Ospedale, accordo raggiunto sul blocco ferie (cancellato) e sulla libera professione (ridotta)
Il braccio di ferro tra i sindacati e la dirigenza dell'Asst Bergamo Ovest, che puntava a ridurre le liste d'attesa per visite ed esami con il Servizio sanitario nazionale.
Sanità, accordo raggiunto all'ospedale di Treviglio tra sindacati e dirigenza dell'Asst Bergamo Ovest, sul blocco delle ferie dei dipendenti e sull'attività dei medici in regime di libera professione. Il braccio di ferro sui due contestati provvedimenti dell'azienda - nati per ridurre la lunghezza delle liste d'attesa per esami e prestazioni sanitarie negli ospedali di Treviglio e Romano - è durato pochi giorni, e si è sostanzialmente risolto venerdì 22 ottobre 2021 nel corso del primo incontro del tavolo sindacale. Il secondo incontro, in programma per il prossimo giovedì, con i rappresentanti del comparto, dovrebbe concludersi nello stesso modo secondo la Cgil, che si è riservata di prendersi alcuni giorni per sottoporre l'accordo agli iscritti. Le altre sigle sindacali invece hanno già firmato.
Liste d'attesa troppo lunghe per gli utenti del pubblico
Niente ferie per tutti i dipendenti fino al 31 dicembre, e stop alla possibilità per i medici di esercitare in regime privato in ospedale. La (doppia) decisione della dirigenza dell’Asst era arrivata nei giorni scorsi, dopo un’analisi dei livelli di produttività del personale sanitario pubblico dei due ospedali. Livelli che, secondo l’azienda, sono ancora al di sotto delle attese: il numero di prestazioni ambulatoriali a settembre è stato più basso del 18% rispetto allo stesso mese del 2019. Un dato peggiore anche della media regionale, pure negativa, e comunque ben distante dalle previsioni di qualche mese fa, quando l’obiettivo manifesto era di tornare al 95% delle prestazioni ambulatoriali e dei ricoveri del 2019 entro la fine dell’anno. I ricoveri (dato di agosto) sono sotto invece del 5%, più o meno in linea con la media regionale. Ma il calo generalizzato ha effetti pesanti sia dal punto di vista del servizio all’utenza che del quadro economico dell’azienda.
Da qui la lettera della dirigenza a tutti i dipendenti, che annunciava dal 15 ottobre il differimento al primo semestre 2022 per le ferie di tutti i dipendenti e il blocco, fino a fine anno, dell'attività privatistica dei medici all'interno dei locali dell'ospedale.
La "provocazione" delle ferie bloccate
Il primo punto della "riforma", evidentemente una sorta di provocazione, è stato ritirato subito dal tavolo sindacale.
“Abbiamo trovato l’accordo con la maggioranza delle organizzazioni sindacali della dirigenza. Sul tema delle ferie e del loro differimento si è deciso e concordato che, a far data da oggi, tutte le ferie saranno permesse e perciò il normale ritmo di programmazione dei congedi sarà possibile da oggi al 31 dicembre, superando la comunicazione precedente della Direzione. Questo varrà sia per i dirigenti che per il personale del comparto" ha commentato ieri sera il direttore generale dell'Asst Peter Assembergs.
"La stragrande maggioranza dei dipendenti, anche stavolta, sta incrementando i livelli di attività - aveva commentato Assembergs in un'intervista al Giornale di Treviglio in edicola - e anche i livelli direttivi stanno collaborando in questa difficile e inedita sfida organizzativa. Però la verità è che qui si scontrano i diritti di gente che in questi anni ha dato tutto, con quelli di migliaia di cittadini che devono essere visitati e curati".
Il blocco dell'attività privatistica
Accordo raggiunto anche sul blocco dell'attività dei medici in regime privatistico. L'azienda ha ottenuto la conversione in visite istituzionali (e dunque riservate agli utenti del Servizio sanitario nazionale) del 20% delle visite programmate in libera professione. Una mediazione "che tiene conto della necessità di ridurre le liste d’attesa, avendo trovato un nuovo punto di equilibrio necessario fra attività istituzionale e, appunto, Libera professione" ha commentato Assembergs.
Era questo il vero punto nevralgico della manovra dell'Asst per ridurre le code per le attività in regime di Servizio sanitario.
"Abbiamo monitorato a lungo l’andamento dell’attività istituzionale degli ospedali e anche la produttività di ogni singolo reparto - aveva spiegato al GdT Assembergs, prima dell'accordo - E abbiamo notato che spesso siamo al di sotto persino del livello minimo di prestazioni previste dal contratto di lavoro. Per contro, l’attività effettuata da medici dell’ospedale in regime privato è, in generale, allineata con quella del 2019. E così non va bene, è evidente: il Governo e la Regione ci chiedono di recuperare l’attività, e di tornare ai livelli pre-Covid. Migliaia di cittadini sono in attesa di una visita, o di un esame, o di essere curati".
La Cgil si riserva di firmare lunedì
Le rappresentanze presenti al tavolo hanno siglato entrambi gli accordi, salvo la Cgil che si è riservata di sentire i propri iscritti e decidere se firmare o meno l'intesa. Che in ogni caso, ha spiegato l'azienda, trovato l'accordo è già operativa da venerdì sera.
“Abbiamo preso atto dell’esito della discussione ed ora sentiremo i lavoratori per capire se accetteranno questa soluzione - ha commentato Roberto Rossi, segretario generale della FP-CGIL di Bergamo - Se avremo il mandato a procedere, lunedì firmeremo l’accordo. Un esito simile dovrebbe avere anche il confronto sulle ferie del resto del personale, quando torneremo a incontrare la direzione giovedì”.
La Cgil: "Troppe vaccinazioni, ecco perché l'azienda è rimasta indietro con il resto"
Secondo la Cgil, le liste d'attesa sono sì da accorciare, ma a causarle è stata l'attività vaccinale degli scorsi mesi che ha sottratto risorse all'attività ordinaria.
“La necessità di accorciare le liste di attesa per le prestazioni non legate al Covid è certo rilevante, ma il punto è che la strategia adottata negli ultimi mesi dalla Asst Bergamo Ovest si è rivelata sbagliata - prosegue Rossi - L’azienda si è votata in maniera massiccia allo svolgimento delle attività vaccinali provocando gravi ritardi nel resto del servizio, a nostro avviso in misura davvero esagerata. Diversamente si sono mosse, invece, la ASST Bergamo Est e la Asst Papa Giovanni XXIII. Con preoccupazione avevamo denunciato questa tendenza già tempo fa. È ovvio che portare avanti l’attività vaccinale era e resta importantissimo, unica via d’uscita dalla crisi sanitaria. L’errore, però, è stato quello di impiegare medici e infermieri negli hub durante l’orario di lavoro ordinario, utilizzando in maniera troppo limitata le risorse economiche che pure esistevano per la campagna vaccinale. Si voleva far pagare questo errore ai lavoratori che, dopo l’ultimo anno e mezzo, sono in ginocchio, stremati. Il diritto al riposo va loro garantito”.