L'ultimo commosso saluto di Urgnano a Beppe Ghidotti
In tanti hanno partecipato oggi, 16 aprile 2024, ai funerali di Beppe Ghidotti il 28enne rimasto vittima di un tremendo incidente a Miami
Una folla commossa ha partecipato oggi pomeriggio, 16 aprile 2024, ai funerali di Giuseppe Ghidotti, il 28enne rimasto vittima di un tremendo incidente in moto il giorno di Pasquetta mentre si trovava in Florida con l'amico Kevin Drago, anche lui urgnanese, che lotta per la vita in un letto del Jackson Memorial di Miami.
L'ultimo saluto a Beppe Ghidotti
Un ultimo saluto molto partecipato. In tantissimi, infatti, si sono voluti stringere attorno alla famiglia di Beppe, alla mamma Alda e al papà Alessandro, al fratello Samuele e a tutta la famiglia che oggi lo ha accompagnato partendo dall'abitazione di via San Francesco 125 dove, in questi giorni, era stata allestita la camera ardente.
La salma del 28enne ha fatto rientro sabato in paese, dopo essere atterrata all'aeroporto di Malpensa. Da quel momento un via vai continuo di amici, conoscenti, parenti, dalla casa che l'aveva visto crescere. Beppe, però, era un'anima libera, innamorato del mondo e con la voglia di vederlo e di viverlo.
"Continuiamo a celebrare la vita e l'amore"
"Siamo qui, come amici, intorno ad un giovane morto portando la nostra vicinanza e il nostro conforto - ha esordito il parroco don Stefano Bonazzi durante l'omelia - Ma oggi qui non celebriamo la morte, celebriamo la vita, il bene, l'amore, l'affetto, il legame che ci ha unito. Vogliamo tener vivo e far crescere l'amore per la vita, per la famiglia, per i fratelli, per il lavoro, per gli ideali, per la storia che viviamo. Dobbiamo piangere insieme, farci famiglia. La morte di Giuseppe e le gravi condizioni di salute di Kevin, tutte le nostre sofferenze vanno affrontate insieme, vissute e accolte con la voglia non di farla finita ma di continuare a dar vita, di amare, di sostenerci l'un l'altro e far dono delle nostre capacità ed energie a chi ci accanto e a chi incontriamo".
"Ognuno coi suoi modi, ma tutti dobbiamo impegnarci nel far vivere bene gli altri soprattutto i più deboli e i più fragili - ha proseguito don Stefano - Perché tutti siamo fragili, tutti andiamo in crisi prima o poi e l'insegnamento di tante mamme e papà come quelli di Camilla e di Giuseppe è quello di continuare a vivere e amare in pieno. Anch'io in passato ho avuto l'esperienza di un incidente e so perché sono qui e ringrazio il Signore di questo. Bisogna volere il bene degli amici, anche richiamarli, scuoterli, non dopo una sniffata o dopo il quinto Spritz, ma prendendo l'amico da parte il giorno dopo per dirgli che certe cavolate non si fanno. Amare è anche scontrarsi. I giovani aiutano i giovani, gli amici gli amici. La morte di un giovane improvvisa e tragica è sempre un forte dolore, ma forte è anche il richiamo alla vita".
La voglia di evadere
"Giuseppe era molto buono, legato alla famiglia ma desiderava evadere un po', vivere esperienze diverse, come tanti giovani si sentiva un po' legato dallo stile di vita del nostro paese. L'irrequietezza l'ha portato a partire, zaino in spalla, ad accettare i lavori che qui non avrebbe mai accettato. Ma a noi, a mamma e papà, trasmetteva serenità. Loro erano preoccupati ma lui era contento. La morte di un figlio è un momento che ci manda in crisi. Gesù ha pianto con Marta e Maria per la morte di Lazzaro e piange con noi, ma ci chiede di avere fiducia. Non è facile credere in Gesù, essere cristiani oggi. E' più facile dire che è il destino. Siamo arrabbiati, stanchi, anche delusi, incavolati, però la resurrezione di Lazzaro e Gesù ci sono, ne sono la testimonianza".
