Inchiesta

Scuola al via con cauto ottimismo in Bergamasca, ma è un esercito di precari a tenerla in piedi

Nella Bassa i posti da coprire con supplenze erano 271 nelle Primarie (ben 222 dei quali sul sostegno) e 86 nelle medie

Scuola al via con cauto ottimismo in Bergamasca, ma è un esercito di precari a tenerla in piedi

La «buona notizia» è che la scuola bergamasca si prepara alla prima campanella dell’anno – il 12 settembre –  con cauto ottimismo: le nomine dei docenti, supplenti compresi, si sono concluse con la fine di agosto e salvo le consuete bizantineggianti estrosità burocratiche, la maggior parte ha preso servizio e la macchina ha funzionato in modo più efficiente rispetto al passato. Ma resta un dato ingombrante, ormai un elefante nella stanza dell’istruzione pubblica italiana: l’enorme contingente di supplenti che permetterà alla scuola di funzionare anche quest’anno è una piccola “Armata del precariato”, che se da un lato è vitale per l’esistenza stessa dell’istruzione dall’altro è composta da migliaia di «invisibili», massacrati dalle complicazioni machiavelliche dei concorsi, da una miriade di ricorsi e contro-ricorsi, e dalle bizze del micidiale algoritmo ministeriale che stila le graduatorie e destinazioni di servizio. A farne le spese, ancora una volta, sono gli studenti: la continuità didattica resta un miraggio per migliaia di alunni. E per quelli con qualche fragilità, il problema diventa ancora più importante.

I due concorsi e la spada di Damocle dei ricorsi

In Lombardia quest’anno sono state formalizzate 3.637 immissioni in ruolo a tempo indeterminato di cui 750 posizioni sono specificamente dedicate al sostegno (numeri dell’Ufficio Scolastico Regionale). A cui si aggiungono le 4.807 conferme di insegnanti di sostegno che, per continuità didattica, rimarranno nella stessa sede dell’anno precedente. E ancora: 1.248 docenti di Religione e 59 nuovi Dirigenti scolastici. Oltre agli insegnanti, sono arrivate anche le nomine per il personale ATA (Collaboratori scolastici, assistenti e DSGA) che portano avanti la macchina della scuola.
Le criticità non sono poche: circa il 30% dei posti da assegnare ai docenti resta vincolato ai vincitori dei due recenti concorsi banditi in seno al Pnrr, le cui graduatorie tuttavia non sono ancora definitive e si prevedono ulteriori aggiustamenti fino a dicembre. In concreto significa che ci sarà tempo (come successe l’anno passato) di inserimento di insegnanti vincitori di concorso almeno fino al 10 dicembre. Che vuole dire che fino a quel giorno, quei posti verranno occupati da docenti che poi dovranno lasciare il posto ai docenti «aventi diritto». In Bergamasca si tratterebbe di circa 170 insegnanti. Subito dopo gli scorrimenti delle graduatorie provinciali, partiranno le nomine da istituto e gli interpelli dove saranno le scuole stesse a chiamare direttamente gli insegnanti per supplenze brevi.

Una situazione insomma in continua evoluzione, con docenti che potrebbero cambiare incarico in corso d’opera o rinunciare creando i soliti ritardi e cattedre vacanti. Ma c’è dell’altro. Non mancano errori, contestazioni e ricorsi: fattori che determinano ulteriori rallentamenti. Proprio per evitare questo e snellire le procedure, i sindacati hanno proposto una fase di pubblicazione provvisoria delle graduatorie per permettere ai candidati di presentare reclami e una maggiore trasparenza sul funzionamento dell’algoritmo ministeriale, il sistema automatico che incrocia preferenze dei docenti e disponibilità delle scuole assegnando i posti ogni anno.

Ci sono poi le sfide a lungo termine. Parliamo del nuovo percorso di accesso all’insegnamento che prevede la frequenza di un percorso abilitante (sindacati e docenti lamentano il costo eccessivo: si arriva a 2mila euro). Non solo. In autunno si prevede la pubblicazione del bando per il terzo (e ultimo) concorso finanziato con i fondi Pnrr, mentre in molti casi non sono state ancora completate le liste dei vincitori degli altri due.

