Lo Ius Scholae e la Bassa: cosa ne pensano i sindaci. Imeri contrario: "Niente scorciatoie"
Per il sindaco di Treviglio il rischio è l'immigrazione incontrollata. Aprono però diversi colleghi del centrodestra
Ma cosa ne pensano i sindaci della nostra zona dello Ius Scholae? Abbiamo interpellato quelli dei Comuni più grandi e quelli dei territori a più intenso tasso di cittadini minorenni di origine straniera. Ne è emerso un quadro interessante e talvolta sorprendentemente disallineato alle posizioni «di scuderia» dei partiti di riferimento dei nostri amministratori locali.
Ius Scholae: il parere dei sindaci
Tra i favorevoli anche svariati sindaci di centrodestra.
«Quello della cittadinanza è un tema delicato che non va affrontato a livello ideologico. La proposta di Legge sullo Ius Scholae ha punti non chiari e non mi entusiasma, ma il criterio alla base è intelligente: non guarda solo alla nascita, ma ad un percorso di apprendimento che permette di entrare nella nostra società: meglio dello Ius soli» è il commento di Fabio Ferla, sindaco civico di Calvenzano.
Nonostante governi con una maggioranza di centrodestra a trazione leghista, è invece favorevole Roberto Ravanelli, sindaco di Arcene. «Mi sembra un proposta in linea con l'obiettivo comune di integrazione sociale. Il conferimento della cittadinanza è di sicuro il primo passo per chi è arrivato in Italia in tenera età e ha completato qui un percorso di studi, che gli ha dato modo di familiarizzare con la lingua, ma anche con la nostra cultura e lo stile di vita occidentale».
Anche dal Pd, la sindaca di Cologno al Serio Chiara Drago è chiaramente favorevole. «Sono favorevole, ho anche firmato per il referendum con cui si chiede di portare a 5 anni il requisito per la richiesta di cittadinanza. Direi che i tempi sono maturi per rivedere la legge e prendere atto di una situazione che esiste da tempo e che è discriminatoria per tante e tanti compagni di classe dei nostri figli».
Così come, a Romano di Lombardia, è cauto ma favorevole alla riforma il sindaco Gianfranco Gafforelli. «E’ evidente che le richieste di cittadinanza sono aumentate. Trovo che sia condivisibile la proposta che assegni questo diritto alle persone che hanno compiuto un ciclo di studi in Italia, apprendendone le Leggi, la storia e le tradizioni e soprattutto i valori di convivenza civile. Come tutte le innovazioni sarà un fenomeno che andrà gestito al meglio».
I sindaci contrari
Contrario invece il sindaco di Treviglio Juri Imeri, che sposa sul tema la linea del suo partito, la Lega. «La legge sulla cittadinanza esiste e va benissimo così. Attuare la proposta del modello Ius Scholae vorrebbe dire creare una "scorciatoia" e generare, di conseguenza, un possibile effetto di immigrazione incontrollata con l’attrattiva proprio della cittadinanza: sarebbe un fallimento del sistema. La cittadinanza non si regala». Pressoché identica la dichiarazione del collega e compagno di partito Yuri Grasselli a Spirano. «La legge esistente va benissimo così. Lo Ius Scholae sarebbe una "scorciatoia", si rischierebbe un possibile effetto di immigrazione incontrollata. La cittadinanza non si regala. Personalmente sarei anche più rigoroso: vengono rilasciate troppe cittadinanze a soggetti che neanche parlano italiano, chiaramente non integrati».
Sul fronte di Fratelli d'Italia nella Bassa, Simone Nava di Antegnate è invece contrario. «La mia posizione è in linea con quella del mio partito Fratelli d’Italia. Da sindaco ho accertato con l’esperienza che siamo il paese che rilascia più cittadinanze in Europa. La legge c’è già e i numeri dimostrano che funziona perfettamente, quindi non vedo la necessità di doverla modificare».