Ha (prevedibilmente) già cominciato a far discutere l’annunciato trasloco del Centro culturale islamico di via Vittorio Veneto, nella sua futura sede al Pip1 di Treviglio. Mentre le trattative per l’acquisto del nuovo capannone industriale si sono infatti concluse positivamente, e sembra che anche il passaggio di proprietà sia già stato formalizzato nelle mani dell’associazione culturale «El Badere», i futuri vicini di casa dell’associazione sono già preoccupati per l’impatto urbanistico che potrebbe avere lo spostamento del centro islamico nel cuore dell’area produttiva cittadina.
La preoccupazione di Assopip Treviglio
Se da un lato l’Amministrazione comunale ha precisato che non risultano al momento iter urbanistici finalizzati al cambio di destinazione d’uso dello stabile produttivo, a dar voce alla preoccupazione dell’Assopip (sodalizio che riunisce tutti i proprietari di immobili a destinazione produttiva del Pip1) è il consigliere Elio Ferrandi.
«Premettiamo che non abbiamo nulla in contrario al fatto che esista un luogo di culto islamico in città – ha spiegato – La morfologia sociale della città sta cambiando ed è giusto che se c’è un’esigenza venga soddisfatta. Il problema è che, specialmente il venerdì in occasione della preghiera, collocarlo nel cuore di un’area industriale e senza le adeguate infrastrutture viabilistiche rischia di congestionare l’intera area, togliendo completamente i pochi parcheggi liberi disponibili».
Un problema che in realtà esiste già, nella collocazione attuale di viale Vittorio Veneto, in zona Stazione Centrale.
«E in effetti anche la stessa collocazione attuale è infelice – continua il consigliere – Ma a maggior ragione in un’area come la nostra, centinaia e centinaia di automobili che si spostano ogni settimana rischiano di mettere e a repentaglio la sicurezza, oltre che congestionare l’area. Il timore è che per i nostri fornitori, clienti e dipendenti diventi impossibile trovare parcheggio, con conseguenti ritardi negli ingressi e potenziale creazione di situazioni spiacevoli per tutti. Un po’ come già capita, in occasione del Ramadan, quando per anni proprio in via Aldo Moro è stato installato la grande tensostruttura utilizzata come luogo di culto islamico. Con importanti disagi».
La richiesta di chiarimenti
Sull’argomento Assopip ha già chiesto chiarimenti e sollevato il problema all’Ufficio tecnico.
«Chiediamo soprattutto di essere rassicurati – spiega – Che durante il prossimo iter per il cambio di destinazione d’uso del capannone, attualmente di natura produttiva, vengano tenuti in considerazione anche gli aspetti viabilistici. Non possiamo immaginare di far atterrare una struttura del genere, che attira centinaia se non migliaia di utenti ogni settimana, senza attrezzare la zona dei relativi parcheggi- Avremmo le stesse remore se si trattasse (ad esempio) di un supermarket, ma infatti per strutture come quelle i requisiti urbanistici e la dotazione di sufficienti parcheggi sono obbligatori. Non capiamo come una moschea possa sorgere prescindendo da questo aspetto».
La mega logistica in via Aldo Moro
Tantopiù, continua, in un momento di importanti trasformazioni urbanistiche per tutta l’area del Pip. E’ di poche settimane fa l’annuncio dell’arrivo della prima «mega logistica» trevigliese, proprio in via Aldo Moro. E di lì a poche centinaia di metri, sorgerà nei prossimi anni la nuova «Mezzaluna», con il relativo parco urbano. Nel frattempo, però, il rischio degrado è ancora dietro l’angolo. Così come il problema della sicurezza stradale. «Abbiamo scritto al Comune anche per segnalare un altro potenzialmente grave problema legato alla nuova pista ciclabile di via Moro – continua il consigliere Ferrandi – Correrà infatti prospiciente agli ingressi di diversi dei nostri associati di via Moro, molti dei quali hanno cancelli che danno direttamente sulla futura pista. Se consideriamo la quantità di mezzi pesanti che entrano ed escono ogni giorno da questi passaggi pedonali, ci rendiamo subito conto del pericolo: da un Tir non si riesce a controllare adeguatamente l’eventuale arrivo di ciclisti dai due lati dell’abitacolo. Il rischio di investire qualcuno è alto…».