Inchiesta

Sempre più senzatetto nella Bassa, Romano pensa a un dormitorio

Gli spaventosi dati della Caritas di Romano, il legame con la logistica di massa e una possibile soluzione.

Sempre più senzatetto nella Bassa, Romano pensa a un dormitorio
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Sono sempre più numerosi i senzatetto che vivono nella Bassa orientale, specialmente attorno ai grossi centri come Romano e Martinengo. In parte attirati dalle prospettive di lavoro nella logistica, in parte nell’agricoltura intensiva. In tutti i casi, vivono in condizioni di estrema marginalità, che con l’arrivo dell’inverno cominciano a preoccupare anche le Istituzioni. Secondo un «censimento» della Caritas romanese, al momento i nuclei familiari senza fissa dimora che vivono all’addiaccio nei 17 Comuni dell’ambito sociosanitario «14» sono circa 28-30. Molti più di quelli che il territorio è abituato a gestire, che si contavano sulle dita di una mano. Soprattutto se si pensa che non esiste alcuna struttura di accoglienza a loro dedicata sul territorio.

Non c'è un dormitorio in tutta la Bassa orientale

Il dormitori più vicini sono infatti la «Fondazione Opera Bonomelli di Bergamo e la «Locanda del Samaritano» di Treviglio. Non esiste, in tutta la pianura a est del Serio, e fino a Bergamo, nemmeno una mensa: la più vicina è quella de «La quercia di Mamre», a Treviglio. Anche per questo, negli scorsi mesi la Caritas parrocchiale e il Comune di Romano hanno cominciato a lavorare insieme, con l’obiettivo di arrivare ad allestire degli spazi dedicati alla prima accoglienza dei senzatetto, e per farlo hanno partecipato ad un bando ministeriale, che utilizza fondi del Piano nazionale di resistenza e resilienza. L’idea, ancora tutta in nuce, è quella di individuare e adattare a dormitorio, o a struttura di accoglienza temporanea, dei locali di proprietà della Parrocchia o del Comune. Secondo indiscrezioni, tra le ipotesi in campo c’è quella di utilizzare a questo scopo alcuni locali di proprietà parrocchiale nei pressi della «Madonna Bradella».

Nicoli: «Un fenomeno nuovo, complice la logistica»

Il blitz di lunedì mattina davanti alla Rocca, nel cuore della città, ha sollevato un problema che, sottotraccia, sia la Caritas che i Servizi sociali romanesi conoscono purtroppo da tempo. «Quanto accaduto lunedì è stato necessario e giusto: occorreva intervenire, e siamo intervenuti tempestivamente, con una grande collaborazione tra Polizia Locale e Comune - commenta il sindaco Sebastian Nicoli - Certo non basta: il fenomeno della grave marginalità sta crescendo, nella Bassa orientale, anche per l’arrivo della logistica di massa. La precarietà lavorativa, è evidente, genera anche disagio sociale, in una città da 21mila abitanti che da un lato è al centro di trasformazioni enormi, e dall’altro è attrattiva proprio perché dotata di stazione ferroviaria e servizi. Intervenire soltanto sul fronte della sicurezza, sgomberando i senzatetto, significa soltanto spostare il fenomeno da un’altra parte. Ecco perché da alcuni mesi come Comune, Polizia locale e Servizi sociali, stiamo cercando di mappare il problema tramite una task force insieme alla Caritas, anche perché andiamo verso l’inverno e i primi freddi. Il nostro territorio non ha dormitori: bisogna appoggiarsi alla “Bonomelli” di Bergamo. E occorre trovare soluzioni».

Primo: capire cosa sta succedendo

«Quello della grave marginalità è un problema grosso, spinoso e complesso, che stiamo affrontando per la prima volta nella nostra zona - gli fa eco Chiara Longhi, ex assessore all’Integrazione del Comune di Romano, che ora lavora per la Caritas - ed è chiaro che le trasformazioni socio economiche che la nostra zona sta attraversando, in alcune fasi dell’anno, sollevano il problema in misura maggiore. L’arrivo delle logistiche, che assumono grande quantità di manovalanza. Ma anche l’agricoltura intensiva, che assume molti stagionali».

