Bartolomeo Colleoni, l’uomo e il condottiero si svelano in una mostra e due conferenze
Venerdì 9 maggio si è tenuto il primo appuntamento in sala consiliare, gremita. Relatore lo storico e ricercatore Gabriele Medolago

Chi era davvero il celeberrimo condottiero che fu signore di Ghisalba dal 1460 al 1475? Per conoscere meglio Bartolomeo Colleoni, che ha lasciato un segno indelebile nel territorio della Bassa orientale, l’assessore alla Cultura Massimo Pizzetti in collaborazione con l’assessore al Bilancio Sara Bosis ha deciso di promuovere una mostra e due conferenze in sala consiliare, in occasione del 550esimo anniversario dalla sua morte.
Bartolomeo Colleoni: la vita del grande condottiero
La prima conferenza si è tenuta venerdì scorso, una serata introdotta dal sindaco Gianluigi Conti in cui il relatore, lo storico e ricercatore Gabriele Medolago, ha illustrato la vita e le imprese del grande capitano di ventura con dovizia di particolari, avvalendosi di alcune slides.
"Già prima di diventare signore di Ghisalba, nel 1458 aveva già acquistato terre e beni - ha spiegato - è un simbolo di Bergamo conosciuto a livello internazionale. Il suo cognome deriva da Ghisalberto o Gisalberto soprannominato Collione, morto fra il 1140 e il 1144. I suoi discendenti lo ereditarono come un vanto: il senso non era quello che diamo noi oggi al termine, ma indicava una persona con 'gli attributi'. Il suo presunto triorchidismo, vale a dire la presenza di tre testicoli, è solo una leggenda. Il suo grido di battaglia era "Coglia!" che alludeva proprio al suo cognome e al suo stemma".
Gli anni giovanili
"Nacque tra il 1392 e il 1395 a Solza, in una delle case all’interno di quello che diventerà un castello. Il padre Paolo era uno dei personaggi più in vista del partito guelfo, mentre la madre era Riccadonna dei Vavassori di Medolago, membro di una famiglia nobile dell’Isola bergamasca. Bartolomeo era il secondo di tre fratelli, Antonio il maggiore e Caterina la più piccola. Il padre aveva conquistato quella che era una delle piazzeforti principali del Ducato di Milano, il castello di Trezzo sull’Adda. Chiamò a condividere questo possesso dei cugini, che però lo assassinarono così come il figlio Antonio. La vedova, Caterina e Bartolomeo vennero invece imprigionati nelle segrete del maniero".
La brillante carriera militare
"Verso i 14 anni Colleoni iniziò il mestiere delle armi a Piacenza, a debita distanza dai cugini, poi si spostò a sud crescendo alla scuola del maggior condottiero italiano del tempo, Braccio Da Montone, passando al servizio della regina del Regno di Napoli Giovanna II d’Angiò - Durazzo, con la quale ebbe una relazione. Fu lei ad assegnargli lo stemma con le due teste di leone che si aggiunse a quello di famiglia. È presente in una piastra sul campanile di Ghisalba. Partecipò nella grande battaglia dell’Aquila dove conobbe il futuro duca di Milano Francesco Sforza. Poi tornò in Lombardia dove combatterà sia per la Repubblica di Venezia che per il Ducato di Milano. A contraddistinguerlo erano prestanza fisica, capacità tattiche, visione strategica e acume politico. Inoltre, pur non essendo stato il primo a utilizzare le armi da fuoco, è stato sicuramente il primo a usare l’artiglieria da campagna in modo significativo, siamo negli anni ‘60 del 1400. Il condottiero bergamasco nel 1455 ricevette il comando supremo dell’esercito di Venezia, nel 1468 quello dell’esercito pontificio e nel 1473 quello dell’esercito di Carlo il Temerario duca di Borgogna, nonno del futuro imperatore Carlo V".
