Spider-Tia, l'eroe quotidiano che dona sorrisi ai bambini
Mattia Stortini ha 27 anni e lavora come disegnatore meccanico: "Ho capito che renderli felici mi rendeva felice"
Esistono i supereroi? Se provate a chiederlo ai bambini ricoverati nei reparti di Pediatria di molti ospedali lombardi la risposta sarà "sì". Anzi, ce n’è uno in particolare che in poco tempo è entrato nel cuore di tanti piccoli pazienti riuscendo a strappare loro sorrisi e regalandogli momenti di spensieratezza.
Spider-Tia, l'eroe dei bambini
E’ Spiderman, o meglio Spider-Tia, un giovane volontario bergamasco che da un paio di mesi ha messo a disposizione il suo tempo per portare felicità ai bambini. Ma chi c’è dietro la maschera?
L’identità dei supereroi, è vero, non si deve mai svelare, ma questa volta faremo un’eccezione per conoscere più da vicino Spider-Tia. Ventisette anni, Mattia Stortini è un disegnatore meccanico e vive a Pognano.
Ti sei travestito da Spiderman e hai fatto il tuo ingresso in Pediatria: ma come è nata questa idea?
E’ nato tutto quasi per caso. A Natale ho comprato un costume da Spiderman senza sapere bene che uso ne avrei fatto. Poi l’ho indossato per fare una sorpresa a un bambino e la felicità che ho visto nei suoi occhi, il modo in cui mi ha abbracciato, mi hanno travolto. Ho pensato che se avevo reso così felice lui con così poco, avrei potuto farlo anche per i bambini che soffrono.
E’ così che sei arrivato al "Maggiore" di Crema?
Sì. Ho iniziato a scrivere alle direzioni sanitarie, ma ovviamente non mi conoscevano e non è semplice ottenere il benestare per entrare in ospedale. Mi ha molto aiutato il sostegno dell’Abio (Associazione bambino in ospedale) con cui sono entrato in contatto poco dopo e grazie alla quale poi è arrivato il primo ok dall’ospedale di Crema.
Come è stata la tua prima esperienza?
E’ stata una sfida. Non sapevo se ce l’avrei fatta, ma ero sicuro che volevo provarci. Un discorso è pensare di farlo, un altro è trovarsi davanti a bambini che stanno soffrendo e sapere che tu sei lì solo per farli ridere, per regalargli qualche momento di spensieratezza. Ma ogni volta che esco da un ospedale, dopo averli incontrarti, porto con me un bagaglio immenso. Ogni volta che sorridono, ogni volta che mi abbracciano, questo mi ha fatto capire che far felici gli altri è ciò che mi rende felice.
Crema è stato solo il punto di partenza, giusto?
Da quel giorno (la prima visita si è svolta a gennaio e la seconda proprio questa settimana, ndr) ho continuato a scrivere agli ospedali e grazie a quella prima esperienza è stato più semplice. Tutto sempre con il sostegno di Abio, di città in città. Sono stato al Bolognini di Seriate, al San Gerardo di Monza, al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, al San Matteo di Pavia e all’ospedale di Melegnano.
Com’è il rapporto con i bambini?
Beh, dipende molto dall’età. I più piccoli restano entusiasti perché credono che io sia il vero Spiderman. "Dobbiamo dire a papà che ho fatto la foto con Spiderman", mi hanno detto, oppure "voglio un po’ dei tuoi superpoteri per diventare un supereroe". Con i ragazzi più grandi devo provare approcci diversi. Di solito porto con me delle maschere da regalare e li invito a diventare a loro volta supereroi. Loro, invece, sono molto curiosi di sapere chi c’è dietro la mia di maschera. Sicuramente quello che mi ha aiutato è stata l’esperienza come animatore nei centri ricreativi estivi. E’ una mia attitudine, ma sono le esperienze con i bambini e con i ragazzi che mi hanno aiutato a capire come comunicare con loro.
A questo punto immagino che non ti fermerai...
No, intendo continuare a portare questi momenti di gioia ai bambini con la speranza di riuscire a raggiungere sempre più ospedali. Con molti genitori sono rimasto in contatto, per sapere come stanno i loro figli, il feedback che ricevo anche da loro è ciò che mi spinge sempre a continuare.