Bergamo

Pillola abortiva e cartelloni rimossi, FdI contro Gori

Secondo gli esponenti del partito guidata da Giorgia Meloni, in città ci sarebbe stata una vera a propria "censura comunale" sui manifesti dell'associazione Pro Vita & Famiglia.

Pillola abortiva e cartelloni rimossi, FdI contro Gori
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Fratelli d'Italia attacca il sindaco di Bergamo Giorgio Gori per aver fatto rimuovere i cartelloni dell’Associazione Pro Vita & Famiglia contro la pillola abortiva RU486. "E' una censura comunale".

La pillola abortiva RU486 fa discutere

E' dura la presa di posizione degli esponenti bergamaschi di Fratelli d'Italia, Daniele Zucchinali e Giuliano Verdi, dopo che il sindaco di Bergamo ha fatto rimuovere i cartelloni dell'Associazione Pro Vita & Famiglia contro la pillola abortiva RU486.

Suscita indignazione e preoccupazione la decisione del Sindaco Gori di rimuovere i cartelloni dell’Associazione Pro Vita & Famiglia contro la pillola abortiva RU486, mettendo in atto una vera e propria censura comunale. Il provvedimento dell’amministrazione, peraltro, è sbagliato anche perché si basa su presupposti irrilevanti, ovverosia che il farmaco RU486 è stato approvato dall’Aifa e, quindi, non potrebbe provocare alcun danno per la salute della donna. Ciò è, purtroppo, falso. Non tutto ciò che è consentito e lecito per lo stato italiano non provoca danni alla salute. Basti pensare al fumo, che è lecito, ma provoca tumori e problemi cardiocircolatori. Nel caso di specie basta leggere il foglietto illustrativo per rendersi conto della pericolosità della pillola RU486. In particolare gli effetti collaterali indicati nel foglietto illustrativo sono abbastanza gravi e inquietanti: quelli molto comuni (più di una persona su dieci) sono contrazioni o crampi dell’utero, diarrea, nausea o vomito e quelli comuni (una persona su dieci) sono sanguinamento abbondante, infezione dell’utero (endometrite e malattia infiammatoria pelvica), crampi gastrointestinali.
In un momento in cui la denatalità è uno dei problemi principali dell’Italia, è necessario un atteggiamento responsabile da parte delle istituzioni. Un Sindaco non deve censurare, ma garantire la pluralità di pensiero e semmai richiamare ai valori fondamentali della legge 194/1978. Le istituzioni dovrebbero stanziare le risorse economiche per le gestanti che non hanno la possibilità di portare a termine la gravidanza, come prevede la legge.

In arrivo un'interrogazione parlamentare

Il caso successo a Bergamo ma anche in altri Comuni italiani, con i cartelloni rimossi, finirà in Parlamento. Lo scrivono a chiusura del comunicato stampa i due esponenti di Fratelli d'Italia.

Anche Giorgia Meloni, pochi mesi fa, ha chiesto al ministro Speranza di ritirare le linee relative all'aborto domestico: “Trasformare l’aborto farmacologico in una pratica casalinga “fai da te” significa prima di tutto abbandonare a loro stesse le donne che ricorrono alla somministrazione della pillola, senza controllo medico, senza un sostegno psicologico e far vivere in solitudine un processo difficile e pericoloso”. I Vescovi italiani hanno condannato questa pratica, affermando che "non c’è nessuna conquista di civiltà nel togliere tutele alle donne e fare dell’aborto un fatto privatissimo. Che si tolgano tutele alle donne è un fatto".
In questo contesto di discussione pubblica su un tema fondamentale, che riguarda la salute, la dignità e la vita, il Comune di Bergamo si è arrogato il diritto di staccare dei manifesti informativi. Un gesto gravissimo e inaccettabile, da censura di regime, all’insegna della teoria del “pensiero unico” dominante. Non è un caso che certa sinistra si sia sperticata in lodi per l’iniziativa. Sul caso i parlamentari di Fratelli d’Italia presenteranno un’interrogazione parlamentare.

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