Il Borgo colleonesco rivive con Romano medievale
Il maltempo del fine settimana non ha fermato al tre giorni di rievocazione storica nel centro storico.

Il maltempo del fine settimana non ha fermato al tre giorni di rievocazione storica nel centro storico.
Romano medievale
Venerdì, sabato e domenica alla Rocca Viscontea e nelle vie e piazze del centro storico si è svolto il tradizionale weekend di "Romano Medievale", con spettacoli, accampamenti, giullari, costumi d'epoca e visite guidate. Al centro delle manifestazioni la novità di quest’anno: il "Torneo dei Cavalieri in Armatura” in rappresentanza dei quartieri della città, che a causa del maltempo si è svolto all’interno dell’oratorio San Filippo Neri.
Dominio colleonesco
La vera novità di quest'anno riguardante Romano medievale è stato il focus che gli organizzatori, l'Amministrazione comunale ha voluto porre sulla dominazione di Romano da parte del condottiero Bartolomeo Colleoni. La città infatti in epoca medievale aveva una posizione strategica per il controllo del territorio, essendo collocata sul confine delle tre provincie di Brescia, Bergamo e Cremona. Colleoni capì da subito l'importanza strategica del controllo Romano tant'è che ne fece un avamposto militare, con la Rocca come torrione difensivo.
La Rocca
Il fine settimana è stata l’occasione per rilanciare il progetto Rocca museo nel museo. Con l'apertura dei camminamenti ai visitatori, che avverrà in primavera, verrà proiettato un cortometraggio che ha come tema la congiura del Vismara. Ambrogio e Francesco Vismara, rispettivamente padre e figlio erano due esuli provenienti dal Ducato di Milano in cerca di ospitalità. Colleoni gli concesse protezione e loro si adoperano per sdebitarsi nell’attività di scrivani e funzionari per dieci lunghi anni. Ambrogio era una spia al soldo di Galeazzo Maria Sforza incaricato inoltre della pericolosa missione di avvelenare il capitano di ventura attraverso una pallina di veleno da far sciogliere nella minestra. Il cospiratore però venne scoperto mentre consegnava segretamente una missiva ad un cavaliere del Ducato. Incarcerato con il figlio, ambedue furono sottoposti ad atroci torture. Essi confessarono il tutto e dopo un regolare processo durato due mesi furono condannati a morte.
La condanna
Ambrogio fu squartato e fatto a pezzi. I brandelli del suo corpo furono esposti a terribile monito sulla torre del castello di Malpaga, sulle mura della Rocca di Romano, lungo alcuni importanti crocevia e al di fuori di alcune osterie. Il figlio Francesco invece venne impiccato su pubblica piazza a Martinengo. Prima di morire si rivolse alla folla dicendo: “Ero all’oscuro di quelle cospirazioni! Ho confessato solamente perché costretto dal dolore della tortura! Voi oggi impiccate un’innocente, morirò così in modo ingiusto ma sereno con la mia anima e di fronte a Dio!”.








