In un solo anno abbiamo cementificato 71,5 ettari di pianura
Là dove c’era l’erba... ora c’è un centro logistico, avrebbe probabilmente cantato Celentano, se la sua via Gluck fosse stata una strada della Bassa bergamasca
Là dove c’era l’erba... ora c’è un centro logistico, avrebbe probabilmente cantato Celentano, se la sua via Gluck fosse stata una strada della Bassa bergamasca. In soli nove anni, infatti, tra il 2012 e il 2021, nella Bassa bergamasca e nell’Alto cremasco le nuove lottizzazioni e le nuove strade sono costate quasi 500 ettari di terreno, pari a tre volte il territorio di un piccolo Comune come Castel Rozzone. Sono dati impietosi, quelli che emergono dall’annuale report dell’Ispra - Istituto per la protezione dell’ambiente, e a fare la parte del leone è di nuovo la Bassa bergamasca orientale, la zona più colonizzata dai grandi impianti e dalle infrastrutture ad essi collegati. E proprio la Bassa bergamasca detiene quest’anno anche un ulteriore record: sul podio lombardo dei Comuni che hanno cementificato di più, nel corso dello scorso anno, c’è Cividate al Piano: con venti ettari bruciati in pochi mesi (perlopiù per realizzare il polo di smistamento di Amazon) è stato il terzo Comune della Regione per ettari consumati nel corso del 2021. A battere il Comune della Bassa orientale sono soltanto Ghedi (Brescia), per via dell’ampliamento dell’aeroporto militare, e Desenzano del Garda, che deve i suoi numeri ai cantieri per l’alta velocità.
L’Italia brucia 2 metri quadrati al secondo
Il rapporto «Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici» a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) è stato pubblicato nei giorni scorsi e certifica come anche nella pianura bergamasca il trend sia quello fotografato per tutto lo Stivale. Le misurazioni avvengono tramite fotografie satellitari ad alta definizione, che consentono di misurare in modo preciso quanto terreno viene coperto artificialmente tra una rilevazione e l’altra e quanto invece resta libero - sostanzialmente ad uso agricolo o incolto.
«Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i due metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e nel 2021 sfiora i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno - recita lo studio - Il cemento ricopre ormai 21mila e 500 chilometri quadrati di suolo nazionale, dei quali 5400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato».
I dati della nostra zona
Se si considera la nostra zona - i Comuni tra l’Adda e l’Oglio della Bassa bergamasca e dell’Alto Cremasco - quello registrato l’anno scorso è stato l’incremento annuale di gran lunga più importante, in termini di nuove aree urbanizzate.
Complessivamente, nei nostri Comuni sono stati bruciati in un anno 71,5 ettari nel 2021, contro i 61,8 del 2020, i 67,8 del 2019 e i 57,4 del 2018. Incrementi che in particolare negli ultimi anni si concentrano quasi interamente a est del Serio.
Oltre a Cividate, infatti, l'anno scorso i paesi che hanno visto le maggiori espansioni urbanistiche sono stati Palosco (5,85 ettari), Covo (4,86 ettari), Ghisalba (3,86) e Romano (3,32). Sempre nella parte alta della classifica compaiono poi Fontanella, Antegnate e Martinengo, pur con numeri decisamente più contenuti. Nella Geradadda primeggia Pontirolo (5,48 ettari), seguito da Rivolta (nel Cremasco, con 2,9 ettari consumati) e Pognano (1,70). Bene invece Treviglio: nonostante sia il centro principale della zona, ha bruciato in 12 mesi «solo» poco più di un ettaro di terreno. E Caravaggio, con meno di un ettaro consumato.
Dal 2006 al 2021: la Bassa ha cambiato faccia
Meno roseo, il quadro, se si considerano i dati complessivi, relativi agli ultimi 15 anni. In tre lustri, i Comuni che hanno visto il maggior dispendio di suolo sono stati proprio Caravaggio (97,6 ettari), Calcio (68,8), Treviglio (68,03) e Casirate (66,57, in particolare grazie alle recenti espansioni logistiche nella zona industriale). Seguono in classifica - a certificare la «cementificazione» della Calciana - Covo, Ghisalba, Antegnate, Fara Olivana e Cividate. Mentre i Comuni più virtuosi e più cauti nel bruciare territorio sono stati Canonica (che complice la conformazione del Comune, a ridosso dell'Adda, non ha quasi visto espansioni), Misano, Quintano e Pieranica, Capralba, Mozzanica, Torre Pallavicina, Arcene e Castel Rozzone (che pure, per ragioni storiche, ha un territorio ridottissimo, e risulta in percentuale fortemente urbanizzato).
Quanto ne resta?
E il problema è questo: il territorio è una risorsa non rinnovabile, il cui sperpero costa caro quando è combinato con gli effetti devastanti del riscaldamento climatico. Così, pezzo dopo pezzo, persino in una zona caratterizzata da una storia eminentemente agricola come la nostra, la percentuale di territorio che ogni Comune ha già costruito è superiore in molti casi al 25%. I paesi più congestionati dal cemento sono quelli della fascia della Francesca: Verdellino, Ciserano, Osio Sotto, Boltiere, Arcene, Verdello e Canonica. Tutti Comuni che nel complesso sono stati tra i più cauti nello sperperare metri quadrati, finora. Forse per caso. O forse per averne compreso il valore.