Difetti tecnici rimandano la fine del processo per il femminicidio di Yana
Si è tenuta lunedì 18 novembre presso la Corte di Assise di Mantova, l'ultima udienza del processo del caso di Yana Malaiko, la giovane donna ucraina uccisa dal suo ex compagno Dumitru Stratan.
Si è tenuta lunedì 18 novembre presso la Corte di Assise di Mantova, l'ultima udienza del processo del caso di Yana Malaiko, la giovane donna ucraina uccisa dal suo ex compagno Dumitru Stratan.
Divergenze e difetti delle perizie tecniche
L’ultima udienza del processo per il femminicidio di Yana Malaiko che avrebbe dovuto segnare un passo cruciale verso la conclusione del procedimento giudiziario, ancora una volta si è rivelata un nulla di fatto, secondo i legali della famiglia. La seduta in aula, attesa per le conclusioni del Pubblico Ministero e della Parte Civile, è stata compromessa dai problemi tecnici legati alla perizia informatica. La relazione presentata dal tecnico forense, incaricato di analizzare e tradurre i messaggi e le conversazioni tra Yana e Stratan, si sarebbe rivelata lacunosa e incoerente. Per la seconda volta, il materiale non sarebbe così risultato sufficientemente chiaro per fornire un contributo decisivo alle indagini. Risultati che hanno spostato il termine del processo a marzo 2025.
I presenti in aula a sostegno della famiglia della vittima
Dumitru Stratan, assente all'udienza, si trova detenuto in isolamento e secondo il legale della famiglia Malayko, non avrebbe mai mostrato segni di pentimento. Un caso emblematico della lentezza del sistema giudiziario italiano, che troppo spesso diluisce il diritto alla giustizia in tecnicismi e ostacoli burocratici. La tragedia di Yana, inizialmente al centro dell’attenzione mediatica, rischia ora di finire nell’oblio, come già successo a molte vittime di femminicidio. In aula, il padre della vittima, Oleksandr Malaiko, supportato dall'Associazione Y.A.N.A You Are Not Alone ODV e da alcuni cittadini di Castiglione delle Stiviere, che continuano a sostenere la causa di giustizia per la giovane uccisa. Per la prima volta, erano presenti anche una classe dell'Istituto "Arti e Mestieri" di Suzzara, che ha seguito le fasi del processo per femminicidio, in un contesto educativo che spera di sensibilizzare le giovani generazioni sull'importanza di contrastare la violenza di genere.
L'associazione Y.A.N.A.
"Le divergenze tecniche, i difetti nelle perizie, i rinvii infiniti non sono solo una questione burocratica. - ha detto Francesco Porello, presidente dell'associazione Y.A.N.A.- Sono il riflesso di un sistema che non riesce a rispondere tempestivamente e con efficacia alle necessità di chi, come Oleksandr Malaiko, sta pagando il prezzo più alto: la perdita di una figlia e la condanna a vivere con il suo ricordo, in attesa di una giustizia che sembra arrivare sempre più lontana. Ogni rinvio, ogni errore tecnico, ogni giorno che passa senza una sentenza definitiva, aggiunge un ulteriore strato di dolore per le famiglie delle vittime. Non possiamo più permettere che la giustizia venga diluita in tecnicismi, errori e ritardi. La giustizia per Yana e per tutte le altre vittime di femminicidio deve arrivare prima che il loro ricordo svanisca, prima che il dolore diventi insostenibile anche per chi cerca, almeno, una risposta giuridica a una tragedia che non avrà mai risarcimento".