Scuola

Pugno duro contro i cellulari in classe

Gli studi confermano: rallentano l’apprendimento ma, spesso, a chiamare sono gli stessi genitori

Pugno duro contro i cellulari in classe

Stop ai cellulari in classe. Le scuole della Bassa si attrezzano per recepire le direttive del Ministero: punizioni fino alla sospensione, ma decideranno i presidi.

In classe cellulari off limits

Il divieto è “generalizzato” e la sua applicazione ormai “improcrastinabile”: almeno in classe sarà tassativamente vietato l’utilizzo del cellulare. A stabilirlo è una direttiva del Ministero dell’Istruzione, che ha sollecitato nelle scorse settimane le scuole ad adeguarsi e a prevedere non solo regolamenti interni più puntuali, ma anche provvedimenti disciplinari specifici. Vale per tutti, dalle Primarie in poi. Ma è soprattutto nel secondo ciclo d’istruzione che il problema è radicato, ormai da anni. Così, un messaggio di WhatsApp durante la lezione o una scrollata di Instagram costeranno come minimo un ammonimento, ma nei casi più gravi anche una sospensione.
Se il pugno duro del Ministero può sembrare esagerato, in realtà la ricerca scientifica va da tempo sostenendo che quella per gli smartphone è ormai una vera e propria dipendenza, che colpisce in Italia un giovane su quattro.

Effetti negativi sul rendimento scolastico

Gli effetti negativi sul rendimento scolastico sono “ampiamente dimostrati”, spiega lo stesso Ministro nella circolare fatta pervenire a tutte le scuole, ma ad essere minacciato in generale è il benessere psico-fisico dei ragazzi.

“Sull’argomento sono sempre più numerosi gli studi, così come risulta una sempre maggiore attenzione da parte degli organismi internazionali e delle istituzioni sanitarie sulla necessità di adottare politiche in grado di contrastare i preoccupanti fenomeni che tali ricerche mettono in luce” argomenta  il ministro Giuseppe Valditara.

Tra questi c’è uno studio dell’OCSE condotto nel 2024, intitolato “From decline to revival: Policies to unlock human capital and productivity”, che suggerisce «programmi per un uso responsabile di Internet e riforme delle politiche educative» volte a ridurre i catastrofici effetti della dipendenza da social media. Allo stesso modo l’Organizzazione mondiale della sanità (in “A focus on adolescent social media use and gaming in Europe, central Asia and Canada”, ricerca dello scorso anno), rimarca come “l’uso problematico dei social media tra gli adolescenti abbia subito un notevole incremento, con significativa diffusione di fenomeni di dipendenza quali l’incapacità di controllare l’uso degli smartphone, sintomi da astinenza e il trascurare altre attività con conseguenze negative sulla vita quotidiana”. In Italia non siamo da meno, purtroppo.

Dipendenza da combattere

L’Istituto Superiore di Sanità parla di una vera e propria “dipendenza comportamentale” che colpisce oltre il 25% degli adolescenti. Gli effetti negativi si fanno sentire sul sonno, sulla capacità di concentrazione, ma anche sulla gestione delle relazioni sociali. Nella fascia dei 14-17enni è associata anche ad un minore rendimento scolastico.

Da qui la linea dura: il Ministro ha chiesto a tutti i presidi di aggiornare i regolamenti interni alle scuole “prevedendo per gli studenti del secondo ciclo di istruzione il divieto di utilizzo dello smartphone durante l’orario scolastico anche a fini didattici, nonché specifiche sanzioni disciplinari per coloro che dovessero contravvenire al divieto”. Ovviamente il divieto è rigido, ma ammette eccezioni motivate: l’uso del cellulare “sarà sempre ammesso nei casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato, come supporto agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento”. Idem sarà consentito per altre “motivate necessità personali”. Altrimenti, il telefono dovrà restare (spento) nello zaino, o dovrà essere ritirato all’inizio delle lezioni. Con buona pace – emerge in modo chiaro dalle chiacchierate con i presidi che abbiamo sentito e riportato – anche degli stessi genitori. Sono infatti spesso mamme e papà, durante l’orario scolastico, a contattare i propri figli in chat o addirittura con chiamate. Spesso, anche soltanto per sapere “in diretta” come sia andata un’interrogazione o una verifica.

Come si applica il divieto

Su come applicare concretamente il divieto saranno i singoli istituti a decidere come muoversi, nel rispetto dell’autonomia scolastica. Qualcuno ha previsto delle “rastrelliere” per cellulari, una per classe, in cui depositare lo smartphone all’inizio delle lezioni. Altri consentono di tenere il dispositivo nello zaino, purché spento. Qualcuno ne consente l’uso durante la ricreazione, altre scuole no. I dirigenti della Bassa bergamasca, a pochi giorni dalla ricezione della direttiva del Ministero, si stanno ancora attrezzando per recepire il nuovo corso.

“Al liceo ‘Galileo Galilei’ di Caravaggio – spiega la dirigente scolastica Sabrina Schiavone – gli studenti potranno portare i telefoni personali all’interno della scuola ma dovranno rimanere rigorosamente spenti e custoditi negli zaini per tutta la durata delle attività scolastiche. Il personale docente e non docente è stato autorizzato a verificare il rispetto delle nuove disposizioni e a intervenire tempestivamente in caso di violazioni applicando quanto previsto dal nostro regolamento di disciplina”.

All’”Archimede” di Treviglio, la nuova normativa era già in parte applicata anche negli scorsi. Come confermato dalla dirigente scolastica Maria Chiara Pardi:

“La scuola già applicava il divieto durante le lezioni – ha spiegato – L’estensione anche nei momenti di intervallo contiamo sia apprezzato nel tempo dagli studenti come riconquista di uno spazio per la socialità non mediata da dispositivi, per il silenzio interiore e i momenti di raccoglimento con i propri pensieri ed emozioni, la tranquillità di non essere esposti a scherzi più o meno graditi diffusi sulle reti sociali”.