Vogliono vivere in camper ma che guerra con la burocrazia!
La scorsa settimana si sono dovute arrendere a una burocrazia ottusa, ma chi sono Alessia ed Elena? Ce lo raccontano loro in un'intervista di qualche mese fa
Chi sono Elena e Alessia, la coppia di camperiste che da mesi porta avanti una battaglia burocratica e di principio con il Comune di Treviglio? Ve lo raccontiamo attraverso le loro parole in un'intervista di alcuni mesi fa dove ci raccontavano l'odissea che stavano vivendo per riuscire a ottenere una "semplice" residenza. Purtroppo, lo sappiamo, Elena e Alessia la scorsa settimana hanno alzato bandiera bianca e si sono rassegnate a vivere ad Arcene.
"Vogliamo vivere in camper"
"Vogliamo vivere in camper, ma dal Comune di Treviglio solo ostacoli".
A raccontare la loro storia sono Elena Gatti, 33enne fotografa professionista di Brignano, e sua moglie Alessia Fabiano, 31enne cantante. Di loro vi avevamo già parlato sia in occasione delle loro nozze – celebrate tre anni fa dalla sindaca di Brignano, Beatrice Bolandrini – sia durante il lockdown primaverili, quando entrambe si erano fatte portavoce delle difficoltà dei liberi professionisti che, come loro, lavorano sugli eventi, in particolare ai matrimoni.
Già allora le due giovani avevano raccontato il loro sogno: lasciare casa e vivere a bordo del proprio camper, così da essere facilitate negli innumerevoli spostamenti che i loro lavori richiedono. Un sogno che si può dire realizzato al momento solo in parte.
"Il nostro programma iniziale era quello di andare all’estero e spostare lì il nostro lavoro – hanno raccontato – Purtroppo si è messo di mezzo il Covid, che ci ha costrette a cambiare i nostri piani".
Le due giovani, comunque, non si sono scoraggiate e a luglio hanno liberato l’appartamento in cui vivevano in affitto per iniziare a vivere a bordo del camper acquistato nell’agosto 2019.
"Inizialmente abbiamo viaggiato, e abbiamo trascorso quasi tutta l’estate in Sardegna, dove Alessia ha lavorato come cantante – hanno spiegato – Da settembre, però, siamo tornate nella Bassa per lavorare ai pochi matrimoni che stanno venendo celebrati in questo periodo".
In attesa della residenza "senza fissa dimora"
Da allora, il loro camper è posteggiato nell’area sosta di Treviglio, davanti ai campi da calcio di via Bergamo.
"Non abbiamo mai avuto l’idea di rimanere stanziali in un posto se non per motivi lavorativi – spiega Elena – Finiti i matrimoni, Covid permettendo, intendiamo ripartire e andare altrove, ma ciò non ci impedisce di stabilire qui la residenza risultando senza fissa dimora. Ed è proprio su questo punto che sono iniziati i nostri problemi con gli uffici comunali trevigliesi, perché proprio ora che i nostri impegni lavorativi sono terminati e potremmo ripartire siamo bloccate qui in attesa della residenza senza fissa dimora, che il Comune sembra non voglia concederci".
La questione in effetti porta con sé diverse complicazioni burocratiche per la coppia, che risulta ancora residente a Brignano, con buona pace anche dell'ex affittuario.
"Non risiediamo più a Brignano, e anche spostare la residenza presso un familiare non sarebbe corretto, perché andremmo a influire sul suo stato di famiglia e sulle sue tasse con un dato non veritiero - continuano - La legge infatti prevede che in casi come il nostro si possa dichiarare la residenza “senza fissa dimora”: è un espediente usato spesso da chi viaggia molto o da chi lavora sulle navi, e si prevede che il Comune stabilisca una via fittizia, solo nominale, in cui colloca i cittadini che fanno questo tipo di richiesta. Del resto, avere una residenza è un diritto, e se il Comune ci ostacola ci nega il diritto di votare e quello all’assistenza sanitaria – hanno continuato le dirette interessate – Tra l’altro, il Comune questa via fittizia l’ha già istituita, e proprio accanto a noi vive una famiglia che ha già ottenuto questo tipo di residenza senza fissa dimora".
La lotta contro la burocrazia
Proprio in virtù di questo fatto, a settembre Elena e Alessia hanno contattato gli uffici comunali trevigliesi chiedendo di adempiere all’iter.
"Abbiamo chiesto un appuntamento, ma non ci è stata data risposta – hanno raccontato – Abbiamo sollecitato dopo tre settimane, e siamo state contattate da un dipendente che non era l’addetto a queste pratiche, che ci ha indirizzato alla responsabile dell’ufficio. Quando l’abbiamo chiamata, però, quest’ultima si è mostrata molto scocciata e ci ha detto che non sarebbe stato semplice ottenere la residenza, e che non era nemmeno detto che ce l’avrebbero data. Avevamo già specificato chi siamo e che lavoro facciamo, ma ci è stato chiesto di recarci in Comune per rendere conto delle nostre giornate, forse per il timore che siamo zingare o malviventi. Questo, sinceramente, non ci va giù, perché dopo esserci informate abbiamo scoperto che in realtà l’iter è molto più semplice e non prevede tutte queste cose: abbiamo allora scritto una mail alla responsabile, mettendo in copia anche il sindaco Juri Imeri, che in una settimana si è limitato a dirci che avrebbe approfondito la questione, senza più farci sapere nulla".
"Contro di noi solo ostruzionismo"
Dopo essersi ulteriormente documentate presso altre Amministrazioni e confrontandosi con amici e conoscenti senza fissa dimora, Elena e Alessia hanno recuperato i moduli necessari alla richiesta e li hanno inviati tramite Posta Certificata all’ufficio Anagrafe.
"La legge dice che il Comune dovrebbe semplicemente protocollare i moduli e inviarci un attestato in cui si dichiara la nostra residenza senza fissa dimora – hanno spiegato le due giovani – Se così non sarà, non abbiamo problemi a dire che procederemo per vie legali. L’ostruzionismo di alcune Amministrazioni comunali in questo ambito del resto non è cosa nuova, e un caso simile al nostro, avvenuto a Palermo, è stato trattato anche da “Striscia la Notizia” appena prima del lockdown. Sinceramente non sappiamo a cosa sia dovuto questo ostruzionismo, forse alla facile associazione pregiudizievole tra senza fissa dimora e senzatetto o malviventi. Guarda caso il protagonista della vicenda di Palermo ha ottenuto la residenza senza fissa dimora giusto un paio di giorni dopo il servizio della trasmissione televisiva - ha concluso Elena - D’altra parte, per ottenere questo tipo di residenza bisogna avere uno dei seguenti requisiti: la nascita nel Comune, familiari residenti nel Comune o interessi lavorativi, e come specificato sin dall’inizio io a Treviglio ho sia parenti che interessi lavorativi".
Il sindaco: "Nessuna discriminazione"
Interrogato sulla questione, il sindaco Imeri ha spiegato che "nessuna discriminazione è stata fatta: stiamo seguendo tutto l’iter di approvazione delle richieste" e che "questo è un tipo di residenza che il Comune non dà a tutti".
"Sul fatto che non siamo fonte di problemi spero non ci sia dubbio – ha invece concluso un po’ scherzosamente Alessia – In queste settimane stiamo anche ripulendo di volta in volta l’area sosta dalla sporcizia lasciata dagli altri".
Sporcizia, probabilmente, gettata a terra dagli "altri", i residenti trevigliesi. Quelli "veri", con la residenza.