La crisi dei bar, in Bergamasca in dieci anni chiusi quasi 400 locali
Un calo piuttosto costante che racconta - per l'ennesima volta - di un mondo che cambia a grande velocità, da una parte e dall'altra del bancone
È probabilmente molto presto per parlare di "ultimo brindisi", e per fortuna. Eppure, il trend è preoccupante: in dieci anni, il numero di bar in provincia di Bergamo è crollato di quasi 400 unità, fermandosi all'inizio del 2024 a 3070 locali registrati alla Camera di Commercio. Un calo piuttosto costante che racconta - per l'ennesima volta - di un mondo che cambia a grande velocità, da una parte e dall'altra del bancone.
Bar in difficoltà: va meglio nelle città
La maggioranza dei bar si trova nell’area urbana del capoluogo (32%), ma la Bassa è una delle zone in cui la concentrazione è più importante: il 27% dei locali bergamaschi stanno in pianura. Non a caso, da un'analisi per Comune si nota come i bar si concentrino particolarmente nei comuni di Bergamo, di Treviglio e di Romano di Lombardia.
La media è di 2,8 bar ogni 1.000 abitanti, un dato in linea con la media regionale, ma il valore sale a 3,5 nelle zone montane e a 3,1 nell’area urbana, mentre scende a 2,4 in collina e in pianura. Caravaggio si distingue per il primato di 5,8 bar ogni 1.000 abitanti, il doppio della media provinciale, seguita da Calusco d’Adda con 4,6 e da Bergamo con 4,2.
In dieci anni persi quasi 400 locali
Nel decennio si sono persi 374 bar, soprattutto nelle aree montane e in quella urbana. In conseguenza di ciò il tasso di crescita medio annuo risulta negativo e lo è più intensamente a Bergamo che non in Italia o in Lombardia. Ma c’è un’eccezione e si tratta delle imprese guidate da imprenditori nati all’estero, che hanno avuto una crescita media annua positiva.
Circa due bar su dieci sono gestiti da persone nate fuori dall’Italia, il 94% delle quali è cittadina extra UE. Posto che solo per le imprese individuali è possibile risalire al Paese di nascita del titolare, tra i Paesi in prima posizione si trova la Cina, con imprese localizzate soprattutto a Bergamo e a Ponte San Pietro.
"A seguire si trovano Albania e Marocco - spiega la Camera di commercio in una nota - Due bar su cinque sono gestiti da donne, dato in crescita negli ultimi dieci anni e superiore al dato regionale e nazionale. Solo un bar su dieci è gestito da imprenditori sotto i 35 anni. Peraltro, a causa dell’invecchiamento demografico, le imprese giovanili hanno perso 200 unità".
"Osserviamo nei numeri del decennio due fenomeni interessanti: la concentrazione delle imprese bergamasche che gestiscono sempre più bar e la crescita vivace degli esercizi che fanno probabilmente parte di catene, desumibile dall’aumento delle unità locali che fanno capo a imprese non bergamasche - ha commentato il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni - Il numero di bar in relazione agli abitanti è maggiore nelle aree montane e cittadine. A ciò possiamo dare una lettura che considera da un lato il ruolo del bar come offerta di servizi, oltre che di intrattenimento, per i lavoratori urbani e i visitatori; dall’altro la sua importanza come polo di aggregazione in ambito montano, a cui si affianca ancora una volta la sua valenza di servizio al turismo".
La vita (grama) dei baristi
Per capire più da vicino quali sono le problematiche vissute dai bar della Bassa abbiamo fatto due chiacchiere con i titolari del "Jammin' Cafè" di Treviglio Samuele Anghinoni (qui l'intervista) e con Xu Longhai per tutti "Mario" che a Caravaggio gestisce il bar "Centrale" e il ristorante "Eurasia"(qui l'intervista).
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