Rissa all'Autharit, parla il 49enne ferito: "Sono stato aggredito dal branco"
Ad alcuni giorni di distanza, cambia radicalmente la ricostruzione di quanto accaduto la notte tra il 9 e il 10 marzo all'Autharit di Fara.
Rissa all’Autharit: cos’è successo davvero la notte tra il 9 e il 10 marzo? Dopo le prime testimonianze raccolte la settimana scorsa (che è possibile rileggere a questo link) emerge, dal racconto di altri presenti, una versione ben diversa dei fatti. Più che una scazzottata, quanto accaduto al bar sembrerebbe un’aggressione da parte del branco.
Indagini in corso
Fermo restando che starà ai carabinieri, già al lavoro al riguardo, ricostruire con precisione l’accaduto, sono per ora quattro le persone intervenute nei giorni scorsi a smentire quanto precedentemente denunciato da R. C. e testimoniato da un suo amico. Tra loro anche I. M., la barista coinvolta, e A. L., l’uomo vittima di aggressione.
I pregressi del gruppo e la serata
E’ stata una serata più o meno nella norma, relativamente tranquilla – racconta la barista I. M. – R. C. ha raggiunto il bar con altri tre amici attorno alle 21.30, e da lì gradualmente è arrivato il gruppo, composto in totale da una ventina di giovani - Un gruppo che la stessa I. M. dichiara di conoscere bene perché non estraneo a comportamenti irrispettosi all’interno del locale, tanto che già in passato i dipendenti dell’esercizio commerciale avevano chiesto provvedimenti al titolare - Più volte li abbiamo ripresi nei mesi scorsi per atteggiamenti e comportamenti irrispettosi, sia verso noi camerieri che verso l’arredo. Arrivati già alticci, la sera del 9 marzo hanno ordinato una bottiglia di gin e sono rimasti nel locale fino a tarda serata.
La porta: a romperla è stato il ventenne farese
Andando con ordine, il primo punto smentito riguarda la rottura della pompa (il meccanismo che ne garantisce la chiusura automatica e controllata, ndr) della porta d’ingresso. Come testimoniato sia da A. L. che da I. M., ma anche da due avventori estranei ai fatti: "A danneggiare la porta è stato R. C., che stava uscendo dal locale seguito dall’amico A. B. e ha tirato a sé, senza che ce ne fosse bisogno, la porta con tutte le proprie forze".
Da lì il rimprovero da parte della dipendente del bar, che a circa un metro di distanza ha visto benissimo di chi fosse la responsabilità. "Il ragazzo dietro R. C. era il suo amico A. B. – ha spiegato – Nessun fantomatico sconosciuto", come confermato anche dagli altri tre presenti intervistati. Dal rimprovero della giovane barista, la discussione.
La violenza verbale e il primo spintone
Al rimprovero da parte di I. M., R. C. ha risposto con aggressività verbale.
Quando lui e l’amico stavano uscendo e lui ha danneggiato la porta, io mi trovavo appena fuori dalla stessa, seduta sul muretto. Ero in pausa e parlavo con alcune amiche e con A. L. (falegname 49enne residente in paese, ndr). Ho visto R. C. rompere il meccanismo della porta e l’ho rimproverato: lui mi si è avvicinato a muso duro, urlando insulti e imprecazioni. Capendo che non fosse lucido ho fatto per rientrare nel locale pensando che ne avrei parlato il giorno seguente con Titti, il titolare, ma mentre facevo per rientrare il giovane mi ha nuovamente insultato. Mi sono girata e lui è venuto faccia a faccia a un centimetro da me puntandomi un dito contro. Lì è intervenuto A. L., che si è frapposto fra noi: ha detto al ragazzo di calmarsi e questo ha risposto con insulti anche a lui. Al che, A. L. l’ha spinto via, facendolo finire seduto sul muretto e con la schiena appoggiata alla pianta dietro il muretto. R. C. non è dunque caduto dalle scale, e si è rialzato immediatamente.
