Dolore al ginocchio, mai sottovalutare il problema
Intervista al dottor Alberto Castelnuovo, chirurgo ortopedico del Policlinico San Marco e del Centro Diagnostico Treviglio: la soluzione ai problemi dell’articolazione e dell’artrosi può richiedere anche l’utilizzo di una protesi

Il dolore al ginocchio non deve essere mai sottovalutato, sia nelle persone anziane sia nei giovani. Spesso viene considerato passeggero, ma quando si prolunga e diventa persistente è utile rivolgersi a uno specialista. Le problematiche alla base del dolore, infatti, possono essere diverse. Inquadrarle correttamente, e tempestivamente, è il primo passo per recuperare una funzionalità corretta.
Ne abbiamo parlato con il dottor Alberto Castelnuovo, chirurgo ortopedico dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia del Policlinico San Marco di Zingonia-Osio Sotto, che effettua visite specialistiche anche al Centro Diagnostico di Treviglio, struttura ambulatoriale del Gruppo San Donato nel centro di Treviglio.
Dolore al ginocchio, mai sottovalutare il problema
Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare?
«Dolore locale e limitazione funzionale, quindi la difficoltà a camminare, a flettere o estendere il ginocchio in modo completo. E anche la sensazione di instabilità, la percezione che il ginocchio “non regga”».
Perché non bisogna sottovalutare questi segnali, soprattutto nelle persone anziane?
«Negli anziani, soprattutto, non bisogna sottovalutare il dolore e la difficoltà del movimento, perché nella maggior parte dei casi sono la spia di un problema artrosico. Se si trascura, il rischio è di non riuscire più a recuperare l’articolarità e la funzionalità con trattamenti conservativi con conseguente necessità di ricorrere all’intervento chirurgico».

Che cos’è l’artrosi del ginocchio?
«L'artrosi del ginocchio è una malattia degenerativa che colpisce la cartilagine articolare. Si divide in primaria – prettamente genetica – e secondaria – legata ad eventi post traumatici, fratture articolari o lesioni capsulo legamentose».
Cosa si può fare in caso di dolore dovuto all’artrosi?
«All’inizio, nei casi lievi, si può affrontare il problema con terapie conservative, rappresentate da farmaci e fisioterapia. Successivamente si può decidere di intervenire con terapie più invasive, come infiltrazioni intra articolari con acido ialuronico, fino ad arrivare alla chirurgia protesica, che può essere parziale o totale. In alcuni casi, ovvero in presenza di ginocchia vare – ad archetto – o valghe – a x, invece della chirurgia protesica, si può decidere di effettuare un’osteotomia, ovvero un riallineamento dell’arto inferiore, per rallentare la degenerazione articolare».
Ma come si fa a capire in quali casi è necessario l’intervento di protesi?
«Si parte dalla valutazione della gravità dell’artrosi, esaminando le radiografie: quando le superficie articolari si toccano, quindi in caso di artrosi grave, si procede con l’intervento chirurgico, tranne quando il paziente non lamenta dolori e mantiene una buona articolarità. Nel caso della protesi non si considera tanto l’età ma le necessità del paziente, quindi sia a 40 anni sia a 80. Certamente negli anziani si valutano anche l’autonomia, la presenza di altre patologie e i rischi chirurgici. Nell’osteotomia, invece, il fattore età può essere considerato e si effettua tendenzialmente in pazienti più giovani, difficilmente in pazienti anziani».
In cosa consiste l’intervento di protesi?
«Nella sostituzione di una parte o tutta l’articolazione. L’intervento di protesi totale, il più effettuato, dura circa un’ora: si incide la cute per arrivare all’articolazione, si effettuano tagli su tibia e femore, pianificati in modo specifico partendo dalle lastre effettuate nel pre-operatorio, si valutano così le misure e si rendono le superfici adatte all’inserimento della protesi. Al Policlinico San Marco utilizziamo protesi non cementate che si “incastrano” sull’osso senza l’utilizzo di altri materiali di interfaccia. Tutto in anestesia spinale, perché tollerata meglio dal paziente».
Dopo l’intervento di protesi come avviene il recupero?
«Subito il giorno dopo, il paziente viene messo seduto in carrozzina e inizia il recupero articolare. Poi, già dal secondo giorno, passa in riabilitazione per fare fisioterapia così da recuperare la funzionalità del ginocchio il prima possibile. Ovviamente, la riabilitazione viene adattata al paziente, con obiettivi diversi e specifici a seconda dell’età e dello stile di vita. Quindi cambiano anche i tempi di recupero. Mediamente a un paziente giovane che torna a fare un lavoro fisico servono tre mesi. Mentre un paziente meno giovane, con meno necessità, può tornare alla sua vita quotidiana anche in due mesi. Dopo due settimane, comunque, il paziente viene dimesso, continuando a fare fisioterapia a casa. L’obiettivo è sempre quello di ritornare a una situazione ottimale, avendo eliminato il dolore e riprendendo la normale attività quotidiana».
Ma è possibile tornare anche a fare sport?
«Sì, è possibile tornare a fare attività anche agonistica ma con attenzione: attività estreme sono sconsigliate perché un ulteriore trauma, dove c’è già una protesi, potrebbe causare fratture più gravi e più difficili da trattare. Ad esempio, si può tornare a sciare ma evitando i fuoripista».
La protesi ha una durata?
«In teoria potrebbero durare anche 20 anni. Le protesi che stiamo impiantando ora sono evoluzioni di quelle precedenti che avevano una durata superiore ai 15 anni. Bisogna comunque tenere sotto controllo la protesi negli anni e la sua corretta funzionalità. Per questo si fa un primo controllo a 2-4 mesi dall’operazione, poi dopo un anno e il terzo dopo due anni. Successivamente, ogni due anni sarebbe meglio fare una radiografia e una visita ortopedica per verificare eventuali problemi, che non si riescono a percepire ma su cui bisogna intervenire tempestivamente per evitare complicazioni».
L’innovazione tecnologica nei materiali ha favorito una migliore cura?
«Certamente, noi siamo molto attenti ai materiali che utilizziamo: usiamo protesi innovative che permettono un’ottima integrazione con il corpo».