"Tutta la città è ferita". Omicidio Treviglio, folla ai funerali di Casati
Il parroco: "Non ha più senso ripeterci che sembrava andare tutto bene”
"Chi fa il male non lo fa solo verso una persona, ma verso tutti". Si apre così l'omelia funebre che il parroco di Treviglio monsignor Norberto Donghi ha scritto per Luigi Casati, il 61enne ucciso giovedì dalla vicina di Casa Silvana Erzambergher, con quattro colpi di pistola, dopo mesi di minacce per banali dissidi condominiali.
I funerali di Luigi Casati
La chiesa di San Pietro a Treviglio, zona Nord, stamattina mercoledì 4 maggio, è gremita. In prima fila il figlio di Casati, Emanuele. Mentre la moglie Monica Leoni, anche lei gravemente ferita da Erzambergher insieme al marito, è ancora ricoverata in ospedale a Bergamo.
"Il gesto criminale che ha ucciso Luigi e che ha colpito gravemente Monica, ha ferito anche l’intera Città" ha detto monsignor Donghi. "Perché chi fa il male non lo fa solo verso una persona, ma verso tutti. Il papa, sabato scorso nell’incontro con i trevigliesi ci diceva a proposito della guerra: “essa non solo distrugge il popolo sconfitto, no, distrugge anche il vincitore; distrugge anche coloro che la guardano. La guerra distrugge tutti. E quel che vale per la guerra vale anche per la tragedia che stiamo vivendo. Il gesto criminale che ha ucciso è un dolore e una sconfitta per tutti. Per tutti.
Com'è possibile che sia accaduto?
Prosegue Donghi: "Questo è un giorno pieno di tristezza. Tante volte ci siamo domandati come sia potuto accadere?
La televisione ogni tanto riporta fatti drammatici simili a questo… ma ci sembrano così lontani, così impossibili che possano accadere da noi, nella nostra famiglia! Nella nostra Città.È il mistero del male che ci presenta la sua faccia più tremenda, più oscura ed incomprensibile!
Un’esperienza così drammatica non può, non deve passare senza insegnarci qualcosa.
Se da questa esperienza di dolore ciascuno di noi decidesse di essere più attento, più vigliante su se stesso, più capace di dominare il proprio istinto… sarebbe una gran cosa.
Mi viene alla mente quanto dice Dio a Caino nella Bibbia: “il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo”. È questo che tutti dobbiamo fare.
L’arroganza, l’aggressività se non addirittura la violenza governano troppo spesso i nostri rapporti quotidiani.
Troppe volte confondiamo la spontaneità con l’istinto a briglie sciolte.
La frase: “io sono così e non posso essere diverso” non è vera!
Tutti possiamo e dobbiamo cambiare.
"Tutti possiamo e dobbiamo cambiare - continua il parroco - Nei nostri rapporti personali, torniamo a vigilare su noi stessi, a buttare via le ripicche, le frasi e gli atteggiamenti taglienti, i silenzi che fanno male.
Soprattutto nelle nostre famiglie ritorniamo ad imparare l’arte d’amare, l’arte di convivere con i nostri difetti e quelli degli altri, l’arte del perdono, del sapere ricominciare….
Permettetemi una considerazione: da alcuni decenni, nella nostra cultura si sta inoculando un veleno di morte. Ci abituano a pensare che la vita, a certe condizioni, non sia più un valore".
Chi ha colpito pensava che togliere la vita fosse una soluzione
"Anche chi ha colpito pensava che togliere la vita fosse una soluzione" prosegue l'omelia del parroco. "Ai suoi occhi l’unica soluzione… non è così. Non può essere così. La vita vale sempre. Vale anche quando ti presenta un conto difficile da pagare. La vita vale sempre, anche quando è in salita. C'è sempre una speranza. C’è sempre una via d’uscita. Quando ti sembra di non farcela da solo, guardati intorno. Cerca una via d’uscita nei tuoi amici. In chi ti vuol bene"
Dobbiamo imparare qualcosa
"Ricordiamocelo sempre: la vita, nostra e degli altri, non è un oggetto a nostra disposizione. La vita non è nelle nostre mani, ma in quelle di Dio! Dbbiamo tutti re-imparare il rispetto per ciò che è più sacro. Non possiamo accontentarci di una forte ma passeggera commozione quest’oggi. Facciamo sì che questo momento possa farci crescere almeno un po’.Impariamo ad essere un po’ più attenti gli uni degli altri. Impariamo ad alzare lo sguardo su coloro che il Signore ci ha messo accanto. A guardare i nostri famigliari, i nostri amici e parenti, i nostri vicini di casa con più serietà, con più attenzione".
Non ha più senso ripeterci: “Tutto normale, sembrava andare tutto bene”!
"Abbiamo una responsabilità gli uni verso gli altri. Siamo chiamati a saper scorgere quei segnali che chi è nel disagio manda. Apriamo gli occhi. Apriamo il cuore. E questa lo dico anzitutto a me stesso. A ciascuno di noi compete preparare un terreno perché l’esperienza di questi giorni non la riviviamo mai più. Preparare il terreno vuol dire tornare a casa e imparare a cogliere un atteggiamento che intravediamo violento nella nostra esistenza… sto pensando anche a cose piccole che potrebbero sembrare poca cosa….
Tutto comincia da cose, pensieri, atteggiamenti che all’inizio sembrerebbero poca cosa, giustificabili…. Dobbiamo toglierlo.
Oggi, tornando a casa, dobbiamo decidere di togliere la spina a tutto ciò che cova arroganza, prepotenza e forse anche già violenza nelle nostre case… Dobbiamo toglierlo… cambiarlo … prima che sia troppo tardi!
Il Signore ce ne dia la forza e la perseveranza".