Boltiere

Morì soffocato nel cassonetto per i vestiti usati, tre anni dopo Karim attende ancora giustizia

Il pm Emanuele Marchisio porta avanti la sua battaglia per mettere al bando i cassonetti pericolosi e spesso sprovvisti delle indicazioni di pericolo

Morì soffocato nel cassonetto per i vestiti usati, tre anni dopo Karim attende ancora giustizia
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Sono trascorsi tre anni da quel giorno maledetto e sulla morte del piccolo Karim Bamba c’è ancora solo tanto silenzio.

Tre anni dalla morte del piccolo Karim

Aveva 10 anni quando, il 19 maggio 2020, si era introdotto nel portellone del cassone per i vestiti usati della cooperativa Berakah di Pagazzano. Forse un gioco, forse la curiosità di bambino, forse la ricerca di qualche vestito, ma Karim è rimasto soffocato da quel sistema "a ghigliottina" che rende quei cassonetti (il cosiddetto "modello 1") delle vere e proprie trappole mortali, costate la vita già a diverse persone in tutta Italia.

La battaglia contro i cassonetti "a ghigliottina"

Ed è proprio su questo che si concentra la battaglia del pm Emanuele Marchisio. La battaglia per mettere al bando cassonetti pericolosi e spesso sprovvisti delle indicazioni di pericolo.
Quello che si trovava in via Monte Grappa (ora non c’è più perché dopo quel giorno venne messo sotto sequestro, ndr) era "integro e funzionante", come è emerso dalle perizie, ma non per questo meno pericoloso. La richiesta di sequestro preventivo su tutto il territorio nazionale è stata rigettata dal gip, dal Riesame e dalla Cassazione, proprio per l’assenza di norme che ne disciplinino le caratteristiche tecniche.

L'inerzia delle autorità

Ma il pm ha scritto anche al ministero dello Sviluppo economico, al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, all’assessorato del Welfare di Regione Lombardia per segnalare la pericolosità di quei cassonetti senza però ricevere alcuna risposta.
La legale rappresentante della cooperativa Berakah è indagata per omicidio colposo anche se tutto fa pensare che la vicenda si concluderà con un'archiviazione. Resta il fatto, però, che quel giorno, Karim - secondo di cinque fratelli, che abitava in paese con la mamma Anna Maria Gambino e il papà ivoriano Valencine (la famiglia ora si è trasferita altrove, ndr) - ha perso la vita per colpa di un cassonetto vecchio e pericoloso. Sempre secondo il pm, infatti, "l’inerzia delle autorità" che non ne vietarono la fabbricazione e l’utilizzo non esclude profili di responsabilità, alla luce dei precedenti avvenuti in molte località italiane e di soluzioni più sicure già adottate per altri cassonetti.

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