Treviglio

Lo sport come risposta per uscire dal "buio" dell'adolescenza

Secondo appuntamento con il ciclo di incontri di Famiglie InForma. Il prossimo sarà il 2 novembre e si parlerà di terza età.

Lo sport come risposta per uscire dal "buio" dell'adolescenza
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Adolescenza. E' una parola che fa quasi paura e che porta con sé un cambiamento in grado di segnare in modo netto le scelte dei "futuri" adulti. Ma è anche un tema che deve essere affrontato e discusso per fornire ai genitori e agli operatori, come gli insegnanti ad esempio, gli strumenti e le conoscenze per superare indenni la tempesta. E tra gli strumenti più efficaci c'è senz'altro lo sport.

Adolescenza, parlano gli esperti

Di questo si è parlato ieri, 19 ottobre, nel secondo appuntamento del ciclo di incontri promosso da Famiglie InForma nello spazio Hub di piazza Garibaldi a Treviglio. Bissato, ieri, il successo del primo incontro dedicato allo stress, con una sala altrettanto gremita e tanti interventi dal pubblico. Ad aprire i lavori, anche questa volta, è stata l'assessore Valentina Tugnoli in rappresentanza dell'Amministrazione passando poi la parola ai relatori: le psicologhe e psicoterapeute dello Studio Informa Michela Corti - presidente dell'associazione promotrice - e Nicole Adami, la psicologa Daniela Rivoltella e il fisioterapista Fabio Messore dello Studio Mec (Salute e benessere).

Quel cambiamento che fa paura

Se si potesse descrivere il periodo dell’adolescenza con un’immagine, per Daniela Rivoltella, sarebbe quella di un adolescente chiuso in camera sua un po’ cupo oppure di un ragazzo sempre in giro con la sigaretta e il telefono. Scene che sicuramente ci è capitato più volte di vedere. Quella dell'adolescenza, d'altra parte, è una delle fasi di vita più critiche in quanto è un periodo non chiaro e caratterizzato dal cambiamento fisico, psichico e sessuale.

"È un’impresa di cambiamento non solo per il ragazzo, anche per i genitori, poiché il cambiamento di un singolo membro di un sistema comporta il cambiamento del sistema stesso - ha spiegato Michela Corti, presidente dell'associazione Famiglie InForma - Gli adolescenti di oggi sono diversi da quelli di anni fa perché vi sono in gioco fattori differenti, come l’avvento dei social che hanno cambiato completamente le modalità di comunicazione, le regole in quanto vi sono genitori molto più permissivi, il cambiamento della società che è più individualista, competitiva, che è caratterizzata da un’identità narcisista, una perdita dei valori e una mancanza di fiducia. Anche la famiglia è cambiata rispetto al passato: da un nucleo fortemente normativo ad uno affettivo, con una mamma sempre presente e un padre che ha perso la sua autorità".

Il ruolo della famiglia

Ma come possono agire i genitori? Per perseguire l'obiettivo di favorire uno sviluppo del rapporto in modo costante, è necessaria una dose di autorevolezza ma anche la capacità di identificarsi con i bisogni dei ragazzi, puntando sulla relazione.

"Durante l’adolescenza - ha spiegato Nicole Adami - vi sono molti cambiamenti e i genitori devono essere come un faro che sta immobile nel mare, ma che nei momenti più bui illumina la via per allontanarsi dagli scogli più pericolosi. I genitori devono stare fermi, ma far comunque percepire la propria presenza. Se loro sono rigidi, ipercontrollanti o inflessibili, però, i conflitti sono maggiori".

Quando i comportamenti di un adolescente costituiscono un problema o un rischio? Per gli esperti la prima cosa da notare è la quantità. Se alcune fasi “no” dell’adolescenza durano più di 2-3 mesi, se vi sono dei cambiamenti repentini, se i sintomi compromettono la qualità della vita - anche il rapporto con il corpo ha un ruolo importante - allora deve suonare un campanello d'allarme.

La risposta è lo sport

Ed è qui che entra in gioco uno degli strumenti più efficaci per aiutare i giovani ad affrontare il delicato momento dell'adolescenza. E' lo sport, di squadra o individuale, capace comunque di sostenere i ragazzi e le ragazze e spronarli verso obiettivi e stili di vita più sani.

"Una buona forma di prevenzione - ha aggiunto Fabio Messore - sicuramente è lo sport che aiuta i giovani ad aumentare l’autostima, ha un impatto sullo sviluppo cognitivo (concentrazione, memoria, strategie) e favorisce miglioramenti a livello psico-sociale: dall'umore, all'integrazione, alla cooperazione. Lo sport nell’adolescenza come prevenzione non è limitata solo a questo periodo di vita, ma anche in età adulta. Infatti svolgere attività fisica in adolescenza permette di prevenire patologie come l’obesità, diabete, depressione, cancro e disturbi cardiocircolatori".

Il prossimo appuntamento, in agenda per il 2 novembre sempre alle 18 nello spazio Hub di piazza Garibaldi, sarà dedicato alla terza età: come stare bene anche quando non si è più tanto giovani. Se ne parlerà con il contributo di una psicologa, una dietista e un fisioterapista.

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