Cronaca

Accusato di violenza sessuale, Sgroi a processo il 12 dicembre

I legali del sindaco, sospeso dal Prefetto, stanno portando avanti trattative di risarcimento nei confronti delle vittime

Accusato di violenza sessuale, Sgroi a processo il 12 dicembre

Il caso giudiziario che coinvolge Giovanni Sgroi, ex sindaco di Rivolta d’Adda e noto chirurgo della Bergamasca, arriva in tribunale.

Sgroi a processo

Arriva il giorno del processo per Giovanni Sgroi, 70 anni, sindaco (sospeso dal Prefetto) di Rivolta d’Adda ed ex direttore sanitario del centro polispecialistico di Pozzuolo Martesana. Il medico, agli arresti domiciliari dal 23 maggio, comparirà il 12 dicembre davanti ai giudici con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di quattro pazienti. Il processo si svolgerà con rito abbreviato, scelta avanzata dalla difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Domenico Chindamo (uno dei suoi legali). Un’opzione che, a differenza del rito immediato richiesto dalla pubblica accusa, non prevede testimonianze in aula. Ed è lo stesso legale a confermare l’esistenza di un tentativo di trattativa economica tra il suo assistito e le donne che lo accusano: “È in atto da parte del mio cliente un tentativo di accordo per un risarcimento nei confronti delle quattro donne che hanno sporto denuncia” ha spiegato Chindamo.

Le accuse di violenza sessuale

Sgroi, sposato e padre di una figlia adulta, è in pensione dal 2020 dopo una lunga carriera negli ospedali pubblici della Bergamasca, dove ha diretto reparti e dipartimenti di chirurgia di alto livello. Sgroi è stato infatti direttore della Chirurgia 2 e del Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Asst Bergamo Ovest e, prima ancora, medico all’ospedale di Alzano Lombardo. Le contestazioni riguardano il periodo 2023-2024, quando il gastroenterologo lavorava nella clinica privata di Pozzuolo Martesana. Secondo le indagini coordinate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo, quattro donne — di 24, 34, 35 e 43 anni — avrebbero subito palpeggiamenti invasivi, anche senza guanti, durante ecografie addominali. La prima denuncia, presentata da una giovane di 24 anni circa un anno e mezzo fa, ha dato il via a un’inchiesta che ha portato ai domiciliari. Non solo però. Nell’ordinanza con cui il gip ha disposto la misura cautelare sono comparsi anche altri riscontri: i racconti di cinque donne che riferirebbero episodi simili avvenuti in contesti lavorativi precedenti. Questi episodi, tuttavia, non fanno parte del procedimento attuale.

Il Pd torna a chiederne le dimissioni

Una vicenda ha avuto un forte impatto politico nella comunità di Rivolta d’Adda, dove Sgroi ha ricoperto il ruolo di sindaco. Ampio eco ha ricevuto in particolare la presa di posizione del segretario del Circolo PD locale, Daniele Cantarini:

“È inaccettabile celebrare il 25 novembre a Rivolta d’Adda come se il sindaco non stesse cercando un accordo economico con quattro donne che lo hanno denunciato per violenza sessuale. Non è più possibile far finta di nulla. Chiediamo con forza che la maggioranza ponga fine al silenzio che mantiene ormai da sei mesi e che fornisca alla cittadinanza la sua posizione rispetto alla vicenda. È necessario prendere atto della gravità dei fatti e trarne le conseguenze politiche: il sindaco deve dimettersi. In caso contrario, sia la stessa maggioranza a rimettere il proprio mandato”.

Durante il consiglio comunale

La vicenda che coinvolge il sindaco Sgroi è stata anche il primo tema affrontato durante il consiglio comunale di lunedì sera. A prendere la parola per la maggioranza è stata Nicoletta Milanesi, che ha voluto chiarire la posizione del gruppo: “Non c’è nessun punto di contatto fra i fatti contestati al sindaco Giovanni Sgroi e i componenti di questa amministrazione”, ha dichiarato la capogruppo, ribadendo che la maggioranza non ha alcuna intenzione di dimettersi.

Proseguendo, la Milanesi ha rivolto un duro affondo alla minoranza:

“Oltre ad essere fortemente strumentali – ha proseguito la Milanesi rivolgendosi alla minoranza — siete anche offensivi e dimostrate di andare oltre il vostro ruolo politico di opposizione. Vi arrogate il diritto di fare processi e di fare i giudici e perdete di vista il ruolo politico della minoranza che dovrebbe essere quello di portare contenuti di sostanza”.

Da parte di “RivoltiAmo” è arrivata la replica della consigliera Francesca Mapelli, che ha respinto le accuse di strumentalizzazione:

“Nessuno di noi ha mai accostato i reati per cui il sindaco è stato indagato alla vostra persona. Noi non strumentalizziamo. Abbiamo una posizione chiara da maggio, da quando Sgroi è stato arrestato. Costantemente vi abbiamo chiesto di prendere una posizione politica. Vediamo invece una maggioranza che resta attaccata alla poltrona agitando lo spauracchio del commissariamento, nascondendosi dietro un senso di responsabilità”.

A prendere la parola è poi stata il vicesindaco Marianna Patrini, che ha accusato apertamente le opposizioni:

“Inutile negare una forte strumentalizzazione da parte di RivoltiAmo e del Pd locale se non vi aggrada più, se stare qui vi mette in imbarazzo, le dimissioni sono alla portata anche della minoranza. Non perdiamo il tempo verso i moralismi, confrontiamoci piuttosto sui contenuti, sui servizi, sugli investimenti”.

A chiudere il botta e risposta è intervenuta anche la capogruppo di “RivoltiAmo”, Elisabetta Nava, che ha spiegato la posizione del suo gruppo:

“Dimettendoci noi, restereste voi ad amministrare senza alcun tipo di contraltare. Noi vorremmo ripartire da capo con una nuova amministrazione che non abbia addosso un carico così pesante che, è ovvio, non riguarda nessuno di noi seduti qui stasera”.

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