Discarica di amianto, la Giunta Borghi contro Claudia Terzi
L'assessore regionale aveva accusato l'ex Amministrazione di aver voluto il sito di smaltimento, la replica: "Balle spaziali".
Discarica di amianto, gli ex assessori della Giunta Borghi Daniela Ciocca e Francesco Lingiardi replicano all'assessore regionale all'Ambiente Claudia Terzi: "Le sue dichiarazioni sul nostro conto sono delle grandi balle spaziali".
Discarica di amianto
I due ex assessori dell'Esecutivo guidato dal 2006 al 2011 da Ariella Borghi non hanno mandato giù le dichiarazioni dell’assessore regionale che, in un comunicato stampa in risposta al candidato governatore Giorgio Gori, aveva addebitato all'allora Amministrazione comunale di centrosinistra la decisione di voler realizzare una discarica di amianto nell’ex Cava Vailata. «I trevigliesi - aveva detto Claudia Terzi - hanno la memoria lunga e si ricorderanno sicuramente che la procedura che ha dato il via all’iter nasce per volontà dell’allora sindaco Borghi».
Memoria corta
«L’assessore ha invece la memoria corta - ha ribattuto Daniela Ciocca - E forse non ricorda che, appena insediata
in Regione, ci aveva incontrati a Bergamo . Eravamo io, Ariella, Giovanna Galli del Comitato Tutela Ambiente e Patrizio Dolcini di Legambiente. In quella sede le avevamo chiesto di attivarsi per bloccare la discarica di amianto e lei ci aveva risposto che avrebbe approfondito l’argomento. Da allora l’assessore non ha fatto altro che blaterare,
senza mai portare una prova a supporto delle sue affermazioni. Durante l'Amministrazione Borghi, invece, la nostra posizione è sempre stata chiara: no, no e ancora no alla discarica di amianto».
"Assessore inadempiente"
«L’assessore Terzi è inadempiente nei confronti di 46 mila abitanti della Bassa - ha poi aggiunto Francesco Lingiardi - Già, perché il 17 maggio del 2013, otto Comuni della Bassa (Treviglio, Arcene, Arzago, Calvenzano, Casirate, Morengo, Spirano e Verdello, ndr) avevano presentato un progetto di legge regionale proprio sulle discariche
di Eternit». In particolare, si chiedeva l’introduzione di un vincolo che prevedesse una distanza minima di 500 metri dalle zone residenziali. In questo modo, il sito dell’ex Cava Vailata sarebbe stato giudicato non idoneo. «L’Ufficio di Presidenza aveva giudicato la proposta ammissibile - ha sottolineato Lingiardi - e l’aveva quindi rinviata all’apposita commissione per l’istruttoria. Peccato che da allora non si è più saputo niente».
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