Editoriale

L'emergenza climatica e noi: perché serve una rivoluzione edilizia

L'emergenza climatica ci sta imponendo un cambio di paradigma anche in materia di edilizia e di urbanistica. Ed è un problema politico, per i Comuni

L'emergenza climatica e noi:  perché serve una rivoluzione edilizia
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È impossibile prevedere quando e dove temporali come quelli di questi giorni si abbatteranno esattamente: i modelli meteorologici, al momento, non sono sufficientemente raffinati e comunque, di fronte alla furia di raffiche di vento a oltre cento chilometri orari, c'è poco da fare: è impossibile mettere in sicurezza in poche ore, in piena emergenza, qualunque edificio.

Come fare, quindi, per far fronte ai sempre più frequenti eventi meteorologici estremi che stanno colpendo la pianura Padana?

Serve un cambio di paradigma

La verità, per quanto poco popolare sia agli occhi di qualunque amministratore locale, è che l'emergenza climatica sta imponendo un cambio di paradigma anche in materia di edilizia e di urbanistica. Servirà, semplicemente, una rivoluzione: come abbiamo cominciato a parlare di antisismica - seppur dopo svariate tragedie nazionali e migliaia di morti - così anche la resistenza al vento dovrà diventare una priorità dell'edilizia bergamasca, specialmente in pianura. Così la resistenza alle bombe d'acqua, a sua volta, dovrà essere una caratteristica urbanistica inderogabile dei nuovi quartieri per migliaia di paesi e città. E infine, la messa in sicurezza del verde pubblico non potrà più essere messa sotto scacco dalle prevedibili proteste dei cittadini, quando si tratterà di abbattere - senza pietà - centinaia di alberi morti o moribondi.  Salvo che poi ci si ricordi di sostituirli, magari in modo più abbondante e intelligente di quanto abbiamo fatto sinora.

Gli edifici non nuovi e l'abusivismo

Non solo: prima o poi, è evidente, una nuova attenzione in materia di sicurezza dovrà riguardare necessariamente anche gli edifici non nuovi. Almeno sulla carta molte costruzioni recenti sono nella maggior parte dei casi già (relativamente) sicure, per quanto forse non a prova di tornado. Dispositivi quali i ferma-coppi, o le vasche di raccolta delle acque piovane, lentamente, si stanno imponendo all'attenzione dei progettisti e quindi del mercato immobiliare. Restano invece migliaia e migliaia - e non c'è 110% che tenga - le abitazioni private, i capannoni e persino gli edifici pubblici della Bassa bergamasca ad alto rischio in caso di eventi meteo estremi. E si capisce: all'epoca in cui vennero costruiti non furono progettati per resistere ai temporali cui ci stiamo, troppo velocemente, abituando. Per non dire delle migliaia di tettoie, dei gazebo, delle baracche agricole e chissà di quante altre strutture completamente abusive che costellano cortili e giardini, praticamente ovunque. Eppure sono proprio queste, molto spesso, le prime a volare via, piombando poi come macigni su strade, case e terreni vicini.

Scelte impopolari ma necessarie

Non servirà e non basterà una bacchetta magica per metterci in salvo: servirà la politica. Meglio: servirà la politica dei Comuni: l'unica che possa fare concretamente qualcosa, agendo d'imperio per le situazioni più pericolose, a mezzo di ordinanze, oppure attraverso Pgt più stringenti e consapevoli, veramente attenti al consumo di suolo e alla gestione delle reti idriche.

Non sarà popolare passare in rassegna tetti e cortili, o condannare a morte qualche tiglio maestoso ma ammalato e pericolante. Non c'è la fila di consiglieri comunali pronti a presentare mozioni e interrogazioni sull'argomento, né tantomeno di sindaci ed assessori, perché guardare in casa d'altri, in Italia, è considerato poco elegante: si perdono voti.    Eppure comincia ad essere necessario, se vogliamo ridurre un rischio che anche senza irregolarità edilizie sarebbe già alto di suo, visti gli effetti dell'emergenza climatica. A Treviglio venerdì si è sfiorata la tragedia, in viale del Partigiano, mentre a Lissone, lunedì, c'è stata davvero: è morta una donna, travolta da un albero abbattuto dal vento. Così a Corteno Golgi, dove ha perso la vita una ragazza di 16 anni. Non possiamo prevedere quando e dove, ma ad ogni estate il bollettino dei danni fa paura: non c'è più tempo per stare a guardare.

Davide D'Adda

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