Gioco d'azzardo, Roma ordina il dietrofront (ma è stato giusto provarci)
Non ha retto la diga eretta dai sindaci della Bassa occidentale contro gli interessi del gioco.
Alla fine ha vinto Golia. Non ha retto la diga eretta dai sindaci della Bassa occidentale per arginare la diffusione del gioco d'azzardo patologico nei 18 Comuni del Trevigliese. Uno ad uno, in questi giorni, tutte le Amministrazioni stanno infatti revocando le ordinanze emanate nei mesi scorsi, che imponevano un fermo di 13 ore al giorno per le famigerate "macchinette mangiasoldi". Un dietro-front netto causato dalla raffica di ricorsi (annunciati e attesi) delle associazioni di categoria, ma anche e soprattutto per le linee guida imposte dal Ministero dell'Interno, che a inizio novembre ha chiarito tramite una circolare che sei ore di chiusura al giorno (notte compresa) per le attività di slot machines e videopoker sarebbero più che sufficienti. Resterà invece invariato il testo del Regolamento.
Da tredici a sei ore di fermo
La sostanziale retromarcia del fronte dei sindaci sulle ordinanze era stata anticipata nei giorni scorsi in Consiglio comunale dal sindaco di Treviglio Juri Imeri. Da un totale di 13 ore previsto nella prima versione delle ordinanze emesse nei 18 Comuni dell’Ambito (dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 23 alle 10), le nuove ordinanze prevedono un fermo di sole sei ore: dalle 7.30 alle 9.30, dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 23 all’una di notte. I Comuni interessati sono Arcene, Arzago, Brignano, Calvenzano, Canonica, Caravaggio, Casirate, Castel Rozzone, Fara Gera d’Adda, Fornovo, Lurano, Misano, Mozzanica, Pagazzano, Pognano, Pontirolo, Spirano e Treviglio.
«La decisione è stata presa durante l’assemblea dei sindaci dell’Ambito - aveva spiegato il primo cittadino - Dopo l’approvazione del regolamento avevamo dapprima ricevuto l’invito della Prefettura a sederci a un tavolo di confronto con le diverse associazioni di categoria. Successivamente, sono arrivati i primi ricorsi in diversi Comuni del territorio. Di comune accordo tra i sindaci - ha proseguito Imeri - si è quindi deciso di lasciare invariato il regolamento per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, ma di rimodulare gli orari contenuti nelle ordinanze».
Nel 2018 persi al gioco 500 euro a testa
Una decisione presa "a malincuore", aveva spiegato Imeri. Anche perché i numeri relativi alla ludopatia sono allarmanti. Secondo i dati forniti dall’Ufficio di Piano dell’Ambito di Treviglio, nel nostro territorio sono infatti ben 156 milioni gli euro spesi nel 2018 per il gioco (esclusi quelli online), ovvero 2 mila euro pro capite. Di questi sono 36 milioni quelli persi (al netto quindi delle vincite). Questo vuol dire che in media ogni cittadino dell’Ambito, nel 2018 ha sperperato 500 euro per il Gioco d’azzardo.
Il fronte politico comune
Per una volta, il fronte comune messo in piedi dall'allora presidente dell'Ambito Dimitri Bugini, ex sindaco di Lurano, era stato veramente trasversale. Salvo qualche distinguo sugli ambiti di applicazione del regolamento, l'intera Bassa occidentale aveva dimostrato - caso più unico che raro - una certa compattezza politica. La stragrande maggioranza dei Comuni aveva infatti aderito all'iniziativa dell'Ambito, disponendo le rispettive ordinanze e prevedendo anche un budget per la prevedibile querelle legale che l'offensiva politica avrebbe presumibilmente generato. Ma ogni sforzo si è infranto contro le stesse direttive ministeriali. Uno sforzo tuttavia, si spera, non del tutto inutile.