A Treviglio c'è un nuovo birrificio
L'idea di tre amici è diventata un progetto imprenditoriale.
Il nome viene dal giapponese: significa «genuino». La filosofia, spiegano i fondatori Mattia Bonardi, Pietro Reduzzi e Stefano Angeretti, è più o meno la stessa: produrre birre artigianali di alta qualità ma al tempo stesso buone anche per palati non troppo accademici, e adatte per una serata tranquilla tra amici.
C’è un nuovo birrificio in città: ha aperto martedì sera, al civico 3 di via Roggia Vignola, «Nama Brewing». Produrrà, al momento, cinque diverse birre, in un laboratorio nel cuore della zona produttiva «Pip2». Oggi, sabato 28 maggio, l'inaugurazione ufficiale.
Il birrificio Nama di Treviglio
Il nuovo progetto imprenditoriale nasce dal coraggio e dall’inventiva di tre amici e colleghi che lavorano nel campo della birra ormai da tempo, e si sono ritagliati una certa fama nel settore. Mattia Bonardi, brignanese, 35 anni, è un mastro birraio da una dozzina di anni: prima con il birrificio indipendente «Elav» (collegato al pub «Clock Tower», che ha abbandonato la piazza di Treviglio due anni fa) e poi nel prestigioso «Birrificio di Lambrate», una delle realtà brassicole più attive e conosciute del Nord Italia. Nata l’idea di «mettersi in proprio», ha coinvolto l’ex collega di Elav Pietro Reduzzi, 42enne di Castel Rozzone, e l’amico Stefano Angeretti, 35, di Cologno. Amici di vecchia data, i tre, con un sogno nel cassetto, finalmente diventato un progetto imprenditoriale vero e proprio. Le produzioni, spiegano, non saranno enormi: 100mila litri all’anno circa. «Puntiamo a tenere alta la qualità, a cominciare dalle materie prime - spiegano - Ma al tempo stesso a fare birre “inclusive”, che tutti possano apprezzare».
La scelta del luogo è caduta sulla piazza di Treviglio: «L’elemento essenziale della birra è l’acqua, che nella Geradadda non manca: siamo una terra di acqua, e di fontanili, e anche per questo abbiamo voluto riprodurre nel nostro logo proprio una goccia di acqua - spiega Bonardi - Quanto al sito produttivo, abbiamo scelto Treviglio perché ci è sembrata da subito una città particolarmente vitale, c’è grande attenzione su eventi e manifestazioni. Insomma: abbiamo trovato un bel “fermento”, per usare una vecchia battuta da birraio».
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