L’aggressione del branco
Lo spintone di A. L. a R. C., confermato sia dallo stesso falegname che da tutti i presenti interpellati, ha dato il via a una violenza collettiva che va ben oltre la scazzottata da bar. "Tre ragazzi mi hanno preso alle spalle trascinandomi dentro al locale, altri hanno iniziato a colpirmi da davanti. Sono finito a terra e da lì sono stato colpito da una decina di loro con calci, pugni e ginocchiate in faccia" racconta A. L.. Tra gli aggressori, come confermato sia da lui che da I. M. e da altri due testimoni intervenuti per cercare di dividere aggressori e aggredito, anche R. C. e l’amico A. B..
Posso testimoniare che, rialzatosi, R. C. ha preso parte all’aggressione: mentre A. L. era a terra, l’ha ripetutamente colpito con pugni al viso. In tutto erano almeno sette o otto i giovani che hanno riempito di botte il falegname - hanno concordato i testimoni - Hanno sollevato A. L. e l’hanno scagliato prima su un tavolino, poi di nuovo a terra, sempre continuando a colpirlo con violenza. In tutto questo, un paio di clienti hanno cercato di tirar fuori gente dalla ressa, ma sembravano uno sciame di api che si muoveva concitato attorno ad A. L.. Ciò che più mi ha impressionato, è che molti del gruppo ridevano, mentre lo picchiavano - ricorda la dipendente del bar.
L’apice della violenza: una sedia a mezz’aria
Provvidenziale l’intervento proprio della dipendente, che, insieme al cliente F. V., ha fermato un giovane del gruppo con una sedia a mezz’aria, nell’atto di scagliarla in faccia al falegname 49enne. "Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere. Fortunatamente, poi, siamo riusciti a cacciare fuori dal locale il gruppo e a barricarci all’interno. I ragazzi, tra cui sempre anche i sopracitati, hanno preso d’assalto la porta, rompendone il vetro con bicchieri, calci e pugni. Presto, per fortuna, sono arrivati i carabinieri e i soccorritori" racconta ancora I. M., che ricorda anche come, al termine del tutto, R. C. e A. B. siano anche tornati al locale ormai chiuso, la stessa notte. "R. C. è venuto qui di corsa accompagnato dall’amico. Pensavo volesse scusarsi, invece è tornato a insultarmi dicendo che era tutta colpa mia, che l’avevo ingiustamente accusato per la porta, anche se l’avevo visto romperla con i miei occhi. Il suo amico, invece, ha detto che aveva una mazza con la quale avrebbe spaccato la faccia ad A. L.".
Insulti, minacce e provocazioni anche alla presenza delle forze dell’ordine
Come testimoniato ancora da più persone, se parte del gruppo si è data alla fuga all’arrivo dei carabinieri, altri (come rilevato anche da prove video, ndr) sono rimasti all’esterno del locale provocando e insultando, gridando minacce di morte ("Bruciamo questo posto con tutti voi dentro", tra le altre, riporta sempre I.M.) e simili anche dopo l’arrivo delle forze dell’ordine. Dopo averlo medicato sul posto, A. L. si è recato in Pronto Soccorso dove gli sono state refertate "contusioni varie su tutta la testa, una lacerazione al naso e un rilevante trauma tra zigomo e occhio destro, oltre a una grave botta all’altezza della tempia". Anche da lì la decisione, la mattina dell’11 marzo, di sporgere denuncia.
La paura della dipendente e i provvedimenti del titolare
Premesso che starà ai carabinieri ricostruire l’esatta dinamica e confrontare le differenti versioni di quanto accaduto, la violenza di quella notte ha lasciato strascichi, oltre che fisici, anche emotivi. "Per cinque notti ho fatto fatica ad addormentarmi, ero sotto shock" ha raccontato I. M., ancora visibilmente scossa a ricordare quei momenti. "Ho pensato più volte che, se non ci fosse stato A. L., forse tutto questo non sarebbe successo, ma è vero anche che forse sarebbe potuto succedere di peggio. Alla fine mi sono risposta che, se non ci fosse stato R. C., sicuramente tutto questo non sarebbe successo", ha concluso I. M.
E se la giovane ha già depositato presso le autorità la propria testimonianza, da parte del titolare è scattata invece la denuncia per i danni provocati al locale, così come la decisione di munire l’esercizio di un sistema interno di videosorveglianza.