Ma le ragioni per cui proprio nell’ultimo anno e mezzo, circa, il fenomeno stia crescendo in modo evidente anche nella Calciana non sono ancora chiare. Indagarle, e capire di più su cui il numero di senzatetto che arrivano e stazionano proprio a Romano, sarà probabilmente fondamentale per cercare di trovare per loro soluzioni sostenibili e adatte.

La metà sono italiani

«”Chi sono? Da dove vengono? Cosa fanno qui?” sono tutte domande che ci stiamo ponendo e che i nostri volontari della Caritas hanno già cominciato a tracciare».
L’ultimo report sul disagio abitativo nei Comuni dell’ambito 14 - che copre il Romanese e la Calciana - è stato redatto da volontari della Caritas cittadina, ed un primo passo fondamentale per tracciare un profilo del problema. I numeri che riporta sono impressionanti, se si considera che si tratta di un fenomeno sostanzialmente sconosciuto fino a pochi anni fa, e che insiste su una piccola città e su piccoli, o piccolissimi Comuni confinanti. I nuclei familiari (compresi i singoli) che vivono per strada, senza fissa dimora, sono 28/30. Circa 31 invece, sono i nuclei che vivono i situazioni di gravissima precarietà abitativa. Sono infine 38 le famiglie che vivono invece sotto sfratto esecutivo. Tra queste, anche 3 o 4 casi di donne vittime di violenza.

«Molti romanese sono convinti che si tratti specialmente di persone straniere che non hanno il permesso di soggiorno e sono finite per strada - continua Longhi - Ma anche in questo caso, non è così: se parliamo dei senzatetto, circa la metà di essi sono italiani, spesso uomini sopra i 50 anni che hanno perso il lavoro, talvolta con problemi psichiatrici, o che hanno avuto vite difficili, segnate dalle dipendenze».

 Ecco perché non è così facile intervenire

L’assenza di una struttura di accoglienza temporanea sul territorio non è però l’unico ostacolo alla soluzione del problema, specialmente per chi vive all’aperto. «Per poter essere accolto alla “Bonomelli”, ente convenzionato a livello provinciale con gli Ambiti, è necessario tra le altre cose essere residenti in uno dei Comuni dell’Ambito, e questo è un requisito invalicabile. Così come il possesso del permesso di soggiorno per i senzatetto stranieri. Per chi non ce l’ha, la gestione della situazione passa alla Questura». Che, come nel caso di lunedì, spesso scopre che le persone segnalate sono già note, e destinatarie di fogli di via che vanno - almeno in via teorica - applicati tramite l’ordine di rimpatrio.

Per i senzatetto italiani che, invece, hanno residenza altrove, i Servizi sociali devono per legge rintracciare l’ultimo Comune di residenza registrato, e procedere da lì. Un meccanismo farraginoso che spesso si arena ancora prima di cominciare.
«È chiaro che vedere persone che dormono per strada, magari proprio in piazza, sotto palazzo Muratori, è una cosa che interroga tutti, e che solleva l’attenzione dei cittadini - continua Longhi - Ma è importante capire che il fenomeno è molto più complesso di quanto possa sembrare. Occorre pazienza».

Il progetto del dormitorio

Ancora in stand-by il progetto del «dormitorio», che tuttavia - è già un primo passo - è sul tavolo. «Si tratta di una cordata condotta dalle parrocchie e dal Comune, insieme, ma al momento siamo in una fase molto interlocutoria, e non sappiamo ancora se arriveranno i fondi del Pnrr che abbiamo chiesto. Quando lo sapremo entreremo nei dettagli della progettazione degli spazi, secondo le necessità e le esigenze più appropriate».

Davide D'Adda

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