Solidarietà al popolo della Plaestina. Sabato 31 maggio 23025 piazza Manara a Treviglio ha ospitato una partecipata manifestazione, per condannare le gravi violazioni dei diritti umani in corso a Gaza.
Presidio pro Palestina
L’iniziativa, promossa dal Comitato Treviglio per la Palestina, ha visto la presenza di circa 250 persone, unite dal desiderio di rompere il silenzio e denunciare pubblicamente le atrocità subite dalla popolazione civile palestinese. Durante il presidio sono intervenuti attivisti, rappresentanti di associazioni locali e membri della comunità palestinese, che hanno condiviso riflessioni, testimonianze e appelli alla mobilitazione internazionale. La piazza si è riempita di bandiere, cartelli e striscioni, a testimonianza dell’indignazione diffusa e del forte senso di empatia di una comunità che non vuole restare indifferente. Un momento particolarmente intenso è stato il flashmob organizzato dagli attivisti, durante il quale è stata esposta una bandiera israeliana sulla quale sono stati simbolicamente adagiati i vestiti insanguinati dei bambini palestinesi vittime del conflitto. Questa potente immagine ha suscitato commozione e indignazione tra i presenti, diventando un simbolo tangibile della sofferenza inflitta alle nuove generazioni e della necessità di un intervento urgente per porre fine alle violenze.
Le critiche alle potenze occidentali
Il primo a intervenire è stato Fabio Cochis, esponente di Rifondazione Comunista di Treviglio, che ha denunciato con fermezza le azioni di Israele in Palestina, definendole parte di una strategia sistematica di pulizia etnica:
"Non si tratta di una guerra tra eserciti, ma di un esercito che sta massacrando una popolazione civile inerme. Questo massacro mira a terrorizzare e distruggere la Striscia di Gaza per impedire a due milioni di palestinesi di continuare a vivere lì, e fare spazio a nuove colonie israeliane". Cochis ha poi rivolto dure critiche alle potenze occidentali: "Israele non agisce da sola. Da anni riceve sostegno economico e militare da parte dell’Occidente, che continua a fornirgli armi anche oggi, mentre è in corso un genocidio". Il discorso si è concluso con un attacco diretto alla posizione del governo italiano: "Il nostro Paese si è schierato apertamente con Israele, sostenuto anche dai media principali, che hanno mantenuto una linea favorevole al governo israeliano ignorando la tragedia palestinese. L’Italia non solo ha abbandonato ogni tentativo di mediazione, ma si è allineata con chi porta avanti la guerra, tradendo il ruolo che dovrebbe avere secondo le risoluzioni Onu".
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"Stop alle collaborazioni con Israele"
La manifestazione del 31 maggio rappresenta la prima tappa di un nuovo percorso di mobilitazione a Treviglio, dopo l'iniziativa della scorsa primavera. Un presidio che vuole rilanciare l’attenzione pubblica su Gaza e la Palestina e dare avvio a un percorso che porti a una grande manifestazione cittadina e a una mobilitazione permanente. Al centro delle rivendicazioni, la richiesta che il governo italiano interrompa ogni forma di collaborazione con Israele e si impegni concretamente per una soluzione politica del conflitto, nel rispetto del diritto internazionale. È stato anche espresso sostegno al movimento universitario italiano, che da mesi chiede la rottura dei legami accademici con Israele, e si è rilanciata la necessità di promuovere campagne di boicottaggio in ambito economico, culturale e istituzionale. Particolarmente toccanti gli interventi dell’Associazione Pantarei, della Casa del Popolo di Caravaggio e della comunità palestinese di Bergamo, che hanno condiviso testimonianze di dolore e resistenza. Parole cariche di emozione e di rabbia hanno raccontato l’impatto devastante di 77 anni di bombardamenti sulla popolazione, mostrando le ferite profonde impresse nelle generazioni passate e presenti. Si è parlato di guerra, di economia, di complicità istituzionali. Ma soprattutto si è voluto riportare al centro dell’attenzione ciò che spesso viene dimenticato nei conflitti: le vite delle persone comuni.
La testimonianza di un bambino
Una delle testimonianze più intense ha riguardato un bambino di dieci anni, arrivato in Italia dalla Palestina con il padre e ricoverato all’ospedale di Bergamo. Il bambino si è commosso, si è raccontato, perché qualcuno si è preso cura di lui. Un gesto semplice ma potente, che ha riportato alla luce la possibilità dell’umanità, anche in mezzo alla devastazione. Gli organizzatori hanno ribadito che la mobilitazione non è solo politica, ma prima di tutto umana. Una mobilitazione che nasce dal cuore, dall’urgenza di ascoltare chi è troppo spesso ignorato, e dalla volontà di non restare indifferenti davanti all’oppressione. E' stata anche annunciata la futura collaborazione con l’Associazione di Amicizia Bergamo per la Palestina, realtà nata all’inizio del conflitto, con cui verranno promosse nuove iniziative di solidarietà concreta, affinché l’attenzione sulla Palestina resti viva anche al di fuori delle emergenze.
L'atto vandalico
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A margine della manifestazione pro Palestina, è stato segnalato un episodio avvenuto nella notte tra sabato e domenica, quando l’insegna della sede di Rifondazione Comunista, in via Zenale, è stata divelta. Un atto vandalico che gli organizzatori hanno condannato con forza, definendolo un chiaro segnale della matrice violenta e intimidatoria di chi si oppone a queste iniziative di solidarietà.
"Non saranno le minacce a fermarci — hanno dichiarato — continueremo a stare dalla parte degli oppressi, senza arretrare".