Fara, Fumagalli confessa: "Voleva lasciarmi, l'ho annegata"
Omicidio di Fara, Fumagalli confessa. In queste notti in cella, alla Polizia penitenziaria ha fatto cenno all'ipotesi di togliersi la vita in carcere.
Ha confessato ieri, giovedì, dopo 48 ore di silenzio, Carlo Fumagalli. Il 49enne arrestato martedì notte per l'assassinio della compagna Romina Vento, 44 anni, ha ceduto durante l'interrogatorio di garanzia, davanti al pm della Procura di Bergamo che sta indagando. E ha spiegato sia il perché che il come di un femminicidio tanto efferato. Martedì sera era scoppiato tra i due, madre e padre di due ragazzi di 10 e 15 anni, un litigio perché lei aveva deciso di lasciarlo. E per questo lui ha deciso di ucciderla, facendo uscire di strada volontariamente l'auto sulla quale viaggiavano, e facendola finire nell'Adda, a Fara. Lì nell'acqua gelida, poi, l'ha affogata. E' probabile che durante il processo si inseguirà la pista dell'infermità mentale: Fumagalli, in cella, ha parlato di suicidio, ed è stato trasferito in ospedale per riprendere la terapia psichiatrica che aveva interrotto nelle scorse settimane.
"Voleva lasciarmi, l'ho annegata"
L'interrogatorio ha consentito di appurare anche gli aspetti meno chiari di quanto avvenuto martedì. Secondo gli inquirenti, il piano dell'uomo era fin dall'inizio di uccidere. A costo, come ha spiegato lo stesso Fumagalli al suo avvocato, di mettere in conto anche di morire lui stesso, se non fosse riuscito a mettersi in salvo.
Tutto è cominciato attorno alle 21.30. Romina Vento, martedì sera, aveva lavorato e a fine turno sarebbe tornata a casa a piedi, come spesso capitava. Dalla «Annoni» di via del Commercio, fino alla villetta di via Udine in cui viveva con Fumagalli e con i due loro figli, una ragazza di 16 anni e un ragazzino di dieci. Martedì sera, però, all’uscita dal lavoro trova il convivente, inatteso. Lui la fa salire in auto e insieme accompagnano a casa un altro collega della donna. Poi scoppia il litigio.
I due vivono un periodo di crisi, o così almeno sembra emergere in queste ore. Lei gli aveva comunicato di volerlo lasciare. Di certo, la «Megane» bianca su cui viaggiano non passa da casa. Attraversa il paese e tira dritto fino al lungofiume deserto. E lì succede l’impensabile.
L’omicidio nell'Adda
L’uomo al volante sterza e fa finire l’auto nell’Adda. Pochi secondi e il mezzo è completamente sommerso dall’acqua. Lui riesce ad uscire, e a nuoto si mette in salvo. Anche lei però riesce a liberarsi dalla cinture di sicurezza e ad uscire dall’auto, che nel frattempo si sta riempiendo di acqua. La Megane verrà trovata infatti con la portiera aperta. Riesce persino a urlare: «Aiuto, aiuto!», come racconteranno alcuni ragazzi di Fara, che sono a pochi metri da lì e che hanno appena concluso una partita di calcetto al centro sportivo. Di certo, nonostante sia un abile nuotatore e nonostante la riva sia lì a due, forse tre metri, non fa nulla per salvarla. Anzi. La raggiunge e la affoga, per poi abbandonare il suo corpo alla corrente.
Non solo: i ragazzi riferiscono di averlo sentito urlare «Mio figlio, mio figlio!». Perché? Un depistaggio? Quel che è certo che è lo vedono, con una decina di bracciate, dirigersi lontano dalla riva. Raggiunge l’«isolotto», a una quindicina di metri di distanza, esce dall’acqua, e sparisce nel bosco.
Il ritrovamento del cadavere
Lei, intanto, annega. Il corpo sparisce nel buio del fiume, mentre i testimoni chiamano i soccorsi. Sono le 21.37 e in via Reseghetti torna a piombare un breve silenzio irreale. Pochi minuti più tardi, infatti, e a squarciare la notte del fiume arriveranno decine e decine di sirene di vigili del fuoco, ambulanze, carabinieri, sommozzatori.
Trovano l’auto vuota, le portiere aperte. Sul sedile posteriore, un seggiolino per bambini. Quando i ragazzi presenti riferiscono le parole dell’uomo, poi scomparso, si pensa al peggio: quanti sono i dispersi? C’è anche un bambino, tra loro? Le ricerche vanno avanti per un’ora circa, fino a quando, a 150 metri di distanza, emerge il cadavere di Romina Vento. Impigliata nelle griglie della diga di Sant’Anna, viene trascinata a riva e i soccorritori fanno di tutto per cercare di rianimarla. Ma non c’è niente da fare: è annegata. Sono le 22.45 circa. Sul posto arriva anche il sindaco Raffale Assanelli: si incrociano i dati dell’Anagrafe con quelli delle prime indagini e si appura finalmente l’identità della vittima e dell’altro, unico occupante la vettura: il compagno della vittima, Fumagalli. I figli dei due sono a casa, sani e salvi. Ma dov’è Carlo Fumagalli?
La fuga fino a Vaprio
Lo trovano che è quasi l’una, dopo una fuga che è durata quasi tre ore. Fradicio, vagava per la piazza della Chiesa di Vaprio, il suo paese d’origine. Nonostante faccia freddino (ci sono 12 gradi) e lui sia appena uscito dal fiume, ha percorso a piedi almeno 3,7 chilometri, in mezzo ai sentieri del parco dell’Adda e poi lungo l’alzaia che conosce tanto bene. I carabinieri lo fermano e non spiega niente di niente. Muto. Lo arrestano per omicidio volontario aggravato. E ieri, dopo un lungo silenzio, ha deciso di collaborare.
Disperato, minaccia il suicidio
In queste notti in cella, alla Polizia penitenziaria ha fatto cenno all'ipotesi di togliersi la vita in carcere. Subito è stato portato in ospedale per accertamenti, ma è probabile che in attesa del processo resterà comunque in cella.