Treviglio

"Il virus nelle Rsa? Non è entrato con i pazienti degli ospedali. E con quella decisione salvammo 4800 vite"

L'ex assessore al Welfare ad "Anni Sereni" per presentare il suo libro-arringa. "Abbiamo fatto errori? Troppo facile giudicare con il senno di poi".

"Il virus nelle Rsa? Non è entrato con i pazienti degli ospedali. E con quella decisione salvammo 4800 vite"
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«Abbiamo sbagliato qualcosa nella gestione del Covid in Lombardia? Forse sì, ognuno può giudicarci. Ma è troppo facile parlare adesso, con il senno di poi. Siamo stati colpiti alle spalle e abbiamo sofferto come voi». Smessi i panni di assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Giulio Gallera indossa da qualche settimana quelli di scrittore, oltre a quelli della sua professione originaria: avvocato. Per una volta, di sé stesso. E lo fa letteralmente nella «tana del lupo», a Treviglio: la casa di riposo «Anni Sereni», dove come in tante altre Rsa lombarde sono state tante le vittime del virus, e dove montò la rabbia e l’indignazione, quando nel cuore della prima ondata Regione Lombardia decise di «aprire le porte» delle strutture ai pazienti Covid positivi, per alleggerire l’enorme, spaventosa pressione sugli ospedali.
L’occasione, lunedì sera, è stata la presentazione del suo ultimo libro autobiografico: «Diario di una guerra non convenzionale», in cui l’ex assessore ripercorre giorno per giorno le tappe di quell’inferno cominciato a febbraio 2020. A invitarlo è stato il presidente di Anni Sereni Augusto Baruffi. Ad accoglierlo, una platea piuttosto benevolente, composta perlopiù da amici della zona, sostenitori del centrodestra moderato della Geradadda, ma anche alcuni medici che hanno raccontato la loro esperienza, il sindacalista Diego Felice, e alcuni colleghi dirigenti di altre Rsa del territorio.

Siamo stati colpiti alle spalle

La gestione Gallera dell’emergenza, in Lombardia, è stata pesantemente criticata nei mesi seguenti, e gli è costata l’assessorato passato a Letizia Moratti. Ma ad essere ricordato come il gestore di un disastro, l’ex assessore non ci sta.
«Siamo stati colpiti alle spalle» ripete più volte. Ed è sbagliato, «ingeneroso», dice, giudicare il governo di quello tsunami con il solo senno di poi senza «calarsi» nella situazione e senza guardare le cose con gli occhi di chi in quei giorni era nella stanza dei bottoni sapendo poco, come tutti, della natura di quel che stava arrivando. «Eravamo da soli anche noi» confessa Gallera, raccontando e difendendo le scelte più controverse di quei giorni. A Lodi e Codogno, prima. In Val Seriana e in Bergamasca poi.

L'ambulanza senza meta: "Piuttosto giri a vuoto"

«Mi chiamò il parente di una donna: era stata caricata su un’ambulanza durante una crisi respiratoria, ma il mezzo del 118 rimase fermo davanti a casa sua, senza trasportarla da nessuna parte - ricorda - Verificai subito, chiamando i vertici di Areu, l’Agenzia regionale emergenza e urgenza. Erano i giorni peggiori: non c’era un solo posto d’ospedale libero nel raggio di chilometri. Quella donna, che rischiava di morire sull’ambulanza, non sapevano letteralmente dove portarla. Consigliai ad Areu di partire lo stesso, e di girare a vuoto. Il dolore di un figlio che vede la propria madre rischiare di morire in un’ambulanza lo posso solo immaginare».
«Ci illudemmo che la prima ondata l’avessimo superata e che non ne avremmo avuta un’altra - continua - Invece arrivò la seconda, e scoprimmo che, semplicemente, il virus non si può governare. La soluzione è arrivata solo con i vaccini, che sono arrivati quando il mio mandato è finito».

Le Rsa come reparto infettivi

E le Rsa utilizzate come reparti per infettivi? «È vero: fu una scelta difficile. Soffrimmo anche noi, come voi. Ma fu necessario, e quella decisione salvò 4800 vite - ha spiegato - Quelle delle persone che non avevano spazio altrove. Solo che fu raccontata male, quella scelta. Il virus? Nelle case di riposo era già entrato. Tramite i parenti, tramite gli infermieri...».
La platea, lunedì, l’ha sostanzialmente sostenuto. «Contro di te abbiamo visto uno sciacallaggio politico sui morti - ha commentato ad esempio Serafino Generoso, ex consigliere forzista di Cassano d’Adda - La colpa di quel disastro fu dello Stato, non della Regione». Ma non sono mancate le voci critiche, come quella di Maurizio Cansone, presidente della Rsa «Vaglietti Corsini» di Cologno. Una delle case di riposo del territorio che, avendone le caratteristiche, si rese disponibile ad ospitare pazienti Covid.

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