La Casa del Fascio? E' di Bergonzo!
Continua il dibattito sulla vera paternità di uno dei più importanti esempi di architettura littoria nella Bassa bergamasca.
"Dire che la Casa del fascio non è opera di Alziro Bergonzo è una forzatura, al massimo c’è stato un incarico congiunto con l’ingegner Giuseppe Rossi ma in ogni caso possiamo dimostrare che l’edificio è stato progettato dall’architetto".
Continua il dibattito storico e architettonico a Caravaggio, sulla vera paternità della Casa del Fascio che si trova all'angolo tra via Bietti, il Viale e la ex SS11. Mario Ghilardi ed Ernesto Lanceni, noti architetti caravaggini che per primi presentarono una tesi sull’opera, non concordano con le conclusioni a cui è arrivato il neolaureato barianese Daniele Danelli, che in un’intervista al Giornale di Treviglio, settimana scorsa, aveva sostenuto che in realtà il vero "padre" della bellissima struttura caravaggina - abbandonata da tempo - fosse un ingegnere trevigliese, Giuseppe Rossi.
La tesi di Danelli
La storiografia ufficiale assenza senza ombra di dubbio la paternità architettonica della struttura ad Alziro Bergonzo, uno degli architetti più "quotati" dell'epoca, e tra i più noti dell'architettura littoria bergamasca. La stessa Casa del fascio, progettata nel 1934 e completata nel 1939, è considerata unanimemente, insieme a piazza Libertà a Bergamo, alla Torre dei Venti, e alla Casa del fascio di Nembro, una delle sue opere meglio riuscite. Gli alti archi che delimitano la piazza d'armi, del resto, sono diventati uno simboli stessi di Caravaggio.
Danelli ha però studiato e riportato alla luce una lettera dell'epoca, l’incarico originale della progettazione, che fu assegnata in realtà all’ingegnere trevigliese Rossi, semi sconosciuto. Dalla missiva si evince che Bergonzo gli fu affiancato dal Regime a seguito di modifiche imposte rispetto al progetto originale dell’ingegnere, che aveva vinto il bando di concorso, per via della diversa ubicazione decisa dal partito. Danelli aveva poi desunto che "la presenza di Bergonzo fu più nominale che operativa, come evidenziato dalle missive che i due progettisti al tempo si scambiarono".
Una tesi che ora i due architetti caravaggini contestano fortemente, ribadendo quanto invece riportato finora da buona parte della storiografia dell'architettura locale.
La Casa del fascio preda del degrado
Quel che è certo è che il tempo, per la Casa del fascio, sta per scadere. Abbandonata ormai da decenni, è rimasta impermeabile per ragioni economiche ma anche ideologiche ad ogni tentativo di riqualificazione. Un pezzo importante del patrimonio pubblico cittadino, a quasi novant'anni dalla costruzione, rischia ora di finire completamente perduto.
Leggi di più sul Giornale di Treviglio in edicola, oppure QUI sullo sfogliabile online