Arcene vuole il suo mega data center: la lettera del sindaco
Ravanelli: "Anche l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha consumato suolo, ma forse qualcuno l’ha ritenuto sprecato?"
Una difesa accorata del progetto del data-center di Arcene e un "appello" ai Comuni vicini perché non ostacolino un investimento privato che sembra poter essere la famosa fava che cattura diversi piccioni. A prendere carta e penna, nei giorni scorsi, è stato il sindaco di Arcene Roberto Ravanelli, che a mezzo di un’inusuale ma argomentata lettera indirizzata ai colleghi Caterina Vitali di Ciserano, Gigliola Breviario di Pontirolo, al Comitato "Ambiente è vita", alla Coldiretti, alla Provincia di Bergamo e al "Centro di etica ambientale" di Bergamo, si è profuso in una lunga arringa difensiva per difendere e sostenere il grande piano di intervento proposto da una società multinazionale per un’area attualmente agricola a ovest della linea ferroviaria Treviglio-Bergamo.
La perorazione prende le mosse da una constatazione amara: senza un avvallo sovracomunale, il progetto non s'ha da fare, perché consumerebbe più suolo di quanto il solo Comune di Arcene potrebbe permettersi di utilizzare secondo le norme vigenti. Così il sindaco Ravanelli ha dovuto cambiare strategia: e se nei giorni scorsi aveva replicato abbastanza duramente alla collega Vitali di Ciserano dopo che quest’ultima si era mostrata scettica sul appena fuori dal confine del suo Comune, ora il tono è quello di un appello a sostenere un'infrastruttura certo grande, ma che "non reca alcun impatto ambientale", ed è "di importanza strategica, perché la guerra si fa anche con i dati".
Di seguito, la lunga missiva a firma del sindaco di Arcene indirizzata ai colleghi vicini, ma che sicuramente aprirà il dibattito in tutta la Bassa, interessata mai come in questi anni da un'impressionante "fame" di edificazione produttiva. E spesso, va detto, di nuove mega-strutture molto più impattanti dal punto di vista sociale ed urbanistico del data center arcenese.
Data center di Arcene, la lettera del sindaco
Buongiorno,
in relazione a quanto in oggetto, mi permetto di rappresentare il punto di vista dell'Amministrazione comunale di Arcene, lasciando gli altri interlocutori le loro considerazioni in merito. La realizzazione del data center nel territorio del Comune di Arcene non può essere contemplata nella revisione del PGT in fase di espletamento. La normativa riguardante la riduzione del consumo di suolo la esclude a priori.
Il data center non è però una infrastruttura endogena e quindi l'eventuale consumo di suolo non può essere ascrivibile al solo Comune di Arcene. Sarà un’infrastruttura al servizio di tutta la provincia di Bergamo o probabilmente anche oltre e quindi il conseguente consumo di suolo è da determinarsi in uno scenario forse anche extra-provinciale.
Sono personalmente convinto che le nuove infrastrutture industriali, commerciali etc. dovrebbero essere collocate nelle aree dismesse, ma questo non è un concetto gestibile da un Comune come il mio, ma dagli enti superiori in grado di stabilire incentivi e normative tali da consentirne l'effettiva attuazione. Poi molte delle aree dismesse sono gestite da situazioni che fanno capo alle procedure fallimentari i cui sbocchi spesso richiedono anni se non decenni. Anche ad Arcene abbiamo situazioni di questa natura ed a volte anche due mandati amministrativi non riescono a sbloccarle positivamente.
