritta “Nel segno del littorio abbiamo vinto. Nel segno del littorio vinceremo”. Accanto, unico superstite tra i fregi che adornavano la facciata, c'è anche il bassorilievo raffigurante un’aquila fascista.

Giuseppe Rossi e Alziro Bergonzo
Giuseppe Rossi e Alziro Bergonzo

Dal Fascio alle Case popolari

La casa dal fascio di Caravaggio è considerata uno degli esempi di architettura razionalista più importanti della provincia di Bergamo. Dai giornali del periodo si intuisce che la realizzazione impiegò diversi anni, prolungandosi dagli inizi del 1935 alla metà del 1938, probabilmente a causa di diverse interruzioni dei lavori, modifiche su i progetti e problemi di finanziamento.

Utilizzata, inizialmente, come sede del Partito Fascista locale, la Casa del Fascio perse tuttavia la sua funzione originale dopo pochissimi anni dalla sua costruzione. Con la caduta del Regime fascista, il 25 luglio 1943, e la messa al bando del PNF, l'edificio passò negli anni sotto la proprietà dello Stato. Già nel 1945 diventò sede di alloggi per famiglie disagiate, una funzione mantenuta più o meno costantemente fino al 2004, quando si decidere di smantellare gli appartamenti siti nell'edificio a causa delle scarsissime condizioni igieniche e di sicurezza riscontrate.

Da allora, per un... ventennio, la ex Casa del Fascio è completamente inutilizzata.

Il progetto di una galleria d'arte moderna

L’ex Amministrazione leghista aveva prima immaginato un teatro e poi una galleria d’arte moderna, la «Gam 900», quando l’immobile era stato offerto gratuitamente purché fosse destinato a un progetto culturale. Non se ne fece nulla: sarebbe costato, all'epoca, quasi tre milioni di euro. Linea mantenuta anche nel decennio Bolandrini.

Quella di oggi è quindi la prima concreta ipotesi di riqualificazione dell'opera da parte del Demanio. Cosa possa diventare in futuro è ancora un mistero: se ne saprà qualcosa di più, forse, se e quando da qui a dicembre arriveranno concretamente ipotesi di riutilizzo.

Davide D'Adda

 

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