La situazione nella Bassa bergamasca

L’esercito, dicevamo: eccolo qui. Secondo i dati dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo pubblicati il primo settembre, sulle operazioni di reclutamento del personale docente e Ata, il problema è soprattutto la mancanza di insegnanti di sostegno. Al primo settembre hanno preso servizio 77 docenti di sostegno a tempo determinato «finalizzato al ruolo»: 2 insegnanti d’asilo, 13 di primaria, 34 di secondaria di primo grado e 28 per le superiori. A questi si aggiungono altri 54 contratti a tempo determinato per la primaria, effettuati tramite una nuova procedura denominata «Mini call veloce». Premesso che ogni assunzione è importante per la miriade di bambini e ragazzi che hanno bisogno di un insegnante di sostegno, va detto che i numeri sono ancora irrisori, se si pensa che complessivamente nella sola bergamasca i supplenti (tra posti comuni e di sostegno) sono oltre duemila. E che proprio gli insegnanti abilitati al sostegno sono quelli più «rari» e necessari, complice l’aumento netto della platea dei giovani utenti che ne hanno bisogno.

Nelle tabelle pubblicate sotto  abbiamo riassunto il numero di posti disponibili per le supplenze in ogni Istituto comprensivo della Bassa bergamasca: si nota come proprio le classi di concorso per il sostegno (in verde) sono quelle più sguarnite. Specialmente per le ex elementari. Complessivamente, nella sola pianura bergamasca mancavano infatti, i posti da coprire con supplenze erano in tutto 271 nelle primarie, ben 222 dei quali sul sostegno. Alle medie, le cattedre scoperte erano 86, 62 delle quali per il sostegno.

La distribuzione territoriale non è peraltro uniforme: gli Istituti comprensivi più esposti sono quelli di Calcinate (24 posti di primaria e 14 cattedre alle secondarie di primo grado), quello di Fara d’Adda, il «Rubini» di Romano e l’Ic di Verdellino-Zingonia.
A tutti questi dati vanno aggiunti gli «spezzoni orari»: residui di decine e decine di ore necessarie a tamponare i calendari e le programmazioni scolastiche, ma che non sono abbastanza corpose da necessitare una cattedra «completa».

La Cisl Bergamo: «Il sostegno non può essere terreno di precarietà»

Sulla vicenda, commentando in particolare il «flop» della «Mini call veloce», è intervenuta nei giorni scorsi anche la Cisl Scuola di Bergamo.

“A livello nazionale il quadro che emerge è netto: su 7.287 posti disponibili sono state effettuate soltanto 1.456 assunzioni, pari al 19,98% del totale – denuncia – Restano quindi scoperti 5.831 posti, cioè l’80,02% delle disponibilità. Situazione ancor più netta, per quanto riguarda la provincia di Bergamo: le criticità nella scuola primaria risultano particolarmente accentuate, con centinaia di posti rimasti vacanti – continua la segretaria generale Paola Manzullo – Questi numeri raccontano una realtà che non possiamo accettare: dietro alle percentuali ci sono migliaia di alunni con disabilità e le loro famiglie, che hanno diritto alla continuità didattica e a un progetto educativo stabile, non ogni anno rimesso in discussione. La precarietà del personale di sostegno si traduce inevitabilmente in precarietà dell’offerta formativa. Come CISL Scuola chiediamo con forza che si intervenga per stabilizzare i docenti specializzati e per garantire alle scuole una dotazione organica che corrisponda ai reali bisogni. Servono politiche lungimiranti, che mettano al centro la qualità dell’inclusione scolastica e non lascino le famiglie sole a fronteggiare discontinuità e incertezze. La crescita del numero complessivo di posti è un fatto positivo, ma è insufficiente se a questo non corrisponde una crescita di posti stabili. Il sostegno non può essere terreno di precarietà: deve essere una scelta di investimento strutturale nella scuola e nella comunità educativa”.