Autostrada

Treviglio-Bergamo: bastonate bipartisan dai sindaci

Imeri stizzito per le (presunte) modifiche al progetto. Scetticismo anche da Bergamo: "Il peduncolo per l'asse interurbano è per ora solo una suggestione"

Treviglio-Bergamo: bastonate bipartisan dai sindaci
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Il progetto c'è, ed è quello di sempre. I soldi, più o meno, stanno cominciando a vedersi, anche grazie al misteriosissimo stanziamento da 130 milioni di euro deciso da Regione Lombardia in pieno agosto e passato quasi sotto silenzio, tra le pieghe del piano Marshall per la ripartenza post-Covid. Insomma, per la Treviglio-Bergamo sembrerebbe davvero arrivato il momento di venire al mondo. Ma a ormai diciotto mesi dalla presentazione in Regione del progetto e del piano finanziario da parte della società proponente Autostrade Bergamasche, i nodi da sciogliere sono ancora moltissimi, e tutt'altro che marginali. A cominciare dal rapporto - diciamo complicato, per usare un eufemismo - tra la società proponente e la schiera dei sindaci del territorio, tra i quali anche i più entusiasti all'idea di collegare finalmente in modo veloce ed efficiente Bergamo con la Bassa non nascondono più l'imbarazzo per la pressoché totale assenza di confronto, negli ultimi mesi, sul progetto e sulle sue future ricadute territoriali, ecologiche ed economiche.

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I sindaci divisi tra contrari e... scettici

Se è vero infatti che rispetto al progetto dell'autostrada del 2012 la larghezza della carreggiata è stata ridotta, saranno centinaia di migliaia i metri quadrati di terreni da acquisire e cementificare. Compresi, tra Treviglio e Pontirolo, quelli che costituiscono sostanzialmente l'ultima area agricola di interesse naturalistico rimasta nella zona.
Diversi sindaci - a Osio Sotto, ma anche a Levate, Verdellino e Stezzano, tra gli altri - sono semplicemente contrari all'opera, e propongono da tempo di riqualificare, piuttosto, la ex SS42. Per altri, il tema è quello delle compensazioni ambientali, di cui non si è ancora veramente parlato. E soprattutto, un po' per tutti, quello di essere stati quasi completamente «tagliati fuori» nelle fasi più importanti della progettazione dell'opera.
Persino il sindaco Juri Imeri di Treviglio, da sempre tra i sostenitori più convinti dell'autostrada, è stizzito. E come già da queste colonne lo scorso maggio, è tornato a sollecitare un comportamento più istituzionale da parte della società proponente, e a invocare maggiore centralità per i Comuni (molti dei quali sono peraltro soci di Autostrade Bergamasche) nelle scelte.

«Non siamo contrari all'opera, ma il nostro non è un "sì" incondizionato - ha detto - Dal 2012, a parte qualche interlocuzione, di ufficiale non è arrivato nulla in Comune: abbiamo saputo delle modifiche al progetto solo in via ufficiosa. E non è normale che, pur essendo socio di Autostrade bergamasche, io venga a sapere queste cose dalla stampa».

Da Bergamo: "Il peduncolo per arrivare in città per ora  è solo una suggestione

E a Bergamo? Dalle poche e caute parole filtrate dall’assessorato lo scetticismo è palpabile. «Dalla prospettiva del capoluogo l'autostrada sembra un tema un po' scollegato dalle riflessioni viabilistiche dell'area urbana - si legge in una nota - Non è citata nel programma di mandato dell'Amministrazione, che sta invece lavorando molto sulla mobilità prossima alla città. Il tracciato del collegamento con Treviglio si snoda fuori dai confini comunali e l'ipotesi di un "peduncolo" che arrivi fino all'asse interurbano a Bergamo è ad oggi una suggestione al di fuori delle autorizzazioni già concesse all'opera, una soluzione che interesserebbe aree che richiedono una certa attenzione dal punto di vista paesistico. A Bergamo si cerca di capire quali possano essere i benefici sul traffico che potrebbero derivare dal completamento della variante di Verdello e da altri interventi previsti sulla viabilità esistente, ma è evidente che 50 minuti di tempo per collegare la parte nord a quella sud della provincia siano ad oggi un’enormità. Lo pensa soprattutto il mondo del lavoro, Confindustria, sindacati, associazioni, che puntano, soprattutto dopo la crisi Covid-19, a cercare di liberare ulteriormente le energie del territorio bergamasco. E, proprio in questo senso, il sindaco Giorgio Gori ha più volte preso le loro parti».

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