Il caso di Gallignano

Il Popolo della Famiglia difende don Lino: "Riaprire le messe ai fedeli"

"Gli italiani hanno imparato a stare in coda al supermercato e a indossare mascherine: perché non tornare a celebrare?"

Il Popolo della Famiglia difende don Lino: "Riaprire le messe ai fedeli"
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Tornare a celebrare le messe con i fedeli. E' ciò che chiede il Popolo della Famiglia in seguito all'episodio avvenuto a Gallignano (Soncino -Cr) e che ha scatenato non poche polemiche. Il PdF si schiera al fianco di don Lino Viola, che qualche giorno fa, ha ricevuto la visita dei carabinieri mentre stava celebrando messa alla presenza di una quindicina di fedeli.

PdF: "Riaprire le messe ai fedeli"

"Le parole pronunciate oggi dal prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, cardinal Becciu (‘Deve essere difeso il principio che a nessuna autorità è consentito interrompere la messa’) confermano - dichiara Massimo Dal Passo, coordinatore per la Provincia di Bergamo e componente del Coordinamento Regionale lombardo - la bontà della posizione del nostro presidente nazionale Mario Adinolfi, in relazione alla interruzione della Messa celebrata da don Lino Viola, parroco a Gallignano in provincia di Cremona, alla presenza di una decina di fedeli".

"In questo periodo di quarantena - continua Dal Passo - gli italiani hanno imparato a stare in coda per entrare nei supermercati, a tenere un metro di distanza l’uno dall’altro, a indossare guanti e mascherine: perché non tornare a celebrare cum populo con le dovute precauzioni?"

Il caso di don Lino

Il riferimento, appunto, è alla messa celebrata da don Lino Viola che, alla vista dei carabinieri, non ha desistito proseguendo la celebrazione fino alla fine e insistendo nel difendere la propria posizione. "Non c'è ressa - aveva detto ai militari - siamo una decina di persone in 300 metri quadrati e l'Eucarestia la porgo con la pinzetta". 

Giustificazioni che non sono bastate tanto che sull'episodio era poi intervenuto anche il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni definendo "il comportamento del parroco in contraddizione con le norme civili e le indicazioni canoniche" e rimandando al futuro e alle decisioni degli organi preposti la decisione di riaprire e riprendere le attività.

"No a soprusi e soverchierie"

Una presa di posizione che Il PdF non ha certo condiviso.

"Abbiamo apprezzato la prudenza della CEI in questo periodo - ha concluso Dal Passo - ma continuando ad accettare in silenzio soprusi e soverchierie si rischia di passare dalla prudenza alla pavidità di don Abbondio, contro cui si è già espresso Papa Francesco".

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