Tampone eseguito privatamente, Regione Lombardia rimborsa... ma solo se è positivo
Pd e Lce commentano: "E' un disincentivo, essere guariti non può essere una colpa".
L’Istituto Superiore di Sanità ha stabilito che se un cittadino effettua un test sierologico e questo è positivo, deve sottoporsi anche al tampone naso-faringeo, per essere certi che non sia ancora contagioso. La notizia di ieri è che la Regione Lombardia, nel recepire questa direttiva, ha stabilito che, nel caso in cui un cittadino effettui il test sierologico in regime privato e abbia esito positivo, rimborserà il costo dell’esame del tampone, ma solo in caso che anche quest’ultimo sia positivo.
Tampone rimborsato solo se positivo
Oltre al danno, insomma, anche la beffa. La scorsa settimana Regione Lombardia ha dato l'ok all'esecuzione dei test sierologici da privati, specificando però che i costi sarebbero stati a carico dei privati stessi e quindi dell'utente finale. Una decisione che aveva fatto storcere il naso a molti anche perché, in caso di positività, è obbligatorio sottoporsi al tampone, pagandolo di tasca propria, e restando in isolamento fino all'esito negativo.
Di rimborsi non se n'era parlato, ma nelle FAQ, vale a dire nelle risposte alle domande più frequenti sull'argomento, sul sito di Regione Lombardia si legge: “in caso di positività del tampone naso-faringeo il costo del tampone viene restituito al cittadino nei limiti di cui alla DGR n. 3132/2020 tramite le ATS”.
Pd e Lce: "Si vuole nascondere la reale dimensione del contagio"
“Questa è l’ennesima prova che la Regione Lombardia non crede ai test diffusi e che persevera nella strategia sbagliata” hanno dichiarato Matteo Piloni, Jacopo Scandella e Niccolò Carretta, consiglieri regionali di Pd e Lce.
“È assurdo che un cittadino venga punito perché non è più infettivo, quando è proprio la Regione che, correttamente, chiede a chi ha un test positivo di sottoporsi anche al tampone. Il messaggio che la Regione dà ai cittadini che hanno avuto sintomi e che, pur chiamando i numeri verdi non sono stati visitati da nessuno, o quelli che devono tornare al lavoro a contatto con colleghi e con il pubblico, o a quelli che sono stati a contatto con persone malate, è che se vogliono proprio fare il test devono sapere che se lo devono pagare, e se per caso nel frattempo sono guariti, si devono pagare anche il tampone. È un disincentivo bello e buono, che nasconde forse la volontà di non far emergere la dimensione reale del contagio in Lombardia e il numero delle persone che non sono mai state raggiunte dal sistema sanitario regionale”.