Caravaggio saluta nello stesso giorno due delle sue decane, Giovanna Inzoli, 100 anni e Adele Facheris, 101. Con loro se ne va un pezzo di storia della città. I funerali sono stati celebrati martedì 30 settembre, poi i feretri sono stati tumulati nel cimitero locale.
Giovanna Inzoli, 100 anni
Nativa di Fontanella, Giovanna aveva tre sorelle, tra cui una gemella, e un fratello. Sposatasi giovane con il marito Giacomo Chiara cominciò la sua attività di pastorella.
“Portava le pecore in alpeggio e con lei c’erano anche i suoi cinque figli, tre femmine e due maschi – ha raccontato il nipote Giuseppe – purtroppo una di loro, Pinuccia, è morta 20enne, negli anni ’70, a causa di un tumore. Un dolore immenso per mia nonna, che non molto tempo dopo è rimasta anche vedova… Nonostante tutto non l’ho mai vista piangere, era una donna forte, ma da allora non è più uscita di casa, nemmeno per le feste di famiglia. Era una sua forma di lutto. La vita per lei è stata dura e non è mancato il lavoro: dopo le pecore infatti erano passati a un allevamento bovino in una cascina in via Mozzanica, dove viveva, che poi si è trovata a gestire da sola: aveva un’ottima capacità imprenditoriale ed era molto sveglia, inoltre fisicamente non temeva la fatica, a 70 anni ancora portava da bere ai vitelli secchi di latte pesantissimi… Finché ce l’ha fatta ha seguito l’azienda, poi hanno continuato mio padre Franco, mio zio Mario e mio fratello Giacomo. Lei comunque si metteva su una sedia in cortile, col suo cappello di paglia in testa e gli occhiali da sole a ‘controllare’ la sua cascina”.
Anni fa sono mancate anche le due figlie. Altri lutti che hanno segnato la sua esistenza.
“Fino allo scorso gennaio viveva a casa sua ed era ancora abbastanza autonoma, ma con lei in cascina c’erano mio zio che non è sposato, una badante e mio fratello – ha continuato il nipote – Poi una caduta, la frattura del bacino e la necessità del trasferire la nonna all’ospedale Caimi di Vailate, dove si è trovata molto bene grazie al personale molto professionale e di spiccata umanità, al punto che non voleva tornare a casa. Io sono uno dei suoi sette nipoti: ci ha insegnato il valore del lavoro e del sacrificio. Era una donna dal carattere forte ma simpatica e, soprattutto in questi ultimi anni, era molto affettuosa. Non ci ha mai parlato della guerra. Le piacevano le cose semplici, stare all’aria aperta e il calcio, era una milanista sfegatata in una famiglia di juventini”.
Giovanna è mancata domenica, in seguito a un’ischemia.
“Pochi giorni prima di morire mangiava ancora il salame – ha concluso Giuseppe sorridendo – era una buongustaia, amava rane, polenta, salumi e formaggi ed era golosa di cioccolato. Non una dieta perfetta ma è arrivata a 100 anni”.
Adele Facheris, 101 anni
Era originaria di Bonate Sopra Adele ma ormai si considerava una caravaggina d’adozione. Viveva in via Pirolo, accudita dai suoi familiari e, sebbene allettata a causa di una caduta avvenuta qualche anno fa, portava bene i suoi 101 anni. Prima di 12 fratelli, durante la giovinezza aveva lavorato nella filanda del paese. Poi l’incontro con Francesco Legramandi, al matrimonio di una cugina, l’uomo che diventò suo marito.
“Un amore a prima vista – aveva raccontato la figlia Giovanna in occasione del suo centesimo compleanno – mio padre andava a trovarla in bicicletta, avanti e indietro da Caravaggio fino a Bonate… Quando si sono sposati, nel 1955, hanno vissuto per anni là, poi nel 1970 si sono trasferiti qui in città. Mio padre faceva l’agricoltore e la mamma aveva smesso di fare l’operaia per aiutarlo in azienda e occuparsi di noi cinque figli: io sono l’unica femmina”.
Una lunga vita in cui l’ultracentenaria ha conosciuto sacrifici, tanto lavoro e anche la miseria durante la guerra.
“Allora non c’era da mangiare e si dormiva in sette od otto persone nella stessa stanza – aveva ricordato ancora Giovanna – Anche dopo le nozze la vita per lei non è stato facile: aiutava in stalla mungendo le mucche, accudiva noi bambini e i soldi erano pochi. Ma non si è mai tirata indietro poi, quando i figli sono cresciuti e hanno preso in mano le redini dell’azienda, lei si è occupata di galline e conigli. Ha lavorato fino a 90 anni. Nel 2005 ha perso mio padre e uno dei miei fratelli ed è stato un duro colpo, però è andata avanti. La mamma è sempre stata una donna buona, accomodante”.
Adele era anche una nonna affettuosa di tanti nipoti e pronipoti, che purtroppo l’hanno persa nella notte tra sabato 27 e domenica 28 settembre.
“Nel giro di 15 giorni ha avuto un tracollo – ha detto commossa la figlia – venerdì 26 ha cominciato a stare male e alla fine il fisico ha ceduto. Ci mancherà tantissimo, lascia un grande vuoto… Anche se era costretta a letto da cinque anni lei c’era, nella sua azienda, con i suoi figli e nipoti. Saliva sulla carrozzina e indossava il suo cappello, poi andavamo a fare un giretto ed era felicissima… L’abbiamo accudita fino all’ultimo, facendo del nostro meglio”.