Sull’invito si leggeva: “Cena di Natale del Pd di Treviglio“. Ma panettone e crema al mascarpone non traggano d’inganno: l’evento organizzato da Matilde Tura ieri sera, lunedì 1 dicembre 2025, a Brignano è stato in realtà un vero e proprio “congresso informale” del Partito democratico bergamasco, che per la prima volta dopo il caso-Caravaggio ha trovato proprio nella Bassa la sua prima vera occasione pubblica per definire una nuova linea in vista delle prossime elezioni provinciali e comunali. La linea del “campo aperto”.
Dal campo largo al campo aperto
E’ stata del resto una serata “programmatica” fin da subito, dalla scelta della location: il ristorante “La Vetrata” di Brignano, di proprietà della famiglia del marito di Tura, Alessandro Sorte, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia. Insomma: “A casa del nemico”, come devono aver pensato non solo i compagni assenti, ma parecchi dei presenti.
Ma così è, se vi pare: e la sala gremita da più di duecento persone (offerta minima 20 euro, con il ricavato destinato in beneficenza alla cooperativa “Il Germoglio” di Treviglio) è diventata l’emblema stesso del nuovo corso turiano. Parola d’ordine: ricominciare a parlare a tutti. Liberare il Pd dall’ossessione identitaria della sinistra, e soprattutto dalla pretesa “superiorità culturale” su un centrodestra considerato un covo di “berluscones”, di leghisti d’antàn e – più recentemente – di neofascisti.
Il teorema è del resto banale: in una terra conservatrice come la Bassa, le bandiere del civismo e il campo largo non bastano per superare il recinto di quelle percentuali elettorali – non certo basse ma sempre quelle, non sufficienti per governare – in cui i dem sono incartati da anni. Occorre conquistare voti da chi già non vota.
Parlare alla destra per far tornare il Pd competitivo
Tra il primo e il secondo, Matilde Tura parla in piedi su una sedia, dalla quale è comunque poco più alta dell’altissimo Daniele Pinotti (brillante consigliere comunale di Osio Sotto, ma anche membro della Direzione provinciale del partito e responsabile degli Enti locali), che fa da valletto della serata. “Cinque anni fa a Treviglio abbiamo inaugurato uno dei primi campi larghi della Lombardia” esordisce Tura, ricordando la composizione della coalizione del centrosinistra allargato che nel 2021 aveva sfidato (fallendo) la corazzata del centrodestra di Juri Imeri.
Ora è ancora più chiaro: “Il Pd non basta, per vincere. E non basta nemmeno il campo largo, che è certo necessario ma non sufficiente. Quello che serve è un campo aperto , che dia cittadinanza anche alle realtà civiche, alle associazioni, che portano avanti istanze ed esigenze. Dobbiamo farlo costruendo un dialogo non ideologico, su un’agenda di urgenze e di denominatori comuni. Non dobbiamo parlare soltanto con i civici, ma anche con chi vota dall’altra parte e anzi anche con chi è schierato dall’altra parte. Non stare chiusi nelle sedi, a darci ragione tra di noi”.
La denatalità e la Salute
Se la location suona già come una provocazione, Tura sul dialogo con la destra alza ancora la posta, e di parecchio.
“Non è questione di camicie nere: la Meloni l’ha capito, che non deve mettersela, e infatti gira con i tailleur di Armani – argomenta – Non è questione di canti fascisti: l’hanno capito, loro, che ormai possono cantare solo sotto la doccia – continua – Qui è questione di sostanza. Quando scadrà il mandato di questo governo, i problemi degli italiani saranno ancora tutti sul tavolo. Penso alla sanità: un milione di lombardi non si cura, in una delle Regioni più ricche d’Europa. Alla denatalità: viviamo in famiglie in cui il lavoro assorbe tutto e sempre, e spesso è un lavoro povero”.
Un cambio di stile: dalle barricate al dialogo con i moderati
Sembra che siano passati secoli dall’ultimo “vero” discorso pubblico di Tura di fronte a centinaia di “suoi”, e cioè alla serata finale della campagna elettorale trevigliese, nel 2021. Delle bordate di allora contro il sindaco Juri Imeri e l'”imerismo” a Treviglio non c’è più traccia, se non in controluce”. Anzi: le voci sul volantino distribuito in serata sono tutte le proposte politiche (parecchie anche accolte) che il gruppo ha avanzato in questi anni dal banco della minoranza. Un cambio di registro evidentemente programmatico, che vale probabilmente, nelle chat interne, anche per i suoi parecchi avversari nel partito.
Chi c’era (e chi no) alla Vetrata
Del resto, all’appello della Vetrata hanno risposto (quasi) tutti: dei consiglieri d’opposizione trevigliesi c’è la segretaria cittadina dei dem Mariagrazia Morini, che pure in occasione del caso-Caravaggio non aveva proferito verbo dopo l’impallinamento della capogruppo trevigliese da parte della segreteria provinciale. C’è Erik Molteni, un po’ scuro in volto e forse non troppo convinto, che cita Enrico Berlinguer nel suo breve saluto, prendendo posto come consigliere provinciale al “tavolo d’onore” con la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, con i colleghi di via Tasso Simone Tangorra e Giorgia Gandossi, con il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi e il consigliere regionale (ed ex segretario) Davide Casati. Presente anche Gianluca Pignatelli, centrista. Assenti invece, a quanto pare tutti per precedenti impegni, sia Laura Rossoni che Federico De Ponti tra i consiglieri cittadini.
Per restare tra i trevigliesi, oltre a diversi membri della “vecchia guardia” del centrosinistra come Francesco Lingiardi e Carla Bonfichi, ma anche tanti esponenti del civismo e delle associazioni, dal presidente del SOT Pellegrini allo storico direttore d’orchestra Paolo Belloli. E poi una quindicina di sindaci della Bassa e non solo, e parecchi esponenti del centrosinistra locale. E soprattutto, diversi volti di quel “civismo” moderato e centrista che è stato finora la spina dorsale della politica della Bassa bergamasca, orfana dei fasti leghisti. Dalla Bassa i sindaci Amilcare Signorelli di Morengo e Andrea Rota di Bariano (come sempre allo stesso tavolo), il sindaco di Fara Raffaele Assanelli, l’ex di Calcio Giuseppe Cigognani, l’ex di Pontirolo Pierangelo Bertocchi, l’ex assessore di Brignano Stefano Moro. Decisamente significativa la presenza di Marco Cremonesi, Alice Vallimberti e Andrea Castiglioni, i tre consiglieri civici di Caravaggio rimasti fedeli al sindaco Claudio Bolandrini. A cena a casa del Pd, nonostante a pochi chilometri di distanza proprio con i colleghi consiglieri dem siano volati gli stracci per mesi, fino alla clamorosa uscita dalla maggioranza. Quanto a Bolandrini, altro ospite atteso, era impegnato a Vidalengo per un’assemblea pubblica decisamente delicata.
“Basta con la puzza sotto il naso e col darci ragione da soli”
Nuova portata, nuovo discorso in piedi sulla sedia. “Cosa serve per vincere?”, si chiede Tura.
“Una classe dirigente preparata che abbia l’umiltà di confrontarsi. E non la puzza sotto il naso – si risponde – Non indicare soltanto i problemi, ma la volontà di andare avanti, di essere trasversali. Il nostro partito dev’essere una piattaforma in grado di raccogliere e incanalare queste competenze, che punti sulle persone e non sui personalismi e che non stia chiuso nelle sue sedi, per darsi ragione da soli, oppure dietro a litigare sul nulla”.
A latere, sarà ancora più chiara. “Troppo spesso il Pd si perde in mille riunioni su questioni formali e di metodo”.
I puristi e gli istituzionali
Nessun riferimento diretto alla segreteria provinciale attuale guidata da Gabriele Giudici, considerato da molti un imbelle spettatore, se non co-autore, della Caporetto caravaggina. Ma non servivano didascalie. Il riferimento all’assurdo dibattito – durato più di un mese – che ha agitato il partito sull’ipotesi di nomina della stessa Tura ad assessore di Caravaggio era evidente.
E’ già “un discorso da candidata sindaco” sussurra qualcuno tra i tavoli, a poche ore dalla conferenza stampa del centrosinistra che convocata oggi pomeriggio in città. O da neo segretaria provinciale, sospetta qualcuno. Anche se Tura, come molti dei presenti, sa bene che occorrerebbe una buona dose di masochismo per accollarsi oggi l’onere di gestire le macerie del Pd post-Caravaggio al posto di Gabriele Giudici.
Giudici: “Spero abbiano mangiato bene”
Persa Romano di Lombardia, «regalata» Caravaggio al centrodestra, con le provinciali alle porte e massacrato dalle critiche interne, Giudici incassa i colpi ma nessuno veramente vorrebbe sostituirlo ora. Contattato dal Giornale di Treviglio per un commento sulla serata, risponde laconico. “Non penso sia interesse di qualcuno che io commenti una cena di Natale, sinceramente. Spero che abbiano mangiato bene e che si siano divertiti”. Un muro di gomma.