La collocazione del data center prevista nel territorio del mio Comune interessa un’area acquisita circa 20 anni fa dalla Vitali SpA e da destinarsi a cava di inerti. Su di una superficie territoriale di 181 000 mq, quella fondiaria sarà di 103 000 mq con 50 000 mq di superficie lorda di pavimento. A quel tempo ogni cava rischiava di diventare poi una discarica di rifiuti solidi urbani od industriali. L’opposizione al progetto, portato avanti dalle Amministrazioni passate, ha scongiurato questa destinazione d’uso ed il terreno è rimasto incolto ed abbandonato per diversi anni; solo ultimamente è stato affidato agli agricoltori della zona essenzialmente per la coltura del granoturco. È un terreno sul quale non vi è alcun tipo di vegetazione, non una pianta, mentre l’insediamento del data center comporterà degli obblighi di mitigazione con l'inserimento di diverse specie arboree autoctone. Tale terreno non è poi contemplato nelle aree agricole strategiche. È sottoposto a servitù molto pesanti: la linea ferroviaria con la relativa fascia di rispetto; tre elettrodotti, di cui uno da 300 000 V, che si collegano alla sottostazione Terna nel Comune di Ciserano; è attraversato da un collettore da 10" Snam per il trasporto del metano. La realizzazione di un data center in tale area è favorita proprio dalla presenza dell'infrastruttura Terna che può garantire la necessaria potenza elettrica (diversi mega watt) senza l'obbligo di dover realizzare una nuova linea aerea tradizionale mediante tralicci, come è stato verificato. Inoltre la mia Amministrazione ha valutato positivamente il fatto che il data center scongiurerebbe per sempre una futura nuova autorizzazione per cava di inerti.
Il data center non reca alcun impatto ambientale e non provoca alcuna emissione di aeriformi o sonore, come, ad esempio, quella di una logistica con il gravame del traffico veicolare anche pesante; oppure come quello di un centro commerciale che in più ha anche la necessità di abbinare enormi parcheggi. Sarà una struttura avveniristica, di un certo prestigio, come quella Aruba di Ponte San Pietro, con ai due lati aree verdi ed agricole ancora consistenti e sul tetto un impianto fotovoltaico da circa 5MW.
Tale nuova edificazione non è assolutamente in contrasto con il progetto sovra comunale denominato "Cava dei tre cartoni" perché fuori e lontano da questo perimetro ancora più della sottostazione Terna di Ciserano e probabilmente ancora di più dalla nuova infrastruttura autostradale che transiterà ad ovest o parzialmente entro il Renova park. Il finanziamento ottenuto dal Comune di Ciserano relativo a questa area naturalistica non è in contrasto con la futura presenza del data center e può essere messo a frutto come programmato.
Poi non si può non tener conto, in generale, che la nostra vita è oramai dipendente dalle connessioni informatiche. Senza accesso al sistema dei dati tutto si blocca: gli aerei non decollano, i treni non partono. Le banche, le poste, gli ospedali, gli enti pubblici non funzionano. Non possiamo fare la spesa, non possiamo comunicare, non possiamo lavorare. Una azienda anche medio piccola che perde il proprio patrimonio informatico è destinata a fallire. Un data center è quindi un'infrastruttura strategica connessa alla sicurezza nazionale. Oggi la guerra si fa anche per via informatica perché in questo modo si colpisce il nemico rendendolo completamente impotente. Saremmo tranquilli, con quello che succede oggi nel mondo, se i nostri archivi informatici ovvero i data center che contengono tutti i nostri dati vitali fossero allocati in Stati esteri che oggi si dimostrano amici, ma domani chissà? Basterebbe "staccare la spina" per prostrarci alla mercé di altri. La maggiore azienda italiana attiva nel settore della difesa ha da anni attivato e sta dedicando notevoli risorse in un comparto che si occupa di cybersecurity perché ciò riguarda la tutela del nostro futuro e della sicurezza nazionale. Il data center è quindi da considerarsi un’infrastruttura strategica e non può essere paragonato alla stregua di qualsiasi capannone di altra natura.
Permettetemi di rimarcare perciò che parlare di consumo di suolo per un data center senza avere la consapevolezza di cosa c'è dentro e quale è la sua funzione non è corretto. Anche l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha consumato suolo, ma forse qualcuno l’ha ritenuto sprecato? Il Comune di Arcene, nell’accogliere favorevolmente l'ubicazione di questa infrastruttura sul proprio territorio, trae evidentemente dei vantaggi che consentiranno di realizzare delle opere a favore della comunità per le quali non riusciremmo mai a trovare le risorse; ma siamo anche consapevoli che un data center rappresenta per tutta la società un'infrastruttura che è destinata a salvaguardare il nostro futuro e quello di tutti i nostri figli.
Roberto Ravanelli – Sindaco di Arcene