Essere adolescenti in pandemia tra rabbia, isolamento e Dad
Parla il direttore del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Treviglio Emiliano Monzani. Cosa ha significato il lockdown per i più giovani?
Chiusi tra quattro mura, lontano dagli amici, dalle figure di riferimento, fermi per troppe ore davanti a uno schermo nel tentativo di riempire un vuoto che sta già causando disagi e disturbi anche gravi. E’ la pandemia degli adolescenti, dei giovani e giovanissimi che, negli ultimi mesi sono diventati - loro malgrado - protagonisti di un fenomeno che preoccupa, della manifestazione di un forte disagio psicologico che si traduce in atti di autolesionismo, rabbia o ritiro.
La pandemia e i giovani
Ne abbiamo parlato con il direttore del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Treviglio Emiliano Monzani.
Adolescenti, i soggetti più colpiti dal disagio post-Covid
«La pandemia ha senz’altro portato un incremento notevole della richiesta di accesso a incontri ambulatoriali per la fascia adolescenziale, dai 12-13 anni fino ai 20-25 - ha esordito Monzani - la manifestazione del disagio, tuttavia, ha portato anche a un aumento degli accessi al Pronto soccorso, con episodi acuti che sfociano spesso nella necessità di ricovero in reparto per ragazzi molto giovani che, fino a quel momento, non avevano mai mostrato segni di sofferenza».
I comportamenti che si notano sono in particolare le esternazioni di comportamenti aggressivi, autolesionisti, oppure forma di ritiro e depressione.
«Arrivano in Pronto soccorso ragazzi che si tagliano, si feriscono, oppure che hanno manifestato scatti di rabbia violenti (più diffuso nel maschi) - ha spiegato Monzani - di contro ci sono quelli che si isolano (colpisce più le femmine), si ritirano passando spesso moltissime ore davanti agli strumenti tecnologici evitando qualunque forma di interazione, saltando anche momenti di convivialità importanti come i pasti in famiglia».
I posti letto occupati soprattutto dai giovani
Non vorremmo crederci, ma i posti letto nel reparto per la salute mentale, a oggi, sono occupati per la maggior parte da giovani e alcune volte giovanissimi.
"Il lockdown ha scatenato un problema di proporzioni finora sconosciute, ci troviamo in allarme davanti a una situazione emergenziale - ha aggiunto - La sofferenza di questa situazione che si prolunga nel tempo è percepita da tutti ed è stata il detonatore di problematiche e disagi che hanno avuto manifestazioni ingenti".
Le più diffuse, come già accennato, sono quelle legate all’incremento delle ore trascorse davanti al pc, allo smartphone, ai videogiochi che portano al diffondersi di sintomi come irrequietezza, ansia, stato di allarme, umore deflesso e ritiro degli interessi.
Nuove dipendenze: sesso e tecnologia
"Spesso questi ragazzi manifestano disturbi del sonno, anche perché durante il giorno sono meno operosi di prima, hanno perso la loro routine, non hanno stimoli né opportunità di sfogo fisico nell’attività sportiva - ha puntualizzato - E come per tutte le altre fasce d’età abbiamo registrato una crescita dell’abuso di alcol e droghe. Il ricorso a “consolazioni” immediate e a buon mercato è clamoroso così come per le nuove dipendenze quelle tecnologiche, dipendenza da sesso su Internet e abuso di pornografia".
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