Le testimonianze d'affetto
In chiesa, una dopo l'altra, le testimonianze d'affetto della comunità: la prima è stata quella della ex dirigente scolastica Carol Meddis, che ne ha ricordato la bontà d'animo.
"Caro Giuseppe, sei parte di quella generazione che ho avuto la fortuna di accompagnare nella sua crescita - ha detto sull'altare - la mia professione mi ha visto coivolta nel tuo percorso scolastico, che hai compiuto portando non solo la tua voglia di apprendere, la tua curiosità, la tua intelligenza fluida ma anche il tuo desiderio di creare un mondo privo di ingiustizie, un mondo nel quale la tua sensibilità poteva prendere voce, un mondo nel quale la tua solidarietà verso tutti coloro che ne avevano bisogno tu comunque la donavi. E tu Giuseppe non aspettavi che te lo chiedessero: ti offrivi, spontaneamente, senza indugiare e senza chiederti se il tuo gesto ti nuoceva".
Poi ha tratto un insegnamento dalla vita del ragazzo, che si sentiva cittadino del mondo.
"Ti sentivi cittadino di Urgnano, un luogo dove hai coltivato tante amicizie, testimoniate in questi giorni, ma anche un cittadino del mondo. - ha osservato - Mondo che hai cominciato a conoscere iniziando alcuni anni fa a viaggiare. Viaggi in luoghi, ma anche viaggi di esperienze, viaggi di conoscenze, di nuove relazioni umane, infatti ho saputo che anche nei pochi mesi che sei stato a Miami hai lasciato un ricordo di te, della tua autenticità, della tua dose di farti voler bene. Accanto alla tua salma ho visto tante foto, la cosa che risalta è il tuo sorriso, il tuo sguardo, il tuo volto che esprime gioia e voglia di sorridere alla vita. Una vita breve ma intensa. Un giovane che odia i pregiudizi per insegnare a noi che ci possono essere tanti e tanti modi per rendere la vita degna di essere vissuta. Io questo messaggio lo custodisco preziosamente nel mio cuore, anche perché voglio che la tua voce che ha risuonato tanto forte in mente non solo a me non venga persa. Voglio impedire che scompaia il tuo universo fatto di cose agite, pensieri, sentimenti. Voglio che rimangano nella memoria di chi ti ha conosciuto, affinché la tua unicità permanga, come hanno scritto i tuoi genitori volgendo lo sguardo alle impronte che doni, che lasci a coloro i quali ti hanno conosciuto. "Visto felice tu, visto felice io": una semplice frase donata da tuo fratello Samuele nel ricordarti. Grazie Giuseppe".
Dopo di lei è giunto il messaggio di monsignor Ivan Santus, ex curato di Urgnano, letto da don Davide Milani.
"Cari Sandro, Alda e Samuele, cari amici tutti di Giuseppe - ha esordito - vorrei umilmente, in punta di piedi, inviare insieme a voi una lettera al nostro Giuseppe, quale segno di crescita umana e spirituale fatto con lui negli anni più belli della vita, quelli che vanno dai 13 ai 18 anni, dove nascono i desideri per il futuro e i progetti per il domani".
"Caro Giuseppe ora ti sto guardando dal basso verso l'alto, come nell'estate del 2010 a Lignano Sabbiadoro quando, per raggiungere un'altra stanza, con i tuoi amici, passavi dal davanzale di una finestra all'altra... - ha ricordato - Ora ti guardo dal basso di questa Terra, piena delle sue storie di incomprensione all'alto del Cielo, dove l'abbraccio di Dio ti ha accolto. E mi pare di vederti passare da una stella all'altra così come le stelle passano da un estremo all'altro del cielo. Spesso pensiamo che lo scopo della vita sia sopravvivere o essere i più adatti alle varie situazioni e così ci dimentichiamo di vivere, di guardare verso l'alto, di cercare il senso e dare il significato alle nostre relazioni, al nostro fare, al nostro dire. Vogliamo tutto e così perdiamo tutto: ma quando ce ne accorgiamo è troppo tardi".
Il sacerdote ha ricordato il meraviglioso sorriso del giovane.
"In tutta questa situazione di disperazione, in questo dolore, in questa inadeguatezza cosa ci dà speranza, cosa ci fa brilalre gli occhi pieni di lacrime? - si è chiesto - Tu Giuseppe avevi una caratteristica, che ci può far uscire da questa chiesa con il desiderio di vivere: il tuo sorriso geniale, che parlava della bellezza della vita, che accoglieva e una genialità che trovava soluzioni inaspettate a situazioni intricate. Questa tua genialità ti ha portato a cercare al di là della quotidianità conosciuta un futuro dove raccogliere i sorrisi di gente che vive in altri Paesi, in altri continenti. Oggi però ci obblighi a rimettere tutto in discussione e anche in questo sei geniale: ci obblighi a ritrovare il sorriso in noi stessi per portarlo agli altri. Ci obblighi a riscoprire l'importanza di cercare un senso per il nostro vivere. Ci obblighi a fermarci e a non accumulare solo esperienze ma a decidere cosa veramente conta nella nostra vita. Credere che tu ora sei in cielo con Dio è l'unica bussola in grado di condurci attraverso le incertezze. E' l'unica direzione che ci dà la capacità di ricollocarci nello spazio del nostro tempo, del nostro vivere. Questa sera guarderemo il cielo e ci piacerà vederti saltare da una finestra all'altra e, se vedremo uno scintillìo, un riverbero, un movimento, noi sapremo che sarà il tuo sorriso. Un sorriso che diventa un messaggio per noi attraverso la preghiera che ci ha insegnato Madre Teresa e che tu, Giuseppe, ora dal cielo rivolgi a tutti noi e, in particolare, ai giovani come te".
Infine ha letto il testo della preghiera, commovente.
L'amore di una madre
Sono arrivate, strazianti, anche le parole di mamma Alda che, con coraggio, nonostante il dolore devastante, "ha donato questo figlio al Signore".
"Ti consegno il mio amato Giuseppe - ha detto il parroco leggendo la sua lettera - ma con gli occhi del mio cuore, lacerato dal dolore, non è facile farti questa offerta. Ti dono questo mio figlio perché confido nella tua infinita bontà. Sia fatta la tua volontà, Signore mio. Dammi però la forza e il coraggio di portare questa sofferenza. Donali anche a mio marito Sandro e a mio figlio Samuele perché so che tu non risparmi le grazie a chi fa la tua volontà, anche se non coincide con la nostra. Sostieni anche i familiari di Kevin, stai accanto a Kevin stesso in questa sua battaglia con la vita".
Una madre che si è rivolta a un'altra madre, la Vergine Maria.
"A volte mi sembra impossibile sostenere questa diperazione se non mettendomi accanto a te, cara mamma Maria, ai piedi della croce. Accanto a te, quando hai ricevuto il corpo martoriato del tuo Gesù. staccato dalla croce. Siamo nelle tue mani Maria, madre della consolazione. Prega per noi e per tutti i giovani".
Parole accolte da un applauso.
La vicinanza dei familiari di Kevin Drago
Tra i messaggi letti al termine del rito funebre anche quello della famiglia di Kevin che, in questo momento, si trova negli Stati Uniti per stare accanto al figlio, ora in coma.
"Con il cuore spezzato partecipiamo all'immenso dolore dei famigliari di Giuseppe - hanno scritto i genitori di Kevin - Preghiamo affinché il Signore dia a tutti noi il coraggio e la forza di affrontare questa tragica situazione. Stringiamo in un abbraccio la mamma, il papà e il fratello di Giuseppe e tutti coloro che gli vogliono bene e ringraziamo tutti per il sostegno, l'aiuto e l'affetto".
Il servizio completo su Romanoweek in edicola venerdì 19 aprile
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