Servizi per l'infanzia, la Cisl denuncia la "fiera dell'incertezza"
Le iscrizioni nei nidi comunali calano del 30% a riprova di un’incertezza delle famiglie dettata dalla confusione di istituzioni e norme nell’affrontare la questione.
Il Decreto Rilancio fissa al 31 luglio la data fino alla quale i servizi socio assistenziali ed educativi devono rimanere chiusi. Se questa misura da un lato minerà la libertà delle famiglie di poter decidere se e come rientrare al lavoro, dall’altra persegue l’obiettivo della salute e sicurezza di bambini e del personale impegnato nei servizi. Siamo ancora in una fase delicata, e lo testimonia il 30% circa del calo delle iscrizioni nei nidi comunali (più alta in città, meno in provincia), a riprova di un’incertezza delle famiglie dettata dalla confusione di istituzioni e norme nell’affrontare la questione.
Le famiglie, la vera rete di sicurezza
“Comprensibilmente – spiega Angelo Murabito, segretario generale di CISL FP Bergamo - gruppi di famiglie premono per una riapertura dei servizi, anche perché hanno affrontato e stanno affrontando in modo importante l'emergenza sanitaria, conciliando la propria attività lavorativa con l'educazione dei figli, in un contesto difficile anche economicamente. Siamo convinti che le famiglie si siano dimostrate la vera rete di sicurezza del Paese, che ha permesso all’Italia di reggere in queste settimane complesse di emergenza”.
"Il tema dei servizi educativi o meglio dell'educazione per la crescita dei bambini – interviene Mario Gatti, della segreteria provinciale CISL - richiede particolare attenzione, e su questo si è avviato il dialogo con ANCI. Nessuna fuga in avanti è ammissibile se non sono garantiti tutti i requisiti di sicurezza sia per i bimbi che per gli operatori: deve comunque rimanere prioritario il confronto con le organizzazioni sindacali nell'ambito delle scelte politiche per non lasciare sole le famiglie".
Riaprire ma in sicurezza
Se il bisogno di “servizi sicuri” non si discute, quello che è mancato, per un'effettiva concretizzazione, è stata la chiarezza da parte delle Istituzioni spesso arrovellate con dichiarazione contrastanti tra i Ministri.
“Una mancanza di chiarezza – insistono Murabito e Gatti – che ha portato molti Comuni a spingere per riaprire in autonomia. E’ evidente che è mancata un'ottica omogenea. Di fatto i Comuni sono impossibilitati ad agire in base ai Decreti che si sono susseguiti fino al 16 maggio".
Per i prossimi mesi la questione centrale saranno i centri estivi: il Governo ha stanziato con il Decreto Rilancio 150 milioni per il settore, con un investimento rivolto alle iniziative a sostegno dei bambini e delle famiglie. Per gli operatori i dubbi rimangono e riguardano l’impossibilità a mantenere il distanziamento, difficoltà che sarà inversamente proporzionale all’età del bambino, al numero dei bambini e alla dimensione delle classi. Pertanto è necessario stilare dei protocolli chiari e condivisi: “è il momento di un intervento sinergico, proattivo, pianificato e finalizzato a partire dall’organizzazione dei centri estivi nell’osservanza severa e rigorosa delle misure di sicurezza nell'interesse dei bambini e delle lavoratrici e lavoratori del settore”.
Trovare un equilibrio
“È necessario trovare un equilibrio tra salute, igiene e sicurezza ed educazione – dice Katia Dezio del Coordinamento Donne della CISL di Bergamo. Ovviamente in modi differenti e diversificati per fasce d’età che notoriamente sottostanno a esigenze diverse. Il modello è tutto da ricostruire per andare incontro alle difficoltà della gente. I permessi e i congedi da marzo a settembre, non sono risolutivi, sono soltanto un tampone. I servizi scolastici sono sì indispensabili, e non devono prescindere dalla sicurezza e soprattutto devono trovare soluzione alle necessità famigliari”.