La farmacia comunale sarà affidata a un privato per i prossimi 20 anni
In Aula un coro di no, infatti il Consiglio lo ha deliberato giovedì 23 novembre con i soli voti della maggioranza
È ufficiale, dal marzo 2024 la farmacia comunale sarà concessa in affidamento a un privato per i prossimi 20 anni. Il Consiglio comunale lo ha deliberato giovedì 23 novembre con il voto favorevole della sola maggioranza.
Farmacia comunale data in concessione
"La proposta che viene presentata al Consiglio è quella di dare in concessione la farmacia comunale per i prossimi 20 anni – ha esordito il commercialista Mauro Vivenzi, incaricato di effettuare uno studio – questo significa l'affidamento in gestione a un soggetto privato scelto mediante procedura ad evidenza pubblica, a lui sono trasferiti tutti i rischi, altrimenti sarebbe un appalto. La somma del punteggio per il canone di concessione e dell'offerta per il miglioramento qualitativo del servizio determinerà una graduatoria con l'aggiudicatario finale. Il Consiglio è chiamato a definire la modalità di gestione. Oggi il conto economico del servizio ci dice che la farmacia ha un giro d'affari al netto dell’Iva di circa 750mila euro all'anno e un bilancio sostanzialmente in pareggio".
Poi ha definito il quadro in cui la decisione è maturata.
"In questi anni la gestione delle farmacie è cambiata – ha spiegato - la disposizione normativa ha abbassato il rapporto tra abitanti e farmacie da 5000 a 3.300 per cui è nata la terza farmacia in paese, e ha smontato un monopolio, infatti prima una farmacia poteva essere gestita solo da un farmacista o da società costituite tra farmacisti mentre oggi chiunque può costituire una società e gestire una farmacia, a patto che nomini come direttore tecnico un farmacista".
Il tecnico ha passato in rassegna le possibilità indagate (azienda speciale, società partecipata, consorzio e l'affidamento a terzi, illustrando il perché si è preferito quest’ultimo) e poi chiarito meglio il progetto.
"Immaginiamo che l'intervento del privato possa migliorare e aumentare il fatturato per alcune considerazioni abbastanza semplici – ha detto - un dipendente comunale ha un orario di lavoro di 36 ore a settimana, una farmacia mediamente tiene aperto dalle 40 alle 44 ore e Ats pretende che vi sia sempre un direttore presente: quindi già questo crea una qualche difficoltà, una affiancamento, la necessità di assumere altro personale, organizzazione dei turni più complicata, poca possibilità di flessibilità negli orari. La forza lavoro ipotizzata è di tre persone, il canone a favore al Comune pari al 9% dei ricavi stimati, vale a dire circa 77mila euro, in cui è compreso anche l’utilizzo dei locali così da mantenere l’attuale sede. Abbiamo prodotto il piano economico-finanziario della gestione spalmato sui 20 anni dimostrando che il concessionario non andrà in perdita e il Comune potrà portare a casa una somma più significativa di quella attuale da usare per spese correnti o investimenti attraverso l’avanzo economico".
Il no delle minoranze
Aperta la discussione, il dibattito è stato intenso e alla fine è arrivato un coro di no.
"Diventerà come il chiosco, ma visto che non si vendono caffè ritengo difficile avere delle risorse umane all'interno di una struttura comunale in grado di controllare per 20 anni la gestione secondo tutti i parametri di legge... - ha tagliato corto il capogruppo di Cologno Concreta Massimiliano Del Carro - E poi non vorrei che la competizione con privati sempre più agguerriti vada a discapito dei prodotti. Io avrei fatto una scelta diversa, siamo contrari".
"Alla fine la scelta è politica - ha detto il consigliere di centrodestra Robert Carrara - questa Amministrazione ha sempre avuto difficoltà a gestire personale e problematiche, lo scopo è alleggerire l’impegno. Io sono contrario a questa spinta verso l’esternalizzazione: manutenzione del verde, gestione cimitero, area ecologica, il Comune vede impoverirsi anno dopo anno il suo ruolo centrale nell’indirizzare l’attività politica e secondo me è sbagliato, ci deve sempre essere una mano pubblica anche in un contesto economico. Inoltre la scelta impatta sul bilancio comunale: la farmacia vale il 7-8-9%. In passato hanno detto no a questo tipo di scelte perché la comunità era contraria. Questa è una proposta da mettere in un programma elettorale, non si può venire in Aula di punto in bianco e fare una scelta come questa, non è stata fatta nessuna assemblea pubblica. Si scavalca il territorio e le decisioni si prendono nelle stanze dei bottoni".
"Manca un qualsiasi organo di confronto e contrattazione con il concessionario - ha osservato invece il collega Francesco Daleffe - la paura è quella perdere il controllo di un’istituzione quantomeno necessaria".
"I numeri sono stati forniti senza la spiegazione dei criteri attraverso i quali sono stati ottenuti - ha dichiarato il capogruppo Marco Picenni - In più si dà per scontato che il concessionario faccia risultati altisonanti senza tener conto che entra in un mercato dove ci sono due farmacie consolidate, e che accetti di trovarsi in capo i dipendenti comunali. Infine il canone del 9% sui ricavi: il mio dubbio è l’applicazione perché i ricavi sono molto variabili e non è scontato che il concessionario possa fare numeri importanti. Siamo contrari".
Il consigliere indipendente Francesco Basile ha poi insistito sul miglioramento dello standard minimo e sulla possibilità di investire gli utili comunali su nuovi servizi per il cittadino, dichiarandosi a sua volta contrario.
Le rassicurazioni della sindaca: "Dipendenti tutelati e controllo"
"Non capisco la contrarietà al progetto - ha affermato la sindaca Chiara Drago - e non ho sentito proposte alternative. Vogliamo migliorare un servizio pubblico affinché arrivi ad avere standard più alti per i cittadini, così com’è non ci riusciamo dunque abbiamo individuato questa modalità e avremo modo di controllare. I dipendenti saranno tutelati, non vorrei che passasse il messaggio che qualcuno resti a casa. Se avremo maggiori entrate potremo investire di più sul sociale ".
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