Crisi dei bar: "Di giorno si lavora, di sera si piange"
La crisi dei bar in tutta la Provincia è una realtà ma in città i locali reggono, come luogo sociale
La crisi dei bar si fa sentire anche nella provincia di Bergamo dove, in dieci anni, sono andati persi qualcosa come 400 bar. Per leggere meglio una situazione che inizia a preoccupare ne abbiamo parlato con chi sta dall'altra parte del bancone. Da piccolo barista del "Centrale", in piazza Garibaldi a Caravaggio, a imprenditore titolare di svariati locali tra bar e ristoranti nella Bassa e nel Cremasco. In città in pochi lo conoscono per il suo vero nome, Xu Longhai: è Mario, per tutti.
L'intervista
Sulla crisi dei bar il cinese non ha dubbi, sebbene il suo regno sia proprio la città in cui sono più numerosi.
Quando sei arrivato in Italia e come ti sei inserito nel tessuto economico-sociale?
"Sono arrivato in Italia più di 20 anni fa, nel 2001, ho cominciato come dipendente e a studiare l’italiano. Poi piano piano sono riuscito ad acquistare il 'Bar Centrale' qui in città, quindi la mia famiglia ha acquisito anche il locale che porta lo stesso nome a Rivolta e ad aprire il ristorante 'Eurasia', sempre qui in città".
Come mai Caravaggio è, in proporzione, una delle città bergamasche con più bar?
"Forse perché ora c’è l’autostrada e passa più gente, tuttavia quando sono arrivato qui ce n’erano molti di più e secondo me caleranno ancora: è un fenomeno che si registra in tutt’Italia".
Perché?
"Girano pochi soldi, un operaio medio anche se lavora molto con il suo stipendio fatica a vivere: pagato l’affitto o il mutuo, le utenze, le spese per mangiare e vestirsi, per mantenere l’auto e i bambini, se ne ha, resta in tasca ben poco e quindi esce di meno. Manca anche la sicurezza: di giorno si lavora ma di sera si piange. I baristi sono in balia dei malviventi: se entrano nel bar e scoppia una rissa o danneggiano i tavoli fuori a essere multato o addirittura chiudere è il locale, mentre ai responsabili succede poco o nulla. Se poi commettono una rapina e magari picchiano o uccidono il titolare difficilmente vengono assicurati alla Giustizia, c’è quindi anche la paura di denunciare per ritorsioni. A Rivolta è successo a mio fratello Luigi, che ha subito tantissimi furti ed è stato anche malmenato un paio di mesi fa. Fatica ancora oggi a camminare. In Italia purtroppo è così, bisogna fare qualcosa per cambiare la situazione. Senza contare che negli anni sono aumentate le regole da rispettare, pensiamo al rumore, alla musica, che prima venivano tollerati di più. Ultimo ma non ultimo il fatto che i giovani non hanno più voglia di lavorare né di sera né durante le festività".
Come mai sempre meno i baristi bergamaschi e di più quelli migranti?
"Se penso ai cinesi, rispetto agli italiani hanno due vantaggi: sono lavoratori per i quali non ci sono feste o vacanze e accettano di impegnarsi anche la sera, il sabato e la domenica, cosa che consente di risparmiare più soldi e acquistare il bar; in secondo luogo si aiutano tra loro".
Una realtà che era quella dei nostri nonni, ma non dei giovani, dunque, secondo lei?
"Esatto. E i nostri figli fanno lo stesso dei vostri, anche loro adesso vogliono essere liberi durante le feste e la sera, e vogliono le ferie".
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