Una vita di luci e ombre

Padre Antonio Zanotti, il "culto" della persona, i soldi e le amicizie importanti

Alle leggende su un passato pieno di ombre si legano aneddoti di guarigioni misteriose, al limite del sovrannaturale. Ma chi è davvero?

Padre Antonio Zanotti, il "culto" della persona, i soldi e le amicizie importanti
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Anziani, ragazze madri, ex tossicodipendenti, pazienti psichiatrici, ma anche profughi e chiunque avesse bisogno di un tetto e di un lavoro. E' un paese nel paese, il villaggio della cooperativa di padre Antonio all'Oasi7. Con le sue luci e le sue ombre, abitato in alcuni momenti da centinaia di persone. Passeggiandoci attraverso non è diverso da un piccolo villaggio turistico: la mensa, bungalow e casette prefabbricate immerse nel verde e circondate da giardinetti, qualche pollaio. Qualche anno fa era stata aperta anche una stamperia gestita dagli ospiti, mentre altre attività legate alla coop sono spuntate nelle zone industriali dell’intera Bassa orientale.

Padre Antonio Zanotti ai domiciliari

E' il dipinto di una realtà che oggi fa discutere. Oggi che anche lo stesso Padre Antonio Zanotti si trova agli arresti domiciliari, travolto insieme al mondo che ruota attorno alla sua cooperativa, da una bufera senza precedenti.

Agghiacciante la ricostruzione di quel che avveniva in quelle cooperativa, in cui decine di richiedenti asilo a vivere mangiando anche cibo scaduto, e a lavorare in condizioni di sfruttamento. In sostanza, i gestori del centro di accoglienza “facevano la cresta” sui famosi 35 euro a migrante riservati dallo Stato. Costringendo i richiedenti asilo a vivere quasi come fossero in schiavitù.

Come un guru, attorno a lui un vero culto

Negli anni attorno al francescano di Spirano è nato qualcosa non troppo diverso da un culto, che lui ha assecondato anche dai social media, con messaggi quasi quotidiani. Durante le interviste parlava a braccio, lentamente. Gli occhi chiusi, come in trance.
Oggi non ha più incarichi in Rinnovamento ma la sua fan page personale sembra quella di una star, quanto a numeri e al tono dei commenti adoranti.
Centinaia le persone che ha salvato dalla droga, dal disagio e dalla povertà. Per molti di loro, e per i familiari di questi, padre Antonio è un vero e proprio guru. Un benefattore che ha cambiato in meglio le loro vite, segnate da tragedie che negli anni Novanta erano molto più frequenti di ora. Erano gli anni dell’eroina e dell’Aids, che mieteva ventenni ogni mese, anche nella Bassa.

Il giro di soldi

Così anno dopo anno, Oasi7 è cresciuta. Diventando alla fine un «brand» perfettamente funzionante, con un frate «volontario» a capo di un’azienda perfettamente obbediente. E organizzatissima, malgrado l’apparente spontaneità di quel mondo. La povertà degli inizi si gonfia di soldi, che cominciano ad arrivare. Tanti soldi. Da destinare in beneficenza, per le comunità.

L'accusa di violenza sessuale

Chi è diventato quel francescano? Nel 2018 su Padre Antonio si abbatte la prima tegola. Nessuno parla, fuori dal cancello, nemmeno gli ospiti più giovani. Il sito di Oasi7 va improvvisamente «in manutenzione» (e lo è ancora oggi, ndr), poco dopo l’uscita della notizia dell’inchiesta da Roma riguardante l'accusa di violenza sessuale perpetrata dal frate ai danni di un ragazzo ospitato nelle sue strutture.

Molte luci e molte ombre

Sono moltissime le famiglie che hanno avuto a che fare, nel tempo, con il sacerdote di Antegnate. Alle leggende su un passato pieno di ombre si legano aneddoti di guarigioni misteriose, al limite del sovrannaturale. Molte luci, molte ombre. Nella sua vita anche una tragedia, di cui in paese si parla appena. Un incidente stradale nel quale avevano perso la vita due caravaggini e in cui era coinvolto anche lui, nei primi Duemila.

Le amicizie importanti

Chi lo conosce bene però conosce anche il potere secolare del frate. E conosce il giro di amici importanti e potenti che sono passati da Oasi7. Basti pensare che solo qualche anno fa, nel silenzio generale, nel villaggio antegnatese era venuto a vivere per qualche tempo, fino alla morte, il primate della chiesa assira. Il patriarca rappresentava per la chiesa assira europea nientemeno che quello che il Papa è per quella chiesa. Deteneva inoltre lunga serie di titoli onorifici tra cui quello di «Principe reggente, Gran Maestro del sovrano ordine dinastico dei cavalieri normanni, capo di nome di arme della casa comitale di Palamara», ed era priore spirituale di un ordine di templari. I funerali, con cavalieri a seguito e antichi aperti dal grido «Il re è morto», li aveva celebrati proprio padre Antonio. «Un amico» aveva spiegato all’epoca il francescano.

Le tante attività sul territorio

E poi ci sono le attività sul territorio. Moltissime, anche se spesso ispirate a una ostinata «autarchia». Le collaborazioni con il resto del terzo settore della Bassa sono da anni sporadiche. Rarissime le interviste, e molto ingessate. Nell’ultima, rilasciata a Romanoweek nel 2015, padre Antonio aveva parlato della mensa solidale: un progetto attivato per sostenere le famiglie colpite dalla crisi economica. A fatica aveva parlato degli anni degli inizi, dalla vocazione alla decisione di entrare in seminario.
Era a Sondrio, ancora ventenne, quando padre Antonio cominciò a lavorare. Correva l'anno 1969 e padre Antonio era uno studente di liceo classico fresco di tonaca.

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