Le imprese
"Brescia era assediata e la parte più a nord del lago di Garda era controllata dai viscontei. I veneziani quindi non riuscivano a far arrivare rifornimenti: Colleoni ebbe l’idea di far risalire lungo il fiume Adige delle navi poste su tronchi, trainate a braccia e da buoi per alcuni chilometri, fino a farle calare nel lago. Un’impresa rimasta memorabile. Quando invece venne sospettato di tradimento dal duca Filippo Maria Visconti e fu gettato in prigione ai Forni di Monza la sua evasione fu una delle più celebri della storia, tanto da meritarsi una puntata in una serie televisiva francese degli anni ‘70".
La conquista dei feudi
"Avrebbe voluto governare uno Stato tutto suo ma rimase un feudatario. Ebbe però molti onori dai sovrani dell’epoca: sia Renato d’Angiò sia Carlo il Temerario duca di Borgogna gli concessero cognome e stemma. Nel 1456 comprò Malpaga, poi acquisterà beni a Ghisalba e quattro anni dopo ne riceverà la signoria. Dovendo spostarsi molto aveva una dimora a Brescia, a Bergamo, a Solza, a Martinengo, a Romano e in vari altri luoghi".
Il mecenatismo e la beneficenza
"Colleoni ha fatto costruire a Bergamo la cappella che porta il suo nome e il Luogo Pio della Pietà; a Basella il convento, a Martinengo il convento delle clarisse e quello francescano dell’Incoronata. Edificò chiese a Malpaga e Cavernago, ne fece ultimare una a Romano che oggi non esiste più e fece donazioni ad altre. Nel 1469-70 fece anche ricostruire e ampliare le famose terme di Trescore Balneario. Lasciò un segno profondo con lo scavo delle rogge, fondamentali sia per l’agricoltura sia per le industrie: ce ne sono anche a Ghisalba, dove ha impiantato anche un mulino".
La famiglia
"Negli anni ‘30 del 1400 sposò la nobile bresciana Tisbe Martinengo e con lei ebbe due figlie ma ne avrà altre sei fuori dal matrimonio... al tempo non era cosa strana. Le crescerà tutte Tisbe. Medea, la più nota, morirà 14enne nel 1470 e Colleoni le farà costruire un monumento a Basella poi spostato nel 1800 nella cappella Colleoni a Bergamo. Non avendo eredi maschi decise di passare lo stemma ai Martinengo-Colleoni che lo aggiungeranno al loro. Il nipote Alessandro erediterà i beni di Ghisalba".
La morte
"Nel 1474 già stava male e fece voto alla Madonna di Loreto di andare in pellegrinaggio da lei, nelle Marche. Ci andò a cavallo, tra il gennaio e il febbraio del 1475 ormai ultraottantenne. Guarì, ma in autunno comincerà a star male di nuovo. Sappiamo molte cose di lui per via delle lettere delle spie, molto attive all’epoca. Il 27 ottobre fece testamento e morì alle 3 di mattina del 3 novembre, nella rocca di Malpaga. La salma venne esposta in Santa Maria Maggiore a Bergamo. La sua cappella non era finita e così solo il 4 gennaio del 1476 furono celebrati i solenni funerali in piazza duomo: nella bara spada e bastone di comando. Nei secoli però si perse memoria di quale fosse il suo sepolcro nella cappella: al re Vittorio Emanuele III di Savoia che venne in visita nessuno seppe dire dove si trovasse. A quel punto partirono le ricerche, risolte solo il 21 novembre del 1969 con il ritrovamento del sarcofago, evento che destò scalpore anche sulla stampa internazionale. A ricordare il condottiero bergamasco biografie, anche in inglese, e sculture: in particolare l’unico monumento equestre della città di Venezia, realizzato da Andrea Del Verrocchio, maestro di Leonardo Da Vinci. Colleoni è citato anche in diverse poesie di Gabriele D’Annunzio".
Un racconto intenso e coinvolgente, che ha rapito il folto pubblico presente.
La mostra e la seconda conferenza
Al termine della serata c’è stato un applauso spontaneo, poi tutti ad ammirare i preziosi cimeli esposti nella mostra che rimarrà aperta fino al 17 maggio. Prossimo appuntamento, oggi, venerdì 16 maggio, alle 20.30 con la conferenza "Vita quotidiana e alimentazione a Ghisalba all’epoca del Colleoni".

Conferenza e mostra su Bartolomeo